Per Tripoli si combatte ancora, il mondo guarda altrove
Con gli attacchi portati dalle truppe del generale Haftar, è saltata la tregua tra le due fazioni che si combattono per il controllo di Tripoli. In oltre quattro mesi di combattimenti ci sono stati 1.200 morti e oltre 100mila sfollati. La situazione è bloccata ma non c'è neanche alcun segno di sforzi diplomatici credibili.
Come Erdogan mette il bavaglio al dissenso
Dal luglio 2016, dopo il fallito colpo di stato in Turchia, Erdoğan ha iniziato le sue epurazioni e non le ha mai concluse. Ad oggi controlla il 95% dei media, ha schedato e punito i giornalisti, licenziato migliaia di accademici e messo al bando più di 300mila libri. E' ormai un regime che controlla tutta l'opinione pubblica
Stragi negli Usa, anche i media sono responsabili
Da San Josè a Dayton fino a El Paso, negli Stati Uniti le scorse sono state settimane terribili, di stragi e sparatorie, sangue e vittime. Quando si verificano fatti di sangue così vicini l'uno dall'altro, è possibile che sia per effetto imitazione. E in questo i media, per come danno le notizie, hanno una grande responsabilità.
Crisi in Kashmir, Modi sfida il Pakistan (e il pluralismo)
Annessione del Kashmir da parte dell'India. Finora era una regione, musulmana, che godeva di piena autonomia nella federazione indiana. Per il Pakistan era parte della sua identità nazionale, per l'India un banco di prova per il pluralismo religioso ed etnico. Modi cambia tutto, vuole uno Stato a forte connotazione indù e sfida il Pakistan
Basta sostenere al Sarraj in Libia, è contro i nostri interessi
Una manifestazione in Piazza Montecitorio per chiedere la fine del sostegno italiano al governo di Al Sarraj, in Libia. Un governo sostenuto da milizie islamiste, dominato dai Fratelli Musulmani, che a più riprese ha anche minacciato direttamente l'Italia, è contrario al nostro interesse nazionale.
Hong Kong, duro monito da Pechino contro le proteste
Minacce di repressione da Pechino. Ad Hong Kong le proteste sono entrate nel loro terzo mese, nove settimane di manifestazioni che stanno provocando un notevole nervosismo nel regime cinese. Con una rara conferenza stampa, un portavoce del governo cinese lancia minacce quasi esplicite. Intervento militare escluso (per ora)
Europei e sovranisti, ecco il profilo dei cittadini Ue
Un'ampia ricerca svolta da Eurobarometro mostra come la fiducia nella Unione Europea sia in crescita soprattutto nei paesi dove più forti sono i partiti sovranisti. Un quadro che smentisce la narrazione che tanto piace ai nostri media. E l'immigrazione è in cima alle preoccupazioni degli europei.
Rees-Mogg e i cattolici al tempo del governo Johnson
L’esecutivo presieduto dall’ex sindaco di Londra fa ben sperare i ‘papisti’ d’Oltremanica, grazie all’impegno preso con i cristiani perseguitati, la nomina all’Istruzione di Williamson e soprattutto del capofila della Brexit e neo leader della Camera dei Comuni, Rees-Mogg. Che ama la Messa in rito antico e difende i principi non negoziabili.
Usa e Messico, un confine poroso ideale per terroristi
Del confine fra Messico e Usa si parla solo in occasione dell'immigrazione clandestina. Ma c'è un problema ben più grande: l'infiltrazione di cellule terroristiche che si stanno organizzando in Messico.
Le stragi negli Usa, il lato oscuro della libertà
Trenta morti nello spazio di un giorno, nelle stragi di El Paso (Texas) e Dayton (Ohio) hanno riacceso l’attenzione su questo drammatico e inspiegabile fenomeno tipico degli Stati Uniti. La dinamica è sempre simile, dalla prima nota sparatoria nella scuola di Columbine fino alle ultime stragi. Non è colpa di Trump. Il motivo è più profondo.
Rapporto Onu avverte: l'Isis potrebbe tornare a colpire
Lo Stato Islamico è stato sconfitto, ma un ultimo rapporto dell'Onu avverte: l'Isis, in quanto organizzazione armata terroristica e di guerriglia, potrebbe tornare a colpire, anche in Europa. Merito anche del lassismo con cui i governi europei hanno cercato di combatterlo con programmi di "de-radicalizzazione" fallimentari.
Via dall'Afghanistan. Gli Usa vogliono andarsene in fretta
Secondo fonti dell'amministrazione Trump citate dal Washington Post, gli Usa vogliono dimezzare la consistenza del loro contingente in Afghanistan addirittura prima di raggiungere un accordo con i Talebani per il futuro del Paese. Una mossa elettorale che però non aiuta la stabilità del Paese.