Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
RUSSIA

Darya Dugina uccisa, un attentato in cerca d'autore

L’uccisione alla periferia di Mosca di Darya Dugina, figlia del filosofo politico Alexander Dugin, presenta ancora molte zone d’ombra soprattutto nei suoi possibili risvolti. Mosca accusa Kiev, l'Ucraina smentisce seccamente, nessuna pista (neppure quella interna) è esclusa, resta più probabile però l'ipotesi dell'attentato ucraino.

Esteri 23_08_2022
Sul luogo dell'attentato

L’uccisione alla periferia di Mosca con una bomba posta sulla sua auto di Darya Dugina, figlia del filosofo politico Alexander Dugin, presenta ancora molte zone d’ombra soprattutto nei suoi possibili risvolti e conseguenze.

Ad Alexander Dugin, ritenuto inizialmente il vero bersaglio degli attentatori, sono stati affibbiati soprannomi quali "Rasputin di Putin" o "il cervello di Putin", utili a dipingere quasi come una macchietta un uomo che certo è noto per le sue posizioni culturali e politiche, ma del quale non vi sono certezze circa i rapporti con Putin né si può definirlo “ideologo” del presidente o addirittura il padre del neo-nazionalismo russo e persino colui a cui si deve l’elaborazione strategica dell’invasione in Ucraina. Dugin costituisce quindi un “bersaglio“ politico pur non avendo mai ricoperto posizioni ufficiali nel governo russo: non è mai stato consigliere del Cremlino anche se lo è stato di un presidente della Duma e di un membro del partito Russia Unita. Ha avuto incarichi accademici e di capo redattore di Tsargrad TV, emittente filo governativa per cui lavorava anche la figlia, inserita da Usa e Gran Bretagna nella lista dei cittadini russi sottoposti a sanzioni per le sue opinioni circa la guerra in Ucraina.

Darya Dugina, che avrebbe compiuto 30 anni a dicembre, è finita nel mirino delle sanzioni anglo-americane per aver diretto il sito di disinformazione United World International in cui è stato scritto che l'Ucraina sarebbe "perita" una volta ammessa nella Nato. Il sito, secondo gli Stati Uniti, è il frutto di un'operazione di interferenza politica russa chiamata Project Lakhta che secondo i funzionari del Tesoro Usa ha usato utenti fittizi online per interferire nelle elezioni negli Usa sin dal 2014. Co-autrice del Libro di Z di prossima pubblicazione sulla guerra in Ucraina, la Dugina è stata inserita il 4 luglio nella lista dei sanzionati da parte di Londra per reati d’opinione simili a quelli a lei attribuiti da Washington. Il Regno Unito le imputa infatti «frequenti contributi di alto livello alla disinformazione relativa all'Ucraina e all'invasione russa dell'Ucraina su diverse piattaforme online». Come riportato dalle agenzie di stampa, in un'intervista con uno youtuber russo lo scorso marzo, Dugina ha affermato che l'identità Ucraina è localizzata soprattutto nella zona occidentale mentre quella orientale, che comprende la regione del Donbass, accetterà "l'impero euroasiatico", entità geopolitica teorizzata dal padre Alexander che immagina la saldatura tra la Federazione Russa e le repubbliche ex sovietiche.

L’uccisione di Darya Dugina con 400 grammi di tritolo posizionati sotto la sua auto ha scatenato molte reazioni e consente di sviluppare alcune ipotesi.

La pista ucraina. Circa la prima, la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha affermato che se gli inquirenti confermeranno "la pista ucraina" per l'attentato si dovrà parlare del "terrorismo di Stato di Kiev". L’accusa ai servizi segreti di Kiev è stata formulata inizialmente dal capo della Repubblica popolare di Donetsk, Denis Pushilin per il quale «i vigliacchi infami terroristi del regime ucraino, nel tentativo di eliminare Aleksandr Dugin, hanno fatto saltare in aria sua figlia». Secondo quanto riferito ieri dall'agenzia russa TASS, il Servizio Federale per la Sicurezza russo (FSB) ritiene che l’obiettivo dell’attentato fosse proprio la figlia di Dugin e che a compiere l'attentato sia stata un'agente ucraina, Vovk Natalya Pavlovna, 43 anni, fuggita subito dopo in Estonia.

La donna sarebbe entrata in Russia insieme alla figlia, Shaban Sofia Mikhailovna di 12 anni, il 23 luglio e ha affittato un appartamento nella casa in cui viveva Dugina per raccogliere informazioni su di lei iniziando poi a monitorarne gli spostamenti e la vita quotidiana utilizzando un'auto Mini Cooper. Il giorno dell'omicidio, Vovk e sua figlia erano al festival della Letteratura e della musica tradizionale, dove Dugina era presente come ospite d'onore, e la sera hanno provocato un'esplosione radiocomandata della Toyota Land Cruiser Prado, guidata da Dugina. Successivamente, Vovk, insieme alla ragazza, è partita attraverso la regione di Pskov verso l'Estonia. L’FSB non ha però indicato finora prove o elementi che leghino la Vovk ai servizi segreti ucraini ma ha inserito la donna nella lista dei ricercati e la Russia ne chiederà l'estradizione. Le risposte dei governi estone e ucraino a tali richieste potrebbero almeno in parte chiarire eventuali responsabilità politiche. Anche Alexander Dugin ha attribuito l’uccisione della figlia a «un atto di terrorismo del regime nazista ucraino». 

Kiev nega e smentisce ogni coinvolgimento. «Non rilasciamo neppure un commento perché non è una questione di interesse per i servizi speciali ucraini», ha detto Andrii Yusov, portavoce del Direttorato dell'intelligence militare ucraina aggiungendo che «il processo di distruzione interna del mondo russo è iniziato». Mikhail Podolyak, stretto collaboratore della presidenza di Kiev ha dichiarato che l'Ucraina «non ha nulla a che fare» con l'esplosione che ha causato la morte di Darya Dugina. «Non siamo uno Stato criminale, come la Federazione Russa, e tanto meno uno Stato terrorista». Di certo l’attentato a Mosca e l’uccisione della giovane Dugina giunge nel pieno del dibattito, acceso negli Usa e alimentato in Ucraina, che vorrebbe vedere i paesi occidentali definire la Russia «Stato terrorista» per l’invasione dell’Ucraina. 

Valutazioni. Circa le ipotesi sui responsabili dell’attentato non si può escludere nessuna pista, neppure quella interna alla Russia. La morte della figlia di Dugin ha determinato un ampio sdegno nei confronti del regime di Kiev cementando il sentimento patriottico e il sostegno al conflitto.

Un’opzione da non escludere anche se la pista più probabile resta quella ucraina. Così come molti ucraini hanno il doppio passaporto russo, molti cittadini russi sono di origine ucraina e solo dal Donbass sono stati accolti in Russia oltre 3,5 milioni di civili in fuga dalla guerra (per Kiev sarebbero “deportati”). Difficile escludere i servizi segreti militari ucraini dalla lista dei sospetti anche se è possibile che l’attentato sia opera di altri organismi di Kiev i servizi di sicurezza interni o alcuni gruppi nazionalisti legati agli stessi ambienti che finanziano i reggimenti neo nazisti Azov, Aydar. Tutti gruppi e istituzioni che potrebbero aver voluto colpire un bersaglio di grande notorietà come Dugin per mostrare ai russi la vulnerabilità dei loro più importanti esponenti e spargere il terrore a Mosca, che non vede un’ondata di attentati dalla stagione del terrorismo ceceno di matrice jihadista.

Un ulteriore elemento che non è superfluo evidenziare riguarda la “guerra” in atto negli ambienti dei servizi segreti ucraini che ha visto il presidente Volodymyr Zelensky rimuovere il direttore del servizio di sicurezza interno SBU Ivan Bakanov e diversi dirigenti regionali con l’accusa di tradimento o di negligenza nei confronti di spie e collaboratori di Mosca. Zelensky ha annunciato una "revisione dei dirigenti" all'interno dell'intelligence e delle forze armate. Il 21 agosto il direttore regionale dell’SBU di Kirovograd dal gennaio 2021, Oleksandr Nakonechny, è stato trovato morto nella sua abitazione dove probabilmente si è suicidato.