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Guerra all’infanzia

Sondaggio Lgbt, l’UE mette nel mirino i bambini

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Un questionario per bambini e adolescenti, promosso su un sito ufficiale dell’UE con il coinvolgimento dell’Ilga, in cui si chiede di scegliere il proprio “genere” tra quattro opzioni e indicare se ci si sente parte del "gruppo LGBTIQ+”. Intanto alle associazioni pro-famiglia si negano i fondi europei.

- Lobby trans e danni per bambini, uno studio fa luce, di Ermes Dovico

Attualità 06_12_2025

L'Unione Europea ha promosso un nuovo sondaggio per bambini e adolescenti da meno di 7 anni e sino a 17, in cui si chiede di dichiarare il proprio “genere” e la propria “identità sessuale”, instillando sia il dubbio che il sesso biologico sia diverso da genere e identità sessuale, sia la curiosità di capire quali nuove opzioni si abbiano a disposizione per “autodefinirsi”.

L'iniziativa rientra nel solco del crescente impegno di Bruxelles di promuovere l’ideologia LGBT a tutti i livelli – come hanno denunciato diverse associazioni di genitori e noi stessi abbiamo più volte in questi anni descritto sulla Nuova Bussola –, soprattutto plasmando le opinioni dei bambini sulla “liberante” ideologia del gender e avvicinandoli a nuove forme di unioni pseudo-familiari, opposte alla famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna.

Il questionario europeo, pubblicato su un sito web ufficiale dell'UE collegato alla “Piattaforma UE per la partecipazione dei bambini”, chiede ai minori di fornire nome e cognome, li scheda, prima di selezionare il genere sessuale tra quattro opzioni: «maschio, femmina, non voglio dirlo, altro». Oltre a ciò, tra le domande non mancano quelle sulla salute mentale e sulla identificazione del bambino come parte del gruppo "LGBTIQ+". L’ultima occasione «per dire la tua» è sino all'8 dicembre, giornata di chiusura dell’indagine, così come riporta il sito web dell'UE. L’indagine europea è stata promossa ufficialmente perché le nostre istituzioni di Bruxelles desiderano, a loro dire, che «tutti i bambini e gli adolescenti abbiano una vita felice e sana e… pari opportunità nella vita». Le risposte dei bambini e adolescenti partecipanti, insieme ai contributi degli adulti di ciascun Paese, «saranno utilizzate per rivedere i progetti europei e i piani dei garanti dell’infanzia nazionali».

L’ambizione, come l’ambiguità europea, non è da sottovalutare per nulla. Così, Magdalena Czarnik di Parents Protecting Children Association, un’associazione polacca di genitori, ha denunciato questa iniziativa perché «ai nostri figli viene detto che possono scegliere tra maschio e femmina, possono rifiutarsi di rispondere, ma possono anche scegliere un altro genere. Questo è il primo passo verso la confusione di concetti fondamentali, evidenti alla ragione, parte della biologia e confermati dalla creazione biblica». La stessa Czarnik ha anche sottolineato il coinvolgimento di organizzazioni finanziate dall'UE come ILGA Europe, che riceve circa il 70% del suo bilancio dalla Commissione Europea. ILGA è il principale gruppo che, anche con l’assiduo sostegno diretto e indiretto di Open Society Foundations (cioè di George Soros), sta portando avanti un'agenda “top-down”, ossia calata e imposta dall’alto, tra l’altro in un periodo di declino demografico: un’agenda che promuove l'ideologia LGBTQI+ tra i minori, con l’obiettivo di disgregare e successivamente sradicare l'istituzione familiare fondata sul matrimonio e il suo ruolo sociale e civile. L’esito del progetto è ben chiaro e, in altre forme altrettanto aggressive ma ben più violente, lo abbiamo visto applicare nel secolo scorso nella felice tundra comunista: statalismo, omologazione, terrore e disperazione.

Il fatto, grave in sé, si inserisce nel contesto della recente e scorretta sentenza della Corte di Giustizia dell’UE (commentata dettagliatamente da Tommaso Scandroglio sulla Bussola), che vuole imporre ad ogni Paese membro il riconoscimento dei “matrimoni” gay contratti in altri Paesi dell’Unione.

Altro fatto grave. Mentre la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, al punto 33, paragrafo 1, garantisce «la protezione della famiglia sul piano economico, giuridico e sociale», la Fafce (Federazione delle associazioni familiari cattoliche di Europa, composta da 33 sigle in 20 Stati Ue, e che è stata fondata nel 1997), che fa della promozione della famiglia naturale il suo unico scopo di vita, si è vista respingere l’accesso ai fondi europei. Perché? «Le informazioni limitate sulle disparità di genere nella partecipazione a organizzazioni di società civile potrebbero limitare la diffusione dell’analisi delle questioni gender e la comprensione di come le barriere della partecipazione sono affrontate in diversi gruppi demografici… l’approccio potrebbe contravvenire le misure per l’eguaglianza dell’Unione europea», queste le assurde ragioni esposte dalla Commissione. «Una discriminazione ideologica», ha denunciato il presidente della Fafce, l’italiano Vincenzo Bassi, secondo il quale «viene contestato l’approccio family friendly, nonostante siano valutate positivamente anche le azioni inclusive, come il previsto outreach a giovani rurali e marginalizzati attraverso le reti familiari». Insomma, la guerra “europeista” alla famiglia (uomo-donna-bambini) e all'identità umana, fin dall’infanzia, è totale.



La sentenza

Lo stratagemma della Corte UE per imporre le “nozze” gay

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che ogni Stato dell’UE deve riconoscere il “matrimonio” gay contratto in un altro Stato membro. I giudici fanno leva sulla libertà di circolazione, in realtà un pretesto per intaccare la sovranità nazionale e giungere infine all’imposizione di leggi pro “nozze” arcobaleno.

Il documento

Lobby trans e danni per bambini, uno studio USA fa luce

06_12_2025 Ermes Dovico

I danni causati da trattamenti ormonali e interventi chirurgici per bambini e adolescenti sessualmente confusi, l’influenza della lobby transessualista, l’alterazione della realtà del consenso/dissenso nelle associazioni mediche: lo studio del Dipartimento della Salute degli Stati Uniti.