Zaia: ok Roma capitale, ma Milano e Venezia città-Stato
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Una governance più efficace che valorizzi specificità e potenzialità di realtà urbane con ruoli internazionali. Per il governatore veneto non è una battaglia politica o una strategia elettorale, ma un’idea per il futuro dell’Italia.

Il tema delle autonomie locali torna al centro del dibattito politico, con nuove proposte e rivendicazioni che riguardano in particolare alcune delle città più importanti del Paese, come Milano e Venezia. Il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha lanciato un appello forte e chiaro: dopo che il governo sta accelerando nell’assegnazione di ampi poteri a Roma Capitale, è giusto e necessario che anche altre città con caratteristiche e potenzialità specifiche possano beneficiare di uno status giuridico speciale, in particolare quello di città-Stato.
Zaia, che è da sempre un convinto sostenitore dell’autonomia territoriale, non contesta il fatto che Roma, essendo capitale e sede di entità come la Città del Vaticano e con molteplici complessità amministrative e politiche, possa avere un regime particolare, ma chiede che questo diritto non resti un privilegio esclusivo della capitale, bensì si estenda anche a realtà altrettanto significative sotto diversi aspetti, come Milano e Venezia.
Le sue dichiarazioni, raccolte in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, sottolineano come Milano, con la sua forte proiezione internazionale, il suo ruolo economico e culturale di primo piano in Italia e nel mondo, e Venezia, riconosciuta come patrimonio dell’umanità, simbolo globale di storia, arte e cultura, debbano poter godere di una governance adeguata alla loro unicità e complessità. Per Zaia, il riconoscimento giuridico di alto livello non solo sarebbe un segnale di modernità e visione, ma rappresenterebbe un valore strategico per il Paese intero, capace di valorizzare le specificità territoriali e rafforzare il peso internazionale di queste città. Il governatore ricorda inoltre che nel mondo esistono molte altre città con status simili: non solo capitali, ma anche città importanti come Berlino, Vienna, Bruxelles, Amburgo, San Pietroburgo o le città cantonali svizzere, che godono di autonomia amministrativa ed economica.
Venezia, con la sua vita pulsante e le fragilità legate alla conservazione di un patrimonio storico unico, potrebbe inserirsi in questo novero, ottenendo un riconoscimento che sarebbe accolto con grande attenzione dalla comunità internazionale e dai media di tutto il mondo.
Questa proposta di Zaia si inserisce in un contesto politico più ampio e complesso, in cui il tema dell’autonomia differenziata delle regioni italiane è da tempo una partita delicata e irrisolta. Il governatore veneto, pur avanzando questa proposta per le città, ribadisce con fermezza che essa non è in alcun modo uno scambio o una contropartita per l’autonomia regionale, che resta un pilastro del suo programma politico e una promessa da mantenere verso le popolazioni del Veneto e della Lombardia, tanto più dopo i referendum consultivi del 2017.
La rivendicazione delle città-Stato si pone quindi come un tema a sé, con un valore simbolico e pratico importante per superare il centralismo romano, che Zaia considera un ostacolo per la competitività e lo sviluppo economico e sociale dei territori. Il governatore veneto affronta la questione anche in una fase politica personale delicata: la sua candidatura per un terzo mandato è stata bloccata, e il centrodestra è alla ricerca di un candidato che possa guidare la Regione alle prossime elezioni. Inoltre, il tema delle città-Stato e dell’autonomia locale sembra assumere un ruolo importante anche per le prossime elezioni comunali a Venezia, previste per il prossimo anno, con vari aspiranti candidati che iniziano a scaldare i motori, tra cui figure sia del centrosinistra come il senatore PD Andrea Martella, che considera tardivo l’appello di Zaia, sia della maggioranza come l’assessore Simone Venturini, ora in Fratelli d’Italia, che ne condivide invece la visione.
Zaia non usa toni polemici o arrabbiati, ma esprime un ragionamento di fondo: il riconoscimento di Milano e Venezia come città-Stato sarebbe un gesto di grande sensibilità istituzionale, capace di comunicare al mondo la valorizzazione delle specificità italiane, oltre che di porre le basi per una governance più efficace di realtà urbane con ruoli internazionali, potenzialità enormi, ma anche fragilità particolari. Queste città, secondo Zaia, hanno bisogno di autonomia e poteri adeguati per gestire in modo più diretto e mirato le proprie politiche economiche, culturali e sociali, senza dover dipendere eccessivamente da un governo centrale che, per quanto legittimo, rischia di non cogliere appieno le esigenze locali.
Non si tratta dunque di una mera battaglia politica o di una strategia elettorale, ma di una proposta che punta a riscrivere in chiave moderna la gestione delle città italiane più importanti, allineandole a quanto già avviene in altre realtà europee e mondiali. In questo senso, l’appello di Zaia su Milano e Venezia rappresenta una riflessione importante sul futuro dell’Italia e sul modo in cui il Paese può riconoscere e valorizzare la pluralità delle sue identità territoriali, superando un centralismo spesso percepito come soffocante e inefficiente. È una sfida che riguarda non solo le istituzioni, ma anche l’intera società civile, chiamata a riflettere sul valore della diversità e sulla necessità di modelli di governance più flessibili e innovativi, capaci di rispondere alle esigenze di un mondo sempre più globalizzato e complesso. Venezia, con il suo patrimonio artistico e culturale unico, e Milano, motore economico e creativo, sono in questo scenario due esempi perfetti di città che non possono essere semplicemente amministrate con gli strumenti tradizionali, ma che meritano una governance speciale, in grado di tutelare le loro peculiarità e di esaltarne il ruolo a livello internazionale.
L’invito di Zaia, pertanto, non è solo un tema politico o amministrativo, ma un’idea di futuro per l’Italia, che possa coniugare tradizione e innovazione, radici e apertura globale, autonomia e collaborazione istituzionale. Un futuro in cui le città e le regioni possano essere protagoniste del proprio destino, valorizzando ciò che le rende uniche e contribuendo a costruire un Paese più forte, più competitivo e più rispettoso delle sue diversità.
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