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Profughi

Tagli fino al 60 per cento delle razioni alimentari dei profughi in Africa orientale

Unhcr e Pam chiedono con urgenza 266 milioni di dollari per riportare gli aiuti alimentari a livelli adeguati o le condizioni di vita nei campi profughi diventeranno insostenibili

Migrazioni 17_03_2021

Il 2 marzo il Programma alimentare mondiale (Pam) e l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) hanno chiesto con urgenza alla comunità internazionale aiuti per 266 milioni di dollari per mettere fine ai tagli alle razioni alimentari destinate ai profughi della regione del Corno d’Africa, dell’Africa orientale e dei Grandi Laghi. La mancanza di fondi ha costretto le agenzie Onu a ridurre le razioni fino al 60 per cento in Rwanda, 40 percento in Uganda e Kenya, 30 per cento in Sudan del Sud, 23 per cento a Gibuti e 16 per cento in Etiopia con serie conseguenze per la salute di adulti e bambini. L’effetto della riduzione degli aiuti è aggravato dai provvedimenti adottati per contenere la diffusione del Covid-19 che a loro volta hanno ridotto la disponibilità di generi alimentari nei mercati all’interno dei campi profughi e la possibilità di una parte almeno dei profughi di trovare occupazioni occasionali e svolgere piccole attività commerciali. Oltre ai danni alla salute, dall’anemia ai ritardi nella crescita dei bambini, la scarsità di cibo ha altre conseguenze non meno preoccupanti. “Aumenta la preoccupazione per le condizioni di sicurezza – dice Clementine Nkweta-Salami, direttore dell’ufficio Unhcr per il Corno d’Africa, l’Africa Orientale e i Grandi Laghi – il razionamento del cibo e la scarsità di denaro portano a scelte negative e rischiose come prendere a prestito denaro a tassi di interesse molto elevati, vendere i propri beni per procurarsi cibo, far lavorare i bambini. Aumenta inoltre la violenza domestica e crescono disperazione e la convinzione di non avere alternative”. Negli 11 stati della regione sotto mandato dell’ufficio Unhcr il 72 per cento dei 4,7 milioni di profughi risente in qualche misura dei tagli. Data la situazione, i profughi hanno di fronte due alternative: restare nei campi dove le condizioni di vita si stanno deteriorando oppure rischiare di tornare a una casa da cui erano fuggiti perché era insicura.