Genocidio armeno, la memoria della diaspora
La caratteristica più importante delle celebrazioni della memoria del genocidio armeno, è la sua dimensione globale. Non è stata solo la giornata dei discorsi ufficiali (e delle nuove polemiche) a Erevan, è stato il momento della diaspora armena, che non ha affatto reciso le sue radici, ora chiede di ricordare il suo passato e di riconoscerlo per quello che fu: un genocidio.
Da pornodivo gay a testimone della fede
Napa, capoluogo dell’omonima valle della California, ha dato i natali, 45 anni fa, a Joseph C. Sciambra, uno dei più noti porno-attori della galassia omosessuale. Oggi però è un ex, pentito e attivissimo sul fronte opposto, un vero apostolo della fede da che, nel 1999 si è convertito, anzi riconvertito al cattolicesimo.
L'Armenia ricorda il genocidio, la Turchia la boicotta
La Chiesa Apostolica Armena ha canonizzato le vittime del genocidio del 1915. E oggi sono attesi a Erevan numerosi capi di Stato, fra cui Putin e Hollande, per la memoria del "Grande Male". Ma la Turchia ha adottato una raffinata strategia di boicottaggio, celebrando lo stesso giorno la sua vittoria a Gallipoli.
Volete aiutare l’Africa? Non cancellate il suo debito
«Urge la globalizzazione della solidarietà al posto della globalizzazione della discriminazione e dell’indifferenza». Lo ha detto tempo fa papa Francesco, ma è frequente il caso che gli aiuti internazionali continuino a essere erogati ai Paesi dove regnano malgoverno e corruzione. In Africa, soprattutto.
Emigrazione, gli africani contestano i loro leader
Emigranti africani due volte vittime: del malgoverno dei loro paesi d'origine e poi di scafisti senza scrupoli. L'Ue deve ricorrere a un piano d'emergenza. Ma l'Unione Africana resta indifferente alla tragedia. La stampa locale sta iniziando ad accorgersene, a giudicare da alcuni ultimi editoriali molto forti, come quello di Le Quotidien, del Senegal.
E in Sudafrica scoppia la rivolta contro gli immigrati
Sette morti, decine di feriti, centinaia di case distrutte e saccheggiate. È il primo bilancio dei gravi attacchi contro i lavoratori stranieri, accusati di togliere il lavoro agli autoctoni. Una violenza appoggiata da molti politici, che così distolgono l'attenzione dalla corruzione di cui sono responsabili.
La Turchia ricorda gli armeni, ma nega il genocidio
Il premier Davutoglu parla di "condivisione delle sofferenze degli armeni" e annuncia la celebrazione delle vittime, il prossimo 24 aprile, anche a Istanbul. La Turchia ammette l'esistenza storica del genocidio? Niente affatto. E intanto il Gran Muftì riprende gli attacchi contro Papa Francesco.
Il tragico dilemma degli etiopi cristiani in Libia
Il filmato dell'esecuzione dei trenta etiopi cristiani, diffuso domenica, è un vero e proprio documentario con cui si spiega che c'è un'unica possibilità per sopravvivere nello Stato islamico: pagare la tassa islamica di protezione. Una grave minaccia, facilitata dall'indifferenza della comunità internazionale.
L'astronauta gay sfratta il frate: guerra alla Casa Bianca
A certi americani non è mai andata giù la presenza della statua di Junípero Serra nel Campidoglio in mezzo alle altre glorie americane, prima fra tutti George Washington. E Papa Francesco ha già annunciato che Serra sarà santo. Eppure, c’è chi vuole sostituire il frate con il busto di una donna: astronauta e gay.
Noi non aiutiamo i laici libici? Ci pensa la Russia
L’Italia e l’Occidente perdono tempo e non premono sulle Nazioni Unite per l’abrogazione dell’embargo sulle armi alla Libia e il governo laico di Tobruk, guidato da Abdullah al-Thani, guarda alla Russia. A Mosca si dice disposto a "collaborare con chiunque, anche con il diavolo" per combattere contro gli jihadisti.
Bomba ad Erbil, l'Isis avverte i cristiani nel Kurdistan
Ankawa, il quartiere cristiano di Erbil, Kurdistan, è stato colpito ieri da un grave attentato. La bomba è stata fatta esplodere in una zona affollata, in un'ora di punta, per provocare più vittime e una maggiore ondata di terrore. Erbil ha accolto 2 milioni e mezzo di profughi cristiani dall'Iraq. Ora l'Isis sta facendo capire loro che non sono al sicuro.
Spari ai soccorritori, Italia umiliata in mare
Non contenti di aver sparato (a febbraio) contro un'unità della Guardia Costiera italiana, gli scafisti libici, questa volta, usano una nave della loro guardia costiera per intimidire l'equipaggio di un nostro rimorchiatore. Hanno sparato colpi in aria per accelerare il trasbordo dei clandestini e riprendersi il barcone.