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Scozia orwelliana, pregare per la vita è reato anche in casa

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Le nuove leggi scozzesi sull'aborto criminalizzano anche chi prega nella propria abitazione se risiede nelle “zone cuscinetto”. Viene meno ogni diritto di fronte al connubio tra statalismo esasperato e delirio abortista.

Vita e bioetica 11_10_2024 Español

Pregare è ormai vietato dalla legge, in barba ad ogni possibile accezione del diritto umano alla libertà religiosa in Scozia: il divieto vale anche nelle abitazioni private, affinché i “sicari” abortisti possano uccidere senza disturbo alcuno. Quando il "diritto all’aborto" prende il sopravvento nella mentalità comune e nelle distorte leggi delle democrazie occidentali, ogni diritto umano fondamentale soccombe e periscono anche le libertà più intime.

Accade in Scozia, Paese che per le sue legislazioni in vari campi del vivere civile, a partire dalla legge tirannica sui “crimini d’odio”, da noi commentata nel marzo scorso, da decenni si staglia come esemplare prototipo del nuovo modello “orwelliano” di governo. Pregare a casa può essere un reato penale ai sensi delle nuove leggi scozzesi sull'aborto, è questa l’interpretazione fornita dal governo a pochi giorni dall’entrata in vigore della nuova legge che istituisce le “zone di accesso sicuro” di 200 metri, nei dintorni delle cliniche abortiste. I residenti di queste zone siano stati avvertiti del pericolo di violare l'”Abortion Services Act” (Scotland) 2024 se faranno «qualsiasi cosa» che «potrebbe causare molestie, allarme o angoscia» al personale medico, paramedico e ai pazienti, anche se questa attività venisse svolta nella privacy della propria casa.

Gli attivisti pro-life temono quindi che pregare in queste zone sarà considerato un reato, visti anche gli arresti di diversi di loro per reati legati all'ordine pubblico in Inghilterra e Irlanda del Nord (come accaduto a Isabel Vaughan Spruce, nella foto in apertura). Le linee guida pubblicate dal governo scozzese per accompagnare la modifica della legge elencano la «predicazione religiosa» e le «veglie silenziose» come esempi di attività che potrebbero essere vietate, se condotte con «intenzionalità o imprudenza». Una lettera inviata ai residenti in una «zona di accesso sicuro» di Edimburgo (vedi foto), menzionata anche dal The Telegraph, li avverte che potrebbero essere perseguiti penalmente per azioni, cioè le preghiere, compiute a casa.

Nel testo della lettera si legge che: «In generale, i reati si applicano in luoghi pubblici all'interno delle zone di accesso sicuro. Tuttavia, le attività in un luogo privato (come una casa) all'interno dell'area tra i locali protetti e il confine di una zona potrebbero costituire reato se possono essere viste o udite all'interno della zona e sono svolte intenzionalmente o incautamente». A corollario della minacciosa spiegazione, si ricorda che i reati meno gravi, per chi violasse la legge, potrebbero comportare multe fino a 10.000 sterline, mentre i reati più gravi prevedono multe illimitate – e vedrete che si arriverà all’esproprio delle abitazioni per le famiglie di credenti e oranti cristiani che risiedono nei dintorni dei laboratori di sicari ed omicidi d’innocenti.

Michael Robinson, direttore esecutivo della “Society for the Protection of Unborn Children” (SPUC), organizzazione che ha promosso una manifestazione di protesta contro la legge lo scorso 24 settembre, ha dichiarato al The Telegraph come la guida applicativa della legge sia «profondamente orwelliana perché suggerisce che la legislazione sulla zona cuscinetto potrebbe essere utilizzata per controllare e regolare l'attività religiosa su proprietà private, inclusa l'esposizione di un versetto biblico che dice che tutta la vita è sacra nella loro finestra, o qualcuno che prega nella propria stanza, se venisse visto o sentito dalla strada». Andrea Williams, amministratore delegato di “Christian Concern”, ha confermato che la sua organizzazione vigilerà diligentemente su come la legislazione sulle zone cuscinetto sarà stata applicata in tutta la Gran Bretagna, aggiungendo che queste leggi sono una forma regressiva di statalismo che viola i diritti fondamentali.

L'Inghilterra e il Galles emaneranno una legislazione simile dalla fine di ottobre; la legislazione inglese criminalizza le attività «in qualsiasi luogo» entro un raggio di 150 metri dalle cliniche abortiste. Le attività imputate sono tutte quelle che potrebbero genericamente scoraggiare o angosciare il personale e i pazienti, quando esse siano «visibili da una strada pubblica, da un diritto di passaggio pubblico, da uno spazio aperto a cui il pubblico ha accesso o dal delimitarsi di una clinica per aborti». Interpellato dal The Telegraph, il governo scozzese ha ribadito che «le zone di accesso sicuro sono progettate per salvaguardare il diritto di una donna di accedere all'assistenza sanitaria. La legislazione che le crea non criminalizza intenzionalmente alcun comportamento particolare, compresa la preghiera». Tuttavia, alla prova dei fatti, della guida e lettere inviate ai residenti, non solo si criminalizza la preghiera pubblica e quella privata ma si minaccia anche la libertà e proprietà dei cristiani che abitano nei pressi degli abortifici. La politica scozzese è come sempre terribilmente chiara: i novelli sacerdoti della religione infanticida, non devono esser disturbati ma piuttosto salvaguardati nei loro rituali omicidi. A tutti i costi, anche della libertà.



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