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LA "ROAD MAP"

L'illusione del Covid 0 contro il ritorno alla normalità

Le restrizioni contro il Covid stanno sparendo ovunque. Ma non in Italia, dove rimarranno obbligo di Green Pass, di mascherina al chiuso e di vaccinazione ancora per mesi. Solo dal 15 giugno, se il governo non cambia idea ancora, saremo liberi. Il motivo di tanta prudenza potrebbe essere ancora l'illusione del Covid 0. 

Vita e bioetica 16_03_2022
Fine obbligo di Green Pass in Francia

La Francia, il Paese che ha introdotto per primo il Green Pass come forma di obbligo surrettizio di vaccinazione, da oggi non lo controllerà più. L’Austria, il Paese europeo che per primo ha annunciato l’obbligo vaccinale, da una settimana lo ha sospeso. In Italia stiamo ancora attendendo di sapere le date della “road map”, un periodo di rimozione graduale degli obblighi e dei divieti dovuti al Covid che durerà dal 1 aprile al 15 giugno. Avete letto bene: 15 giugno, fra tre mesi.

La road map, così come è stata presentata dal governo, riguarda il periodo successivo alla fine dello stato d’emergenza Covid, che scade, come previsto, il 31 marzo. Ma dal 1° aprile non saremo ancora liberi di vivere la nostra vita, così come la conoscevamo fino al febbraio 2020.

Il Green Pass, che di fatto ha reso obbligatorio la vaccinazione (negando una vita normale e anche il lavoro a chi ne è sprovvisto), durerà ancora altri due mesi, secondo quanto afferma il governo stesso: «Ritengo ragionevole pensare che a fine maggio nel nostro Paese il green pass non sarà più richiesto. Questo è un obiettivo del Governo», dichiara Andrea Costa, sottosegretario alla Salute. Secondo lo stesso Costa, «è stato strumento utile, ci ha permesso di gestire la pandemia e il percorso di riapertura di tutte le attività. Ma credo che dal 1° aprile ci saranno alcune situazioni in cui il certificato non sarà più richiesto, pensiamo ai bar e ristoranti all’aperto, alle attività sportive all’aperto. Poi ci sarà una seconda fase nel mese di maggio dove si arriverà a un ulteriore allentamento. Credo che ci siano le condizioni per pensare ad un’estate senza restrizioni». Se ci fosse un fact checker, noterebbe come, nei Paesi in cui il Green Pass non è mai stato introdotto, anche con condizioni simili a quella italiana e negli stessi periodi, i contagi sono stati uguali o inferiori. Comunque… Dal 1° maggio dovrebbe, almeno, decadere la sospensione del lavoro e dello stipendio per chi è sprovvisto di Green Pass. Ma solo dal 15 giugno finirà l’obbligo vaccinale per le categorie prioritarie, fra cui i sanitari e il personale scolastico.

Anche sulla mascherina, dobbiamo attendere fino al 1° giugno. Dopo il 1° aprile, rimarrà l’obbligo di portarla nei luoghi chiusi. Allo scadere dello stato d’emergenza si potrà togliere la Ffp2 negli stadi e nei concerti all’aperto, ma in tutte le altre circostanze si dovrà tenere. A scuola si potrà portare la chirurgica (più leggera) e non necessariamente la Ffp2. Solo dopo il 1° giugno, si potrà levarla ovunque, anche sui mezzi pubblici e nei locali. Sulle quarantene il dibattito politico è ancora aperto. Dal 1° aprile finirà l’obbligo di quarantena precauzionale per chi arriva a contatto con un positivo, ma forse non nelle scuole. I ministeri della Salute e dell’Istruzione oppongono ancora resistenza su questo punto.

Perché si deve attendere così tanto tempo prima di ritornare alla normalità? Anche senza prendere in considerazione Paesi che hanno da subito adottato la linea delle riaperture, come il Regno Unito, anche i nostri vicini più rigidi hanno fatto piazza pulita delle maggiori restrizioni. In Austria, ad esempio, dal 19 febbraio, non si richiedeva più il Super Green Pass. Dal 5 marzo, non si richiede più neppure la mascherina obbligatoria nei luoghi chiusi. E, appunto, da una settimana è stato sospeso l’obbligo di vaccino. Perché, considerato il basso tasso di letalità della variante Omicron del coronavirus, il ministro della Salute Johannes Rauch ha stabilito che fossero misure “non più proporzionate”. In Francia, come si accennava all’inizio, è finito l’obbligo di mostrare il Green Pass, da ieri. E anche quello di portare la mascherina in gran parte dei luoghi chiusi, fra cui scuole, cinema, teatri, ristoranti, negozi, supermercati. Resta obbligatoria solo sui mezzi pubblici e negli ospedali.

Queste inversioni di rotta non sono (almeno per ora) influenzate dalla nuova impennata di contagi, di quella che viene già chiamata “Omicron 2”. Dal momento che le autorità sono convinte che ai contagi non corrispondano problemi sociali, come la saturazione degli ospedali e delle terapie intensive, ritengono che si possa convivere con il virus. E le decisioni di rimuovere gli ostacoli ad una normale vita sociale vengono prese adesso, perché adesso sono già possibili, non vengono rimandate ai mesi estivi. Perché in Italia si ha così paura di un ritorno alla normalità?

Una prima risposta potrebbe essere politica. Il governo Conte e poi quello Draghi, hanno costruito la loro reputazione sulla durezza delle politiche anti-Covid e prima di smontare questo castello occorre una transizione lenta, un graduale passaggio alla libertà, così che nessuno possa credere che provvedimenti come il Green Pass obbligatorio anche per andare a lavorare fosse un’esagerazione. La seconda causa potrebbe essere definita “psicologica” o “ideologica”, a seconda dei punti di vista, ed è l’illusione del “Covid 0”, l’idea fissa di debellare completamente la malattia.

È stata questa l’idea che ha indotto il governo Conte, nel marzo del 2020, a mutuare il modello cinese del lockdown, con l’illusione che se tutti fossero stati a casa e dunque distanziati, il virus avrebbe smesso di circolare. Conte aveva creduto alla versione cinese dei fatti: Covid-19 eradicato in appena tre mesi (entro la metà di aprile) grazie ad un lockdown durissimo. Ma la versione cinese era falsa. Lo dimostra l’inizio della nuova ondata di “Omicron 2” che è partita proprio dalla Cina. Teoricamente è iniziata a Hong Kong, dove c’è ancora una stampa relativamente libera e i contagi vengono riportati. Ma già allo stato attuale, 17 milioni di cinesi, nelle regioni del Sudest, sono sottoposti ad un altro regime di lockdown. Con l’arrivo dei vaccini, al lockdown si è sostituito un altro regime di controlli, fatto di obblighi alla vaccinazione diretti e indiretti (Green Pass), sempre con l’idea che il vaccino avrebbe creato un’immunità di gregge e dunque l’eradicazione della malattia. Così non è stato: con una sindrome come quella del Covid-19, che può contagiare più di una volta lo stesso soggetto, soprattutto con la comparsa della variante Omicron, si è capito che l’immunità di gregge non si sarebbe raggiunta. Ma invece di riconoscere l’errore, il governo Draghi ha inasprito gli obblighi. Prima di smontarli occorrerà dunque tempo, sempre che qualche evento non faccia tornare il governo sui suoi passi.