Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santi Angeli Custodi a cura di Ermes Dovico
diktat

Il Partito Comunista Cinese vieta di predicare anche online

Ascolta la versione audio dell'articolo

Un codice di condotta "made in China" per le attività religiose in ambito digitale. Il regolamento è restrittivo ma in fondo anche inclusivo verso ogni credo religioso: perseguitati tutti, l'unica fede ammessa in Cina è quella nel regime.

Libertà religiosa 02_10_2025
(AP Photo/Chan Long Hei) Associated Press/LaPresse

Se in Occidente quello della libertà di parola e di espressione è un tema di dibattito, soprattutto a seguito della morte dell’attivista Charlie Kirk, colpevole di aver avuto un’opinione, in Oriente si viaggia nella direzione opposta. Il 15 settembre la Cina ha infatti introdotto un Codice di condotta per il clero religioso su Internet che ridefinisce i confini della libertà religiosa nel digitale “made in China”. Pubblicato dall'ufficio dell’Amministrazione statale per gli affari religiosi, il documento – diviso in18 articoli – rappresenta l'ultimo capolavoro della campagna ventennale del Partito Comunista Cinese per sottomettere la fede all'ideologia statale.

Il regolamento è inclusivo nella sua attuazione: si applica infatti a tutti i membri del clero delle cinque religioni “riconosciute” in Cina - buddhismo, taoismo, islam, cattolicesimo e protestantesimo – e, come riportato da Bitter Winter – la norma coprirebbe anche Hong Kong, Macao e Taiwan, oltre al clero straniero che conduce attività religiose online che raggiungono il pubblico cinese.

Nonostante a tratti il documento sia decisamente nebuloso, è invece lampante una caratteristica preoccupante: l'obbligo di allineamento ideologico. L'articolo 2 richiede esplicitamente ai religiosi di «amare la madrepatria, sostenere la leadership del Partito Comunista Cinese, sostenere il sistema socialista,[…] rispettare le leggi e i regolamenti nazionali». In pratica, si chiede di abbracciare attivamente l'ideologia del regime.
Le restrizioni sono capillari e coprono ogni aspetto della vita digitale del clero. L'articolo 5 stabilisce che la predicazione e l'educazione religiosa online sono consentite esclusivamente attraverso piattaforme registrate di organizzazioni religiose che possiedono una "Licenza per servizi di informazione religiosa su Internet" rilasciata dal governo: social media, livestream, gruppi WeChat o forum informali sono rigorosamente vietati.

Un divieto è specifico per i minori. L'articolo 10 proibisce categoricamente al clero di «diffondere idee religiose ai minori» o di «indurre credenze» attraverso internet. Come evidenziato da Catholic News Agency, questo rappresenta un'estensione digitale della politica governativa che già limita drasticamente l'educazione religiosa dei giovani nella dimensione “analogica” della vita sociale. Una clausola vieta inoltre l'uso dell'intelligenza artificiale per scopi religiosi: non si possono utilizzare strumenti di AI generativa per produrre contenuti a stampo religioso.

Il concetto chiave che attraversa tutto il documento è la sinizzazione della religione assoggettandola all'ideologia statale. L'articolo 3 impone al clero di «seguire la direzione della sinizzazione delle religioni del nostro Paese» e di «guidare attivamente le religioni ad adattarsi alla società socialista».
E chi trasgredisce? Si aspetti una pena severa. L'articolo 17 prevede che il Dipartimento degli affari religiosi possa imporre la “correzione” o la rimozione del contenuto entro un termine stabilito, ma in caso di rifiuto saranno imposte sanzioni amministrative. Per le trasgressioni più grave e reiterate, si arriva alla sospensione delle attività e alla revoca dello “status religioso” che gli consente la pur parziale libertà di culto. Le piattaforme che ospitano contenuti non conformi possono chiudere gli account offensivi, creando così un sistema di sorveglianza a più livelli dove anche i fornitori dei servizi di connessione e media diventano complici del controllo statale.

La Cina si colloca al 15° posto nella World Watch List 2025 di Open Doors, l'elenco dei 50 paesi in cui è più difficile essere cristiani. Sotto il presidente Xi Jinping, gli agenti del Ministero della pubblica sicurezza hanno fatto irruzione in molte chiese domestiche, in particolare nella provincia dello Henan, demolendo croci e arrestando il clero responsabile.

Il documento cinese rappresenta, ad oggi, l'esempio più tecnologicamente invasivo e politicamente coerente di come uno stato autoritario possa utilizzare la regolamentazione digitale per controllare non solo il comportamento – cosa che già fa attraverso il Social Credit System – ma anche il pensiero e la coscienza: un "firewall sacro" che criminalizza l'espressione religiosa spontanea e isola ancora di più il clero cinese dal confronto religioso globale, a meno che non sia pronto a inginocchiarsi alla bandiera rossa.



VATICANO

La Cina prova a stringere il cappio attorno alla Chiesa di Hong Kong

27_09_2025 Riccardo Cascioli

L'ala filo-cinese della Chiesa (a Hong Kong e Roma) spinge per la nomina di un vescovo ausiliare a Hong Kong gradito a Pechino. Si tratta di Peter Choi che sarà ricevuto in udienza dal Papa il prossimo 4 ottobre insieme al vescovo emerito, cardinale John Tong. La nomina di Choy a vescovo di Hong Kong fu già bloccata 5 anni fa, ma oggi le condizioni sono più favorevoli alla Cina.
- Smentiti i pronostici, Iannone al Dicastero per i Vescovidi Nico Spuntoni

HONG KONG

Jimmy Lai, ultimo atto. L'editore cattolico dissidente rischia la morte

16_08_2025 Stefano Magni

Arrestato nell’agosto del 2020, in carcere dal dicembre successivo, sotto processo dal 2023 per motivi puramente politici. Jimmy Lai, editore cattolico e anticomunista di Hong Kong, rischia di morire in carcere.

- Dossier Jimmy Lai