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CORSA AGLI ARMAMENTI

L’apocalisse atomica si può fermare

La guerra in Ucraina ha ridestato lo spettro dell’atomica. La revisione del Trattato di Non Proliferazione, in corso a New York fino al 26 agosto, è un’occasione per interrogarsi sulle possibilità di fermare la corsa agli armamenti e convertire l’energia nucleare in fonte di sviluppo: è l'obiettivo auspicato dal Comitato per una Civiltà dell'Amore.

Attualità 16_08_2022
atomica

Dal 1° al 26 agosto a New York si svolge la Conferenza di revisione del Trattato di Non Proliferazione nucleare, firmato nel 1968. Nell’ultimo mezzo secolo, tuttavia, la corsa agli armamenti non è cessata. E lo spettro della distruzione sembra recentemente ridestato dai rischi connessi al conflitto russo-ucraino (e non solo). Tramutare un potenziale distruttivo in potenziale costruttivo, a beneficio dei Paesi meno sviluppati, è l’obiettivo da tempo perseguito dal Comitato per una Civiltà dell’Amore. Un obiettivo irrealizzabile? Tutt’altro, a giudicare dalla concretezza con cui, a nome del Comitato, l’ing. Giuseppe Rotunno e l’ing. Massimo Sepielli, illustrano ai lettori de La Nuova Bussola Quotidiana le vie e i progetti concreti per raggiungerlo.

La Conferenza di revisione del Trattato di Non Proliferazione nucleare arriva nel bel mezzo di una nuova possibile minaccia, dalla guerra in Ucraina, che ci ha riportati a parlare di allarme nucleare, alle tensioni tra Usa e Cina riguardo a Taiwan. A suo avviso, corriamo davvero un rischio enorme in tempi brevi, una guerra mondiale nucleare incredibilmente più̀ distruttiva delle precedenti? E quali soluzioni possono venire dalle conferenze internazionali?
Il Comitato per una Civiltà dell’amore sin da quando ha iniziato a operare, cioè dal 1987, costituendosi poi formalmente nel 1999 (dal primo accordo Regan-Gorbaciov e del successivo Accordo USA-Russia per la conversione di 20.000 atomiche in energia di pace) si batte per la conversione delle atomiche e la pace nucleare.
Noi guardiamo ai trattati internazionali già ratificati come il TNP (Trattato di non proliferazione delle armi nucleari), a quelli in corso di ratifica (CBTBO e NWPT) e alle conferenze internazionali, come quella in corso in questi giorni del riesame del TNP a New York, come allo strumento insostituibile per arrivare ad accordi per pace e un uso intelligente delle risorse nucleari. Tutto ciò̀ è possibile nel segno del messaggio cristiano che noi portiamo avanti. Noi ci crediamo e ci battiamo con forza in queste settimane affinché́ la Conferenza in corso all'ONU segni progressi concreti e positivi. I pericoli che corriamo in questi mesi sono gravissimi e, nonostante la distrazione nell'opinione pubblica mondiale, nulla deve rimanere intentato per stabilizzare la pace, riconvertire le armi nucleari e contribuire allo sviluppo di popoli e nazioni.
Tale conferenza è decisiva per il nostro prossimo futuro: lo sviluppo sostenibile di pace oppure l’apocalisse nucleare scatenata anche accidentalmente.

Nel 2017 avete avanzato la proposta, a conclusione del simposio su Pace nucleare e sviluppo, tenuto ad Assisi, di devolvere i profitti economici derivanti dagli armamenti nucleari a favore di progetti per lo sviluppo. Può̀ illustrarne ai nostri lettori alcuni dettagli, per comprendere meglio i tempi di fattibilità̀, le modalità̀ concrete e l’eventuale destinazione di questi progetti?
Il nostro programma prevede la conversione del materiale nucleare presente nelle testate atomiche operative o potenziali (rispettivamente circa 13.000 e 50.000) in combustibile da utilizzare in impianti elettronucleari civili per produzione di elettricità i cui proventi vengono poi destinati alle popolazioni povere e bisognose attraverso soprattutto microprogetti di sviluppo in campo energetico, alimentare e sociale. Civiltà dell’Amore ha già promosso, con i missionari, oltre 30.000 microprogetti in Africa e nei Paesi poveri con la realizzazione di impianti, scuole e ospedali, cooperative di lavoro, eccetera.

Da allora c’è stato un seguito o almeno qualche segno di accoglienza da parte dei Paesi coinvolti? O piuttosto il disarmo è visto come qualcosa che va contro i loro interessi e la propria sicurezza?
Spesso l’armamento viene visto in chiave di deterrenza e bilanciamento delle forze. Questa logica porta facilmente a politiche di aggressione e non solo di difesa. Il Comitato ha già ottenuto importanti successi di disarmo in passato attraverso il primo programma chiamato Megaton to Megawatts, con lo smantellamento di 20.000 testate atomiche della ex-URSS e degli USA. Ora con l’aiuto della Santa Sede e della Comunità Europea, che abbiamo anche recentemente sensibilizzato, speriamo di poter attuare un programma simile e ancor più indirizzato allo sviluppo dei Paesi poveri.
La situazione internazionale sembrerebbe oggi dimostrare il contrario, con il deflagrare di guerre in ogni parte del mondo che pensavamo fossero un lontano e triste ricordo del passato. Davanti a questa nuova e pericolosa situazione, noi non dobbiamo smettere di operare per la pace, con proposte concrete, oggi ancor di più̀, confidando nella Provvidenza e nella saggezza umana.

Una possibile obiezione al progetto è legata alla scala ormai globale di qualsiasi discorso sul tema: intendo dire che il disarmo dovrebbe essere reciproco, altrimenti nessuna potenza sarebbe disposta a farlo unilateralmente. Dunque, è una proposta “utopistica” o c’è qualche speranza?
Certamente il disarmo deve essere simultaneo, reciproco, proporzionale e controllato, fra i due blocchi occidentale ed orientale, anche se oggi il panorama è molto più̀ variegato con la presenza di Cina, India, Pakistan, Israele ed altre potenze nucleari. Altrimenti rimane un’utopia. La speranza è che, ricominciando a parlarsi Russia ed America, che sono Stati di antica tradizione cristiana e che detengono oltre il 90% dell’arsenale nucleare esistente, poi gli altri Stati possano seguire il loro doveroso esempio per evitare l’apocalisse nucleare.
Certo devono terminare le provocazioni reciproche, percorrendo gli spazi positivi che ci sono come la Dichiarazione di USA-Francia e GB nell’attuale Conferenza. Si eviterebbe di alzare la tensione e il rischio che porterebbero all’escalation nucleare dei conflitti invece che alla pacificazione e cooperazione dei popoli.

Un’altra difficoltà riguarda entità̀ più piccole ma forse meno controllabili. Se in qualche modo si può̀ pensare a patti tra Usa e Russia, per esempio, o con la stessa Cina, è difficile immaginare di poter influenzare la Corea del Nord o altri Stati non aderenti al Trattato di Non Proliferazione Nucleare...
Per quanto riguarda la Corea del Nord, abbiamo presentato un programma di riconversione degli impianti nordcoreani da sostituire con infrastrutture civili che andrebbero interconnesse alla Corea del Sud e alle altre Potenze Nucleari operanti in quell’Area. La proposta l’abbiamo avanzata proprio nel 2017, in piena crisi coreana. Questo progetto porterebbe pace e ricchezza alle due Coree e alle altre Potenze dell’Area ed eviterebbe politiche puramente militari come accade oggi per la Nord Corea.

Infine, vorrei tornare al lato positivo della questione: quali opportunità̀ e potenzialità̀ di sviluppo si aprirebbero distogliendo i fondi dal disarmo?
Come detto, il primo risultato da perseguire nei fatti, non solo con dichiarazioni importanti ma estemporanee dei leader, è di evitare un conflitto atomico che porterebbe morte e distruzione su tutto il pianeta. Già̀ questa ragione minima ovviamente basterebbe a giustificare il disarmo e la riconversione delle testate. Ancor più̀ c’è un indotto economico di miliardi di dollari ottenibili dalla vendita di elettricità̀ prodotta dal materiale nucleare degli arsenali, da devolvere alla crescita e sviluppo dei Paesi poveri, ma anche utile nel sopperire alla crisi energetica globale dei prossimi mesi ed anni.
Inoltre, con la produzione elettronucleare si eviterebbe la emissione di gas serra come la CO2 e quindi si darebbe un contribuito importante alla lotta ai cambiamenti climatici ed all’inquinamento ambientale. Se il cosiddetto nucleare “pulito”, fosse alimentato anche grazie alla nostra proposta concreta, avremmo tutti a disposizione una fonte energetica utile, verde e preziosa per lo sviluppo del mondo intero.