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accusato di molestie

Tutti garantisti su Siffredi: dov'è il maschio tossico?

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Per una volta tutti allineati al garantismo per Rocco Siffredi, accusato di molestie. Nessuno urla alla mascolinità tossica, né al patriarcato. Miracoli del porno, business da proteggere e sdoganare.

Editoriali 23_03_2024

Stavolta dov’è il maschio tossico? Dove sono le donne indignate del se non ora quando? E il patriarcato? Com’è che nessuno ha ancora accusato Rocco Siffredi di cultura machista e tacciono le indignate in servizio permanente delle scarpette rosse, della violenza di genere, gli invasati del gender gap?

Per molto meno altri uomini della categoria “maschi” accusati di molestie o anche solo di battutacce sono stati messi alla pubblica gogna nel nome della parità di genere, del body shaming e carriere rispettabili sono finite nel tritacarne salvo poi scoprire che non si trattava di violenze, da Kevin Spacey a Memo Remigi, passando per Gerard Depardieu. Insomma, all’uomo di spettacolo tanto è perdonato, ma se per una qualche ragione entra nel campo minato di ciò che il femminismo condanna come violenza, per lui non c’è scampo: articolesse di giornale sono pronte per massacrarlo.

E nessuno è esente da questa macchina, anche araldi del conformismo di genere come Platinette (al secolo Mauro Coruzzi), il quale recentemente si è dovuto scusare per una battutaccia (una battutaccia, niente di più) nei confronti di una donna dello spettacolo.

C’è invece un insolito e sospetto garantismo da quello che sta emergendo nella storia delle presunte molestie telefoniche che il pornodivo (regista, attore e sdoganatore dell’hard in formato salotto) avrebbe rivolto a una giornalista che lo aveva raggiunto per intervistarlo in occasione dell’uscita della serie tv dedicata a lui.

Ed è un garantismo davvero encomiabile, quello che teoricamente si dovrebbe fare per tutti i casi di molestie in cui i nomi dei coinvolti vengono sbattuti in prima pagina. Wow, verrebbe da dire, così si deve fare: nel caso di Siffredi, si sta dando conto della notizia, si riporta l’altra campana – in questo caso l’accusato – e la cosa finisce lì. Palla al centro. Non partono le campagne martellanti all’insegna del maschio tossico e della donna sempre, comunque e senza ombra di dubbio vittima da risarcire.

Ma è un garantismo che è alquanto sospetto. Al momento, infatti, la vicenda è gestita mediaticamente come una partita di tennis: al primo articolo del Corriere della Sera in cui si dava notizia della denuncia per molestie, ha fatto seguito una dichiarazione di Siffredi quasi immediata che è stata largamente ripresa dalla stampa, tanto che i giornali che ancora non avevano ripreso lo scoop del Corsera, hanno dovuto aprire con la versione di Rocco.

Poi, ieri, il secondo round. Sempre il Corsera ha intervistato la donna che ha rincarato la dose raccontando qualche dettaglio in più sulle presunte molestie (delle quali, non essendo un giornale di gossip non ci occupiamo) ma senza rivelarsi con nome e cognome.

Ma ecco che, tempo un’oretta, Siffredi è tornato alla carica con grande clamore, minacciando addirittura di rivolgersi agli avvocati per difendersi dalle accuse. E qualcuno ha persino fatto il nome della donna, che fino ad allora era rimasto ben coperto. Il tutto condito con la diffusione dei vocali whatsapp di lui rivolti a lei che sarebbero stati allegati alla denuncia. Ma ancora una volta la versione di Rocco è stata messa a fianco di quella della sua accusatrice.

Insomma, godendo sicuramente di buona stampa ed evidentemente sapendola sfruttare a suo vantaggio, la figura di Siffredi non ne è uscita massacrata come invece ci si sarebbe aspettati in questi casi, perché gli ingredienti per farne una storia da tritacarne mediatico c’erano tutti. Invece il circo mediatico ha deciso di risparmiarlo e trattarlo come si dovrebbero trattare tutti gli altri. Anzi, c'è chi come Michele Serra gli consiglia domande e risposte scritte nelle interviste (praticamente l'antigiornalismo, una doccia vestiti) e persino si commenta con ammirazione il fatto che sia lui stesso su Instagram a fare il pompiere invitando le turbe di odiatori social a risparmiarla. Insomma, un cordone sanitario di tutto rispetto.

Invece mancano gli appelli alle donne unite contro l’oppressore maschilista, non si chiede a Siffredi di uscire dai palinsesti, dove da un po’ di tempo sta girando indisturbato come pornodivo della porta accanto. Insomma, sembra che la galassia femminista sia improvvisamente muta di fronte a questo ennesimo schiaffo alle donne.

Avete sentito qualcuno urlare a Siffredi di essere "rappresentante becero del patriarcato" come si è fatto per altri casi? No, e il motivo è semplice. Perché Siffredi è un personaggio dello spettacolo tra i più coccolati e protetti da quello stesso circuito mediatico, di show business e rivoluzioni sociali, che dovrebbe rivoltarsi contro di lui accusandolo.

Le sue ospitate televisive sono ricercatissime e le interviste non ne parliamo, del resto le molestie – se mai un giudice accerterà che ci sono state – sono partite proprio a seguito di una delle tante interviste che il re del porno ha rilasciato in occasione della serie tv che ne deve celebrare la carriera, ma non solo.

Dopo aver lasciato il set come attore, Siffredi ha intrapreso una proficua campagna di introduzione del porno come genere della porta accanto: in tv ne parla con naturalezza, si presenta come esperto in grado di orientare il pubblico sui rischi, ha persino una academy nella quale forma all’hard giovani reclute.

Insomma, nella sua nuova attività di sdoganatore del porno da oggetto proibito a tollerato stiamo lasciando la finestrella di Overton del "sensato" per entrare in quella del "popolare" e "diffuso". Per questo Siffredi è un pesce troppo grosso da demolire con “becere” campagne sull’autodeterminazione della donna.

A proposito, com’è che quando si parla di pornografia l’universo in rosa non scende in piazza coi forconi visto che la donna oggetto è uno dei suoi assets preferiti? Forse è perché in realtà all’ideologia femminista non importa affermare la donna nella sua totalità e umanità, ma solo la sua idea ideologica di autodeterminazione?

Quindi, che si fa? Niente, per ora si mette avanti quel garantismo che a tanti altri al suo posto è mancato. Intanto però nessuno ne approfitta per toccare il nervo scoperto di questa storia, che sui social vede addirittura lupi famelici prendersela con la giornalista rimproverandole di essere andata a casa del lupo. Ma è anche questo un risvolto distraente. Perché il punto è proprio quello di dare visibilità a Rocco Siffredi, come se la pornografia rimanesse sullo sfondo al pari di un’arte paragonabile a un concerto per piano e archi.

Il punto è che la pornografia è una piaga, una piaga mortale per chi la pratica e per chi la subisce come fruitore. Nessuno parla dei suicidi ad essa collegati, della depressione che suscita, della spersonalizzazione che provoca, della solitudine che genera e della distruzione della persona che fomenta (tranne alcune eccezioni, leggi QUI il libro della Bussola) e nessuno parte dal presupposto che la pornografia è una calamità ignorata, una porcheria immonda fatta di molestie vere sui corpi di donne ingenue e ambiziose, disperate e senza valori, che vengono usate - con la scusa dell'autodeterminazione e della libertà - per un mercato che va ben oltre le battutacce da caserma che Siffredi avrebbe – ripetiamo: avrebbe – pronunciato rivolto alla sua “preda”.

Non accorgersi e non voler guardare che con Rocco Siffredi, tutti, dai media mainstream alla tv di Stato, stanno sdoganando una piaga sociale paragonabile alla droga, è la vera mascolinità tossica che si sta imponendo agli occhi di giovani e meno giovani, è il peccato originale che impedisce ai giornali di mettere a fuoco vittime e carnefici.

Le molestie fanno male, certo, ma anche issare sul piedistallo con interviste, serie tv e ospitate, un personaggio che ha fatto della tossicità genitale la sua fortuna è sicuramente peggio.



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IL LIBRO

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IL CASO

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INTERVISTA/PADRE KILCAWLEY

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- IL LIBRO DELLA BUSSOLA: UNA CALAMITA' IGNORATA

IL NUOVO LIBRO NBQ

Pornografia, calamità ignorata. Il nuovo libro della Bussola

24_05_2019

A cura di Elisabetta Broli, che ha raccolto la professionalità di autori vari, il nuovo libro della Nuova Bq, "Pornografia, calamità ignorata", ha lo scopo di affrontare il problema, una vera e propria piaga sociale. Il libro fornisce anche ampi spunti per indirizzare alla soluzione chi soffre, oltre che testimonianze dirette di chi è uscito dal tunnel della dipendenza.