Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Assunzione della Beata Vergine Maria a cura di Ermes Dovico
Il senso della solennità

L’Assunta, la nuova e definitiva Arca dell’Alleanza

Ascolta la versione audio dell'articolo

Dall’Antico Testamento sappiamo che l’Arca dell’Alleanza venne portata via dal Tempio e nascosta da Geremia sul monte Sion, per un ordine ricevuto da Dio. E per un preciso disegno divino non fu più ritrovata, perché essa era il segno precursore della vera dimora del Dio-con-noi: Maria, la nuova Arca, assunta in cielo.

Ecclesia 15_08_2025 Español

«Ecco, abbiamo saputo che era in Efrata, l’abbiamo trovata nei campi di Iàar […]. Alzati, Signore, verso il luogo del tuo riposo, tu e l’arca della tua potenza» (Sal 131, 6.8). Il riferimento storico del Salmo è piuttosto chiaro: dopo che i filistei avevano rubato l’Arca dell’Alleanza, scoppiò tra di loro una grave pestilenza che li spinse a riconsegnare il prezioso manufatto ai legittimi proprietari (cf. 1Sam 5-6). L’Arca venne allora collocata a Kiryat Ye’arim (i «campi di Iàar» indicano appunto questa località), sita a circa 15 km a ovest di Gerusalemme, e lì vi rimase per vent’anni, fino a quando il devoto re Davide la fece portare solennemente a Gerusalemme, sul monte Sion.

È proprio riguardo al versetto 6 del Salmo che si solleva un enigma; perché in ebraico “arca” (ʾĀrôn) è un sostantivo singolare maschile, mentre in questo versetto il pronome che si riferisce all’arca è un singolare femminile. Alcuni esegeti pensano di poter riferire il pronome al “giuramento” di Davide (sostantivo femminile, in ebraico), ma è alquanto tortuoso pensare ad un giuramento ritrovato in un luogo. C’è poi un secondo problema, ossia il riferimento ad Efrata (nome che in ebraico significa “fecondo”), che tradizionalmente indica la località di Betlemme, la quale però si trova a sud di Gerusalemme, non a ovest. Perché il salmista dice di sapere che l’Arca era ad Efrata, mentre afferma di averla trovata nei campi di Iàar?

Teniamo a mente tutti questi dettagli e torniamo per un momento a Kiryat Ye’arim. In questa località, sorge la chiesa di Nostra Signora dell’Arca dell’Alleanza, la Foederis Arca delle Litanie lauretane. L’edificio è piuttosto recente: la prima pietra venne collocata nel 1920 e la chiesa, custodita dalle Suore di San Giuseppe dell’Apparizione, fu consacrata quattro anni dopo dal patriarca latino di Gerusalemme, mons. Luigi Barlassina. È attestata però la presenza di una chiesa e di un monastero bizantini che risalgono al 450 d. C., segno che il luogo ha rivestito grande importanza per i cristiani fin dai primi secoli. Attorno alla spianata della collina ove sorge la chiesa, gli scavi archeologici hanno poi ritrovato un’area in pietra di circa 100x150 metri, contornata da alte mura, che risalgono ad un periodo compatibile con quello dello stazionamento dell’Arca in questo sito, al tempo del re Davide. Si tratta probabilmente di un’ampia piattaforma, sulla quale era collocata la Tenda del Convegno e quindi anche l’Arca.

Quest’Arca, che il re Davide volle fosse portata processionalmente sul monte Sion, dove poi il figlio, Salomone, costruì il primo Tempio, venne portata via dal Tempio probabilmente all’epoca della prima deportazione da parte di Nabucodonosor, nel 597 a. C. Nel Secondo Libro dei Maccabei, si racconta che Geremia ricevette ordine da Dio di sottrarre l’Arca, la tenda e l’altare degli incensi dal tempio e di nasconderli in un anfratto del monte Sion (cf. 2Mac 2, 4-6); quando alcuni leviti, che avevano aiutato Geremia nell’impresa, tornarono per segnare il tragitto percorso, non ritrovarono più il luogo. Allora, il Profeta «li rimproverò dicendo: Il luogo deve restare ignoto, finché Dio non avrà riunito la totalità del suo popolo e si sarà mostrato propizio. Allora il Signore mostrerà queste cose e si rivelerà la gloria del Signore e la nube, come appariva sopra Mosè, e come avvenne quando Salomone chiese che il luogo fosse solennemente santificato» (2Mac 2, 7-8).

L’Arca dunque era sparita e non poteva più essere trovata da alcun uomo, fino a quando il Signore stesso non l’avesse mostrata, rivelandosi per mezzo della nube, che velava e nel contempo illustrava la gloria di Dio, la sua presenza (Shekinah).

All’esterno del complesso sacro, una grande statua è posta su un alto pinnacolo (vedi la foto accanto, tratta dal sito www.amicidisaxum.it), così da essere visibile anche da molto lontano. Si tratta della raffigurazione della SS. Vergine, in posizione eretta, che poggia i suoi piedi sull’Arca dell’Alleanza. L’immagine ha un contenuto teologico densissimo, che ci porta dritti verso il significato della solennità che la Chiesa cattolica festeggia quest’oggi, unificando tra loro i vari dettagli disseminati fin qui.

Tutta la ricchezza del popolo d’Israele, tutto il senso della sua esistenza stava in quell’Arca e tutta la sua attesa in quella manifestazione. Essa era il trono di Dio, lo sgabello dei suoi piedi, il luogo ove il Dio Altissimo tocca la terra e stabilisce la sua dimora con il suo popolo; era il segno dell’Alleanza tra Dio e il popolo, un’alleanza sigillata dalla presenza effettiva di Dio, che, grazie all’Arca, diveniva così l’Emmanuele, il Dio-con-noi. Il Dio d’Israele, il vero Dio era il Dio che scendeva sull’Arca, per dimorare in mezzo al suo popolo.

Ora, il libro dell’Apocalisse indica il compimento di questa attesa, rivelando dov’è collocata l’Arca sparita oltre sei secoli prima. Dopo che i ventiquattro vegliardi si prostrarono per adorare l’Altissimo, «si aprì il santuario di Dio nel cielo e apparve nel santuario l'arca dell'alleanza» (Ap 11, 19). Ed ecco il «segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle» (Ap 12, 1). L’Introito gregoriano della solennità odierna canta proprio questo versetto, e svela agli occhi dei cristiani dov’è e chi è la nuova Arca, in quale “luogo” essi possono accostarsi a quel Dio che vuole dimorare con il suo popolo. La nuova Arca dimora nei cieli e così può essere presente ad ogni uomo di ogni tempo. Là essa è salita al seguito del suo Signore, come lo stesso Sal 131, 8 ha cantato: «Alzati, Signore, verso il luogo del tuo riposo, tu e l'arca della tua potenza».

L’Arca di legno rivestita d’oro non poteva essere ritrovata perché essa era solo il segno precursore del segno grandioso: la Vergine Santa, la vera e definitiva dimora della gloria di Dio. La nube promessa era veramente discesa sulla nuova Arca dell’Alleanza, come l’evangelista Luca ha a cuore di rivelare: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio» (Lc 1, 35). Il greco utilizza il verbo episkiazō (avvolgere con l’ombra), che è lo stesso verbo utilizzato nella traduzione greca dell’Antico Testamento (la Settanta), in Es 40, 35: «Allora la nube coprì la tenda del convegno e la Gloria del Signore riempì la Dimora». La nube della gloria divina copriva la Tenda, nel cui cuore c’era l’Arca, e ora avvolge la Santissima Vergine, nuova Foederis Arca.

L’ombra della potenza dell’Altissimo, la Shekinah, è dunque scesa sulla Vergine Santa e in lei si è reso presente il Santo, il Figlio dell’Altissimo. Si comprende ora perché il pronome “misterioso” del Salmo 131 è al femminile, e perché dell’Arca trovata nei campi di Iàar è data notizia che fosse a Betlemme: è la Vergine feconda, che concepisce e “permette” a Dio nuovamente e pienamente di essere il Dio-con-noi, l’Emmanuele.

Che a Luca prema di sottolineare l’identificazione dell’Arca con Maria Santissima è palese anche nel racconto della Visitazione (cf. Lc 1, 39 ss.), che in quattro punti riprende quasi letteralmente il parallelo dell’accoglienza dell’Arca da parte del re Davide (cf. 2Sam 6, 1-23). Non c’è lo spazio per entrare nel dettaglio di questi testi; quanto detto è sufficiente per mostrare l’identificazione di Maria Santissima come la nuova Arca dell’Alleanza, la stabile dimora del Dio-con-noi.

Questa identificazione sblocca la potenza di significato di tutti quei Salmi che insistono sul Signore che «abita in Sion» (9, 12), su Sion da cui vengono la salvezza (cf 13, 7) e il sostegno (cf. 19, 3), e da cui piovono la benedizione e la vita (cf. 127, 5; 132, 3). Il vero Dio è sempre associato a Sion, perché lì è posta la sua Arca. Il vero Dio è sempre associato alla sua nuova Arca e sempre operante in lei.