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IMMIGRAZIONE

Esodo afgano, l'Ue si prepara con politiche stile Orban

Il possibile esodo dall’ Afghanistan alimenta, con ragione, i timori di una ripetizione della crisi migratoria europea del 2015/16, quando più di un milione di persone dal Medio Oriente fuggirono verso il continente europeo. La maggior parte dei Paese vuole evitare che si ripeta il caos di allora. Draghi convoca un G20 straordinario. 

Esteri 21_08_2021
Fuga da Kabul

Il possibile esodo dall’ Afghanistan alimenta, con ragione, i timori di una ripetizione della crisi migratoria europea del 2015/16, quando più di un milione di persone dal Medio Oriente fuggirono verso il continente europeo e vi si stabilirono. La gran parte dei Paesi europei non può permettersi di aprire i confini ad una seconda invasione e, nonostante le proposte ‘socialiste’, la ‘dottrina Orban’ (respingimenti e muri di confine) è sempre più condivisa. Bene il Premier italiano Draghi, salva l’onore del Paese e convoca riunione straordinaria del G20 sulla crisi afgana.

La Germania aveva aperto le sue frontiere nel 2015/16 ai siriani e ad altri che fuggivano dalla guerra e dalla povertà, ma ora chiede ai rifugiati venga garantita la sicurezza nei Paesi vicini all'Afghanistan. Altri Paesi dell'UE sono determinati ad evitare una ripetizione della disordinata accoglienza del 2015/16. L'Austria ha suggerito la creazione di "centri di deportazione" per i migranti afgani respinti ed è stata una delle sei nazioni dell'UE che la scorsa settimana ha chiesto di non fermare la deportazione degli afgani a cui è stato negato l'asilo nella Unione Europea. Da allora, tre dei sei - Danimarca, Germania e Paesi Bassi - hanno fatto marcia indietro. La Grecia non vuole diventare la porta d'ingresso nell'Unione Europea per gli afgani che fuggono dalla loro patria, ha detto martedì il ministro dell'immigrazione Notis Mitarachi, chiedendo una risposta comune dell'UE alla crisi. Lo scorso 5 agosto Austria, Danimarca, Belgio, Paesi Bassi, Grecia e Germania in una lettera alla Commissione europea avevano chiesto di proseguire i rimpatri degli afgani: "Fermare i rimpatri manda il segnale sbagliato e probabilmente motiverà ancora più cittadini afgani a lasciare la loro casa per l'Ue”, ma recentemente 3 di questi paesi (Germania, Danimarca e Paesi Bassi) hanno fatto marcia indietro e bloccato i propri rimpatri.

Non si deve dimenticare però che la Danimarca ha approvato ad inizio giugno una legge che le permette spedire i richiedenti asilo fuori dall'Europa, in centri di asilo di paesi ‘partner’. Le modifiche normative in Svezia e Norvegia prevedono la conoscenza delle lingue nazionali per chiedere asilo e cittadinanza, formule eleganti per rifiutare i migranti e rispedirli al mittente. Paesi Baltici (Lettonia e Lituania) e Polonia hanno inviato i propri eserciti e sono alle prese con la costruzione di recinzioni e muri per bloccare le migrazioni illegali ai loro confini che vengono favorite dalla Bielorussia. Dallo scorso giugno Minsk ha facilitato voli provenienti dall’Iran pieni zeppi di migranti che sono stati poi avviati, con l’aiuto delle autorità bielorusse, verso i confini con i Paesi europei.

La tanto criticata posizione politica di Orban sta prendendo piede ed è sempre più condivisa dai leader europei, lo stesso Macron nei giorni scorsi ha assicurato che l’Europa “istituirà un'iniziativa per contrastare i grandi flussi di migranti che si attendono ora dal Paese, reprimendo le reti di trafficanti di esseri umani, che ora rischiano di emergere", ha detto. La Francia, la Germania e gli altri Paesi dell'Ue metteranno insieme una risposta "robusta, coordinata e unita per prevenire la migrazione irregolare”. Chi pensa in Europa a delocalizzare i migranti nei paesi limitrofi dell’Afghanistan deve sapere che il Pakistan ospita già 1,4 milioni di rifugiati afgani, mentre l'Iran ne ospita quasi un milione, secondo i dati dell'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati dell'inizio del 2021. La Turchia è già il più grande ‘hub di rifugiati’ al mondo, pagato in gran parte con i miliardi europei, con più di 4 milioni di persone che vivono lì, la maggior parte dei quali sono siriani. Ora Ankara sta terminando un muro lungo gran parte del suo confine con l'Iran ed Erdogan ha già detto chiaramente che il paese non sarà, nemmeno a pagamento, il nuovo deposito europeo di ‘migranti afghani’.

Nella riunione straordinaria dei ministri degli affari interni dell'UE il 18 agosto, si è condannata la Bielorussia per il suo “attacco diretto" all’Europa perché spinge migranti e i richiedenti asilo oltre i confini di molti Paesi, mentre sulla prevedibile ondata di migrazioni dall’Afghanistan non si è discusso, anche se si è ribadita la "necessità di rafforzare l'intera frontiera esterna" dell'UE per prevenire gli attraversamenti illegali in futuro. Il ‘come’, ‘quando’ e ‘dove’ si rafforzeranno i confini terrestri e marini, non è dato saperlo. Ciononostante, il Presidente di turno della riunione, il ministro dell'Interno sloveno Aleš Hojs, ha detto ai giornalisti che la presidenza slovena dell'Ue spera e chiede nei prossimi giorni una riunione di crisi possa essere convocata per discutere la situazione dopo la presa della capitale afgana Kabul da parte dei Talebani.

Fuori dal mondo e da ogni ragionevole politica europea la posizione del Commissario degli Affari Interni europeo, la socialista svedese Ylva Johansson che ha invitato “gli Stati membri a intensificare il loro impegno per il reinsediamento”, destinare più quote per l’accoglienza e vietare i rimpatri dei migranti illegali in Afghanistan. Sulla stessa linea di ‘accoglienza socialista europea’ anche il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli richiamando la responsabilità europea ad accogliere altri rifugiati afgani che fuggono dal nuovo regime e che dovrebbero essere distribuiti equamente tra tutti i Paesi europei. I rifugiati e migranti destinati agli Usa sono ‘momentaneamente’ accolti in campi temporanei in Albania e Kosovo; i due Paesi a noi limitrofi potrebbero diventare le basi d’entrata illegale dei migranti (oltreché di cocaina e oppio).

L’Italia in tutto ciò? Solo il Premier Draghi salva l’onore nazionale e ottiene il consenso per una riunione straordinaria del G20 sulla crisi afgana. Bene, ma non si dimentichi di invitare Pakistan ed Iran, Paesi indispensabili per dare credibilità a qualunque proposta seria. Senza dimenticare che ogni cittadino ha diritto a non emigrare e vivere dignitosamente nel proprio Paese.