Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Caterina da Siena a cura di Ermes Dovico
cuore malato

Che succede ai ciclisti? Bella domanda, ma nessuno la fa

Ascolta la versione audio dell'articolo

I media si accorgono dell'ennesimo inspiegabile ritiro di un ciclista per problemi cardiaci, ma nessuno si fa domande: Eppure anche l'Ue ha ammesso il rischio aumentato di miocarditi dopo i vaccini a mRna su soggetti maschi, giovani e sportivi. 

Editoriali 30_09_2023

É davvero curioso come il sistema mediatico sia ormai completamente impermeabile alle domande, avviluppato com’è nella comfort zone del politicamente corretto. E sì che quella di porsi domande e darsi risposte dovrebbe essere una vocazione propria del giornalista.  

Ma, evidentemente, se le risposte vanno a scontrarsi con una lettura a senso unico della realtà, allora tanto peggio per loro e a quel punto anche tanto peggio per le domande.  

Sentite questa. Fanpage ci informa della notizia spiacevole di un ritiro dall’agonismo di un campioncino in erba del ciclismo. Lui si chiama Jarno Mobach e a soli 25 anni ha dovuto appendere la bici al chiodo a causa di un’aritmia cardiaca. Il ragazzo olandese ha detto addio al professionismo, categoria nella quale era appena approdato dopo aver vinto tutto quello che c’era da vincere nei settori giovanili, con uno struggente messaggio social: “Con il dolore al cuore devo annunciare che a causa di disturbi del ritmo cardiaco devo smettere di andare in bici”.  

La notizia non sarebbe poi granché, al di là del dispiacere umano, se non fosse per un dettaglio non trascurabile. Mobach non è il solo ciclista che è costretto a ritirarsi dalle scene a causa di problemi al cuore. Anzi, è davvero in buona compagnia in una lunga lista di ciclisti che negli ultimi due anni è cresciuta a dismisura. Atleti che hanno dovuto annunciare l’addio a causa di aritmie, dolori, scompensi o malattie di natura cardiaca.  

Sembra quasi che a fare il ciclista professionista si rischi la cardiopatia. È normale tutto questo? Ovviamente no ed è strano che un giornale non si ponga la domanda.  

Il bello è che quelli di Fanpage non sono del tutto fuori dalla realtà. Nello stesso articolo, infatti, proprio nel cappello iniziale si legge: «Continuano le notizie preoccupanti attorno allo stato di salute generale dei ciclisti che negli ultimi tempi sono tornate con una frequenza impressionante sulle prime pagine sportive». E ancora: «Il mondo del ciclismo sta vivendo momenti particolari soprattutto nel dover gestire continue notizie di corridori con problemi cardiaci». Segue lista dei ciclisti che si sono ritirati per lo stesso motivo: Da Van Hooydonk al nostro Sonny Colbrelli a Sep Vanmarcke e molti molti altri.  

Insomma, siamo di fronte soltanto al primo step del giornalismo: riconoscere un problema; e che Fanpage lo riconosca è indubbio, tanto da caricare la sua narrazione con aggettivi di tono drammatico: “Frequenza impressionante”, “Continue notizie”.  

Ma a mancare all’appello è il secondo passaggio: provare a dare una risposta. Perché o il ciclismo oggi è flagellato da una qualche misteriosa epidemia aliena che si è abbattuta proprio sull’organo vitale che pompa il sangue dai piedi al cervello, oppure il fiuto del cronista potrebbe anche provare ad avventurarsi verso la ricerca di altre cause, magari trovandovi qualche riscontro in più.  

Un suggerimento, per la verità non difficile. Se i cronisti facessero un giretto dalle parti di Bruxelles, potrebbero scoprire che la Commissione Europea e l’Ema hanno appena inserito, obtorto collo, ma tant’è, le miocarditi e le pericarditi tra le reazioni avverse gravi più comuni dei vaccini anti covid.  

L’allegato 1 del nuovo registro dei farmaci autorizzati, aggiornato proprio in questo mese di settembre, dice proprio che nei vaccini a mRna (quindi quelli di Moderna e Pzifer, i più diffusi in Europa) è stato osservato un aumento del rischio di perimiocarditi, in alcuni casi fatali.  

Ora. Al di là delle convenienze politiche e degli interessi a promuovere il vaccino, la domanda interessante è: per quale motivo, di fronte a un fenomeno, cioè un aumento di casi sospetti di patologie cardiache in una categoria ben precisa – i ciclisti – nessuno si domanda se possano c’entrare i vaccini?  

Non ci sarebbe neppure più la scusa di essere apostrofati come no vax, dato che tutti, dai produttori alle istituzioni, oggi sono costretti ad ammettere che il vaccino “provoca un aumento del rischio di contrarre perimiocarditi”. Invece si preferisce continuare a tenere sopita l’opinione pubblica, per evitare che si spaventi, evidentemente. Oppure per non dover ammettere che la pista delle reazioni avverse da vaccino non era poi così fantasiosa come si voleva far credere? Insomma, non ha più alcun senso affrontare il problema come se fosse il terzo segreto di Fatima. Le miocarditi sono diagnosticate sulla base di esami che qualunque cardiologo potrebbe fare. E le aritmie, tra le cause principali di questi ritiri dall’agonismo, sono i primi sintomi di una miocardite.  

Ovviamente non sappiamo se i ciclisti in questione sono stati vaccinati, ma questa potrebbe essere la verifica successiva. Intanto, però, basterebbe farsi due semplici domande e provare a collegare i puntini. Se non altro si dimostrerebbe di avere a cuore il problema che è davvero gigantesco. E da lì incominciare a chiedere a medici e addetti ai lavori. 

Perché vedere le cose, ma non farsi le domande giuste sulle cause non è che un altro modo per nascondere la polvere sotto il tappeto. Tappeto sul quale poi si mostra una realtà monca di una sua parte principale, sempre con lo stile dei primi della classe e dei maestri del giornalismo.