Via il santo dal nome. La Francia sbattezza 5mila comuni
La laicissima Francia, quella della libertà e del Je suis Charlie, vuole mettere mette al bando santi e beati, ameno dai paradisi della toponomastica. L’obiettivo è l'eliminazione di tutti i riferimenti alla cristianità dai Comuni francesi, sono quasi 5000, che nel loro nome hanno il termine “saint”, santo, o “sainte”.
Passione in Kenya, massacro islamista di cristiani
Dopo una lunga giornata di terrore, si è concluso con 147 studenti morti e 79 feriti l’attacco terroristico di ieri all’università di Garissa, una cittadina del Kenya. Le forze dell’ordine hanno ucciso quattro terroristi liberando circa 500 ostaggi. L'attacco è opera degli Al Shabaab, islamici legati ad Al Qaeda.
Il lungo incubo della Turchia
La Turchia ha subito una raffica di colpi improvvisi e stordenti in appena due giorni ed è tuttora destabilizzata. Un blackout, il rapimento e l'omicidio di un magistrato, un azione simbolica contro l'Akp e un fallito attentato suicida. Oltre a misteriosi allarmi-bomba. Tutto è collegato?
Il giudice, la bimba, la pistola vera e quella che non c'è
Due fotografie, tra le mille che ogni giorno affollano le redazioni. La prima è quella del procuratore turco, ostaggio del terrorista che gli punta la pistola alla tempia. L’altra, una bambina in un campo profughi siriano: alza le mani perché scambia la fotocamera per un’arma. Due immagini e (forse) qualcosa che li tiene insieme.
Gli arabi temono di insabbiarsi nello Yemen
La nuova guerra fra islam sciita e sunnita, scoppiata nello Yemen, rischia di diventare più lunga e sanguinosa del previsto. I bombardamenti della coalizione sunnita, guidata dall'Arabia Saudita, non sono serviti a fermare l'avanzata delle milizie Houthi (sciiti) e quindi si rende necessaria un'invasione vera e propria.
E anche i sauditi vogliono la bomba atomica
L'Arabia Saudita non si fida dell'accordo che gli Usa stanno raggiungendo con l'Iran sul programma nucleare. E quindi pensano di rendersi sicuri in modo autonomo: vogliono acquistare testate nucleari dal Pakistan, con cui hanno già saldi rapporti militari. Una conferma non ufficiale arriva anche dall'ambasciatore saudita negli Usa.
Essere ragazzi in Pakistan, il sacrificio di Bashir
Akash Bashir, pakistano, neanche diciannovenne. Era cristiano, aveva studiato dai salesiani e la domenica faceva la guardia davanti alla chiesa St. John a Lahore per permettere agli altri cristiani di sentire messa. Quando è arrivato il kamikaze, Akash l’ha abbracciato, esplodendo con lui e salvando un sacco di gente.
Nigeria, elezioni nel mezzo di una guerra al terrore
Nigeria, fra un attentato e l'altro di Boko Haram, il paese torna al voto per eleggere parlamento e presidente. Le operazioni di voto risultano da subito molto difficili, per problemi tecnici molto diffusi. E Boko Haram compie le sue nuovi stragi: 64 morti in tre attentati dinamitardi e 23 decapitati.
L'Onu ascolta i cristiani perseguitati, ma non agisce
Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu è stato convocato dalla Francia per discutere le violenze dell'Isis contro le minoranze religiose in Iraq e Siria. Il segretario generale dell'Onu si dice "molto preoccupato", dà la parola a monsignor Sako. Ma all'atto pratico non si conclude nulla: troppe divisioni politiche fra i protagonisti.
Lo Yemen conteso fra iraniani e sauditi
Nel Medio Oriente si aggiunge un altro conflitto. Nello Yemen gli Houthi (sciiti) hanno scacciato il presidente Hadi (sunnita) e dilagano nel paese, sostenuti dall'Iran. Ma l'Arabia Saudita non sta a guardare e muove le truppe, lanciando raid in profondità assieme all'Egitto e alle monarchie del Golfo.
Pakistan, quella volta che i cristiani hanno ucciso
Proseguono le conseguenze drammatiche del duplice attentato contro i cristiani a Lahore e della prima reazione violenta della comunità locale, che ha portato al linciaggio di due musulmani innocenti. La condanna della Chiesa per la risposta violenta è molto chiara. Ma ora si temono le vendette, anche delle autorità.
Ecco chi ancora non si rassegna a Netanyahu
É passata una settimana dalle elezioni israeliane e seguendo la grande stampa internazionale stupisce che analisti ed esperti non smettano di interrogarsi sulle ragioni della vittoria alla grande di Benjamin Netanyahu contro tutti i sondaggi. Nonostante una campagna mediatica fortemente ostile con toni denigratori anche nei confronti di sua moglie Sarah. Una campagna che all'estero mirava a delegittimare Israele.