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la sentenza

«Speranza eseguiva gli ordini». Scaricabarile di Stato sui danneggiati

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Nelle motivazioni del Tribunale dei Ministri sull'archiviazione della denuncia contro Speranza e Aifa, non si negano effetti avversi e danneggiati, ma si dice che l'ex ministro non ha colpe perché c'era stato il via libera di Oms, Ema e Fda. Uno scaricabarile di Stato che regala l'impunità a chi ha gestito la campagna vaccinale anti-Covid.

Attualità 06_04_2024

Se c’è un principio che viene affermato nelle oltre 30 pagine di motivazione con le quali il Tribunale dei ministri archivia la denuncia del Comitato Ascoltami e del sindacato Osa Polizia contro l’ex ministro della salute Roberto Speranza, è che l’Italia ha semplicemente eseguito gli ordini che venivano dall’alto.

Chi? Il giudice di Roma cita nell’ordine l’Ema, l’Oms, l’Fda statunitense e la Commissione europea. Istituzioni, organismi o agenzie regolatorie sovranazionali che hanno dato il via libera ai vaccini prima che il Ministero della Salute e Aifa introducessero nel mercato italiano gli inoculi. Ne consegue che di ogni tipo di responsabilità su eventuali danneggiamenti a persone, non sarebbe Speranza – e in seconda battuta l’ex direttore di Aifa Nicola Magrini – che deve rispondere, ma semmai quegli organismi.

Quello che emerge, dunque, non è un’analisi degli elementi contro la tesi dei numerosi reati evidenziati dagli avvocati Angelo Di Lorenzo e Antonietta Veneziano, ma una sorta di buona fede istituzionale. Speranza ha eseguito gli ordini che venivano dall’alto e lo ha fatto nell’«esclusivo interesse del popolo italiano», si legge. Una sorta di “protocollo Norimberga” per l’ex ministro, che però stavolta fa comodo sfruttare a vantaggio delle istituzioni. Del resto, se c’erano organismi sovranazionali che avevano dato il via libera per i vaccini, che senso ha prendersela con chi, in Italia, li ha somministrati?

Il punto forse, che è assente, è un’analisi nel merito delle accuse mosse a Speranza e Magrini e giova ricordare che, oltre all’omicidio plurimo, sicuramente impegnativo da dimostrare, i denuncianti avevano elencato una sfilza di reati rientranti dentro l’accusa di falso ideologico, la maggior parte scaturiti dall’inchiesta sugli Aifaleaks di Fuori dal Coro. Omissioni nei rapporti con le Regioni che stavano via via segnalando reazioni avverse aumentate e non previste, ritardi nella classificazione dei danneggiati, aggiustamenti grafici per depotenziare la portata comunicativa degli effetti avversi, perfino l’ostinata volontà di non riportare certi dati perché «così si uccide il vaccino».

Accuse precise, circostanziate, che evidenziavano un modus operandi da parte di Aifa volto a minimizzare tutto ciò che emergeva e poteva rallentare fino a ostacolare la campagna vaccinale di massa. Non c’era bisogno di ripararsi sotto l’ombrello di Ema, Fda e Oms, come se l’Italia avesse perduto improvvisamente sovranità sanitaria e avesse delegato l’onere del controllo ad altri. Aifa che cosa ci sta a fare allora? È sua, ed era sua in quei giorni, la responsabilità del controllo sulla sicurezza. Anche se qualcuno in alto avesse detto il contrario, sarebbe stato suo compito accertarsi di quello che emergeva. Fino a prova contraria l’autorità di farmacovigilanza è assegnata dalla legge italiana prima di tutto all’Aifa e non certo all’Ema e men che meno alla Fda o all’Oms.

E questo vale anche per un altro organismo tirato in ballo, quella Commissione europea alla quale il giudice ha delegato ogni tipo di responsabilità sulle procedure di acquisto, nel capitolo di reato apposito sollevato dai denuncianti. Ebbene: proprio la Presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen oggi è sotto indagine per gli sms scambiati con il Ceo di Pfizer Albert Bourla, ma il giudice non ha ritenuto che la cosa potesse interessare anche l’Italia. Una svista, visto che le ricadute di eventuali irregolarità nell’approvvigionamento dei vaccini, se mai accertate, avrebbero avuto conseguenze anche nel nostro Paese.

Gli ordini erano questi: vaccinare. E l’Italia ha eseguito. Punto. Tutto il resto, eventi avversi, danneggiati, malori improvvisi, invalidi cresciuti a dismisura nel tempo anche a causa della mancanza di cure tempestive, non sono altro che un accidente fuori percorso. Previsto, se vogliamo, ma irrilevante. Il giudice, infatti, non nega l’esistenza di danneggiati, né entra nel merito della mole di dati forniti nell’esposto che mostrava come già durante la campagna vaccinale ci fossero evidenze di mio-pericarditi o trombosi e molte altre patologie. No, questo è un aspetto che al giudice non interessa.

Semplicemente non lo nega, anzi lo mette in conto, e non esclude che in molti casi ci sia stata un’inefficacia vaccinale, ma semplicemente dice che non è stata colpa di Speranza perché Speranza non ha fatto altro che attenersi alle disposizioni sovranazionali di Ema e Commissione europea. Un fedele esecutore, dunque, da premiare semmai, non certo da indagare.

Ma allora, la colpa di chi sarà? Di Oms e Ema? Lo Stato dovrà rivalersi su di loro per avere ragione del dolore di quei poveri cittadini che, vaccinatisi per convinzione o per costrizione, hanno riportato danni gravi alla salute? Sarebbe fantapolitica, ma anche la naturale conseguenza di un ragionamento che fa emergere uno scaricabarile istituzionale inquietante.



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