Putin-NATO, così leader UE e media tengono alta la tensione
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Le ultime dichiarazioni di Putin su F-16 e rischi di guerra con l'Europa sono state clamorosamente rovesciate dai principali giornali: c'è un chiaro interesse ad abituare l'opinione pubblica al concetto di guerra imminente.
Ormai affidarsi ai media, o alla gran parte di essi, per comprendere cosa stia accadendo rischia di apparire inutile e persino fuorviante, perché le notizie fornite puntano a darci impressioni opposte alla realtà dei fatti.
Non è una novità a ben guardare, dopo due anni di guerra in cui ci siamo sorbiti continue prediche sulle “fake news” e la disinformazione russa e dei “filo-russi” (peraltro poco efficaci considerando le liste di proscrizione dei “putiniani” e la censura nella Ue dei media russi); mentre Ucraina, UE, NATO e i governi occidentali ci hanno bombardato di bufale, bugie, fake news e propaganda che a dispetto dell’intenso bombardamento mediatico garantito da gran parte dei media, non ha prodotto grandi risultati osservando l’orientamento dell’opinione pubblica europea rispetto al conflitto.
Recentemente lo hanno spiegato due importanti direttori di testata giornalistiche, Paolo Liguori alla testa di TGCOM24 e Maurizio Belpietro che dirige Panorama e La Verità. Liguori, riferendosi a un articolo del New York Times che svela il ruolo USA in otto anni di guerra del Donbass, ha sottolineato come i media statunitensi siano molto più liberi di quelli italiani ed europei, mentre, commentando la vittoria elettorale di Putin Belpietro ha accusato media e politici di aver mentito per due anni.
Critiche feroci ma incontestabili, valide anche per quanto si poteva leggere ieri nei titoli di buona parte dei più importanti quotidiani italiani dai quali sembrava che Putin avesse rinnovato la minaccia di aggredire NATO ed Europa. Repubblica ha titolato: “Putin minaccia la NATO”. Il Corriere della Sera: “La minaccia di Putin: pronti a colpire gli F-16". La Stampa “Putin: con gli F-16 a Kiev noi colpiremo la NATO”. Il Messaggero: “Putin, minacce alle basi NATO”. Il Mattino di Napoli: “Putin, minacce alla NATO Pronti a colpire le basi”. Più specifico il Secolo XIX: “Putin: colpiremo la NATO se farà decollare gli F-16”. Il Fatto Quotidiano ha invece offerto una visione più completa delle dichiarazioni di Vladimir Putin del 27 marzo titolando: “Attaccare la Ue? Mai. Colpiremo gli F-16”.
Se infatti andiamo a leggere le agenzie di stampa italiane e internazionali, la notizia da titolo cubitale per prima pagina e apertura dei TG era inequivocabilmente una sola: Putin ha escluso come «una totale assurdità» la possibilità che la Russia invada nazioni europee. Affermazioni che secondo Putin in Occidente vengono usate per «ingannare le loro popolazioni e farle pagare più soldi» per il sostegno a Kiev. Gli Stati Uniti, ha sottolineato Putin, spendono per la difesa «dieci volte di più» della Russia.
Incontrando i piloti militari russi nella regione di Tver Putin ha aggiunto che «l'idea che attaccheremo qualche altro paese - la Polonia, i Paesi baltici e i cechi hanno paura di questo - è completamente insensata. Sono solo sciocchezze». Lo stesso giorno, durante una conversazione telefonica con il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, Putin ha sostenuto che «la Russia è sempre stata aperta a un dialogo serio e sostanziale sulla risoluzione politica e diplomatica del conflitto in Ucraina».
La notizia rilevante era quindi che Putin è pronto al dialogo e nega ogni volontà di colpire le nazioni europee. Circa l’invio dei velivoli da combattimento F-16 all’Ucraina, Putin ha affermato che se tali aerei verranno impiegati contro le forze russe decollando da basi al di fuori dell’Ucraina tali basi saranno considerati «obiettivi legittimi».
Come scriveva l’ANSA il 28 marzo «se all'Ucraina verranno consegnati i jet F-16 promessi, la Russia potrebbe colpire anche basi della Nato da cui si dovessero alzare in volo per compiere azioni di guerra. Putin ha approfittato di un incontro con un gruppo di piloti durante una visita a Tver, a nord-ovest di Mosca, per mettere in chiaro i rischi di un'escalation che, dal punto di vista russo, potrebbe essere provocata dalla consegna da parte di Paesi occidentali dei jet, per i quali è in corso l'addestramento dei piloti ucraini. "Naturalmente - ha detto - se sono utilizzati a partire da basi in Paesi terzi, per noi sarebbero un obiettivo legittimo, non importa dove si trovino"».
È evidente che nessuna nazione UE/NATO può pensare di lasciare utilizzare i propri territori e gli aeroporti militari da velivoli ucraini impegnati in operazioni contro i russi poiché costituirebbe un preciso atto di guerra contro Mosca. Atto ancora più improbabile oggi che quasi tutte le nazioni europee e gli USA hanno escluso l’invio di propri militari a combattere nelle trincee ucraine come aveva proposto Emmanuel Macron.
Il tema di dove basare gli F-16 non è nuovo ed è stato più volte affrontato sui media statunitensi. Schierare gli F-16 in Ucraina significa infatti installare attrezzature logistiche e addestrative in una o più basi aeree prima dell’arrivo dei velivoli e tali aeroporti verranno senza dubbio presi di mira dai bombardamenti russi rendendo quindi molto difficoltoso per Kiev impiegare e mantenere operativi gli aerei donati e che peraltro hanno oltre 40 anni di intensa vita operativa sulle spalle.
Anche per queste ragioni molti osservatori ritengono che neppure gli F-16 saranno “l’arma miracolosa” che salverà l’Ucraina dalla sconfitta.
La dichiarazione di Putin suona quindi più come un avvertimento a non porre in atto azioni che possano costituire un’escalation del conflitto. Questa affermazione circa gli F-16 è inoltre di rilevanza ben minore rispetto a quelle su aperture negoziali e diniego di voler attaccare le nazioni europee ma evidentemente sui media italiani il “peso” delle due notizie è stato per lo più ribaltato.
Evidente quindi che sia in atto da parte di gran parte dei leader europei, con ampia copertura dei media, il tentativo di tenere alta la tensione con la Russia. Un’operazione di Psy Ops (operazioni psicologiche) tesa a influenzare l’opinione pubblica.
Da tempo diversi leader europei ribadiscono che dovremo abituarci all’idea della guerra inevitabile con la Russia benché le ragioni di tutto questo bellicismo sfuggano alla gran parte dei cittadini europei. C’è una forzatura evidente tesa ad aumentare gli allarmismi per una guerra tra UE/NATO e Russia, anche se Josep Borrell e Lens Stoltenberg hanno dichiarato più volte che non ci sono elementi che indichino un conflitto in vista o una minaccia russa ai confini.
Si cerca di abituare l’opinione pubblica al concetto di guerra imminente, che è un po’ quello che succedeva durante la prima guerra fredda, per abituarla alle conseguenze di questa crisi prolungata: cioè maggiori spese militari, de-industrializzazione, profonda crisi economica e sociale. L’obiettivo di questa propaganda martellante è forse anche quello di attribuire alla Russia la responsabilità del disastro dell’Europa, nella speranza (forse vana) che i cittadini non lo addebitino ai propri leader.
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