Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Agnese da Montepulciano a cura di Ermes Dovico

Santa Lutgarda

Celebre per i suoi doni mistici, la belga santa Lutgarda (1182-1246) fu una precorritrice della devozione al Sacro Cuore di Gesù. Ricevette numerose rivelazioni sulle anime del Purgatorio, alle quali offriva molte delle sue preghiere

Santo del giorno 16_06_2022

Celebre per i suoi doni mistici, la belga santa Lutgarda (1182-1246) fu una precorritrice della devozione al Sacro Cuore di Gesù. Ricevette numerose rivelazioni sulle anime del Purgatorio, alle quali offriva molte delle sue preghiere.

Nacque a Tongeren (Tongres, in francese) da una famiglia ricca. A 12 anni entrò in un monastero benedettino dopo che i suoi genitori avevano perso la sua dote in una fallita iniziativa imprenditoriale. La bella Lutgarda amava soprattutto le cose del mondo, come i bei vestiti, e nei primi tempi in convento non mostrò alcuna grande attrazione per la vita religiosa, a cui non si sentiva chiamata. Ma verso i 17 anni un evento soprannaturale la cambiò radicalmente. Mentre si trovava in parlatorio, le apparve Gesù con la sua ferita aperta nel costato, in quella che è considerata la prima visione medievale del Sacro Cuore.

Le monache constatarono la sua svolta devota, sebbene alcune ritenessero che non sarebbe durata a lungo. Invece Lutgarda fece la solenne professione dei voti, mostrando la profondità del suo cambiamento: pregava per i peccatori, gli ammalati, la conversione dei catari. Meditava sulla Passione di Gesù, partecipando con commovente pietà ai suoi dolori, tanto che le sue consorelle la videro grondare sangue dalla fronte nel corso di una delle sue estasi. Visioni della Madonna e di san Giovanni Evangelista, stimmate e levitazioni sono tra le altre esperienze mistiche da lei vissute, che si accompagnavano all’amore nutrito per le anime del Purgatorio.

Santa Lutgarda riferì di aver visto Innocenzo III (1161-1216) avvolto nelle fiamme del Purgatorio, condannato a starvi fino al giorno del Giudizio se non fossero state offerte preghiere in suo suffragio. Il pontefice le raccontò di trovarsi in quella condizione per tre gravi colpe, di cui fu riferita solo la prima: mancando di umiltà, non aveva mai voluto chinare il capo durante la recita del Credo, all’atto del ricordo dell’Incarnazione di Nostro Signore. Innocenzo disse a Lutgarda di essersi salvato dall’Inferno per la devozione alla Beata Vergine. Il defunto papa ringraziò la santa per tutte le orazioni e i sacrifici da lei offerti per il suo pontificato, che ebbe pure meriti importanti, come il contrasto all’eresia catara e l’approvazione data oralmente a san Francesco per il suo nuovo Ordine. Quattro secoli più tardi san Roberto Bellarmino commentò: “Se un Papa così degno di encomio […] si trova sottoposto ai più terribili tormenti fino al giorno del Giudizio, quale prelato non trepida?”.

Nel frattempo, dopo aver declinato l’offerta di divenire priora, Lutgarda era passata a vivere intorno ai 26 anni nel monastero cistercense di Aywières (non lontano da Liegi), in cerca di un maggior raccoglimento con Dio. Sostenne con digiuni e preghiere l’azione dei primi francescani e domenicani, i quali la chiamarono “madre dei predicatori”.

In una visione, Gesù le chiese se desiderasse qualche grazia particolare. E lei domandò di poter comprendere meglio il latino, per beneficiare in tutta la sua potenza della Parola di Dio ed elevare nel coro la sua lode a Lui: fu inondata della ricchezza dei Salmi, dei Profeti, del Vangelo, ma le rimaneva ancora un senso di vuoto. Alla fine chiese a Gesù se poteva scambiare quel dono con un altro: “E per che cosa lo cambieresti?”, le replicò Cristo. “Signore, lo cambierei con il tuo Cuore”. Fu allora che avvenne lo scambio di cuori con Gesù, secondo un’esperienza comune ad altre grandi sante. Visse nella cecità gli ultimi 12 anni della sua vita, in cui operò guarigioni e profezie. Il Signore le annunciò la data della sua morte, che avvenne il 16 giugno 1246, il giorno dopo la festa della Santissima Trinità. La sua prima biografia venne scritta meno di due anni più tardi dal teologo domenicano Tommaso di Cantimpré (1201-1272), che fu allievo di sant’Alberto Magno.

Patrona di: ciechi, disabili, Fiandre