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ISLAMIZZAZIONE

Siviglia, prima moschea dal tempo della Reconquista

Nella città simbolo della Reconquista cristiana contro gli islamici invasori, sorgerà una moschea. Un ex calciatore del Siviglia, Frédéric Oumar Kanouté, ha lanciato una campagna raccolta fondi per la costruzione dell'edificio e sta avendo successo.

Libertà religiosa 30_05_2019

Ogni volta che qualcuno, sulla scia dell’appassionata denuncia di Oriana Fallaci, evoca l’«Eurabia» e con essa il rischio di islamizzazione del Vecchio Continente, viene ancora oggi guardato come uno poco lucido e incline, poveretto, ad esagerazioni. Eppure, se da un lato le proiezioni demografiche sembrano allontanare – almeno nell’immediato – lo scenario eurabico, dall’altro di segnali poco rassicuranti non ne mancano. Si pensi, tanto per fare un esempio, ai nuovi nati europei e soprattutto ai loro nomi: a Berlino, nel 2018, quello più scelto è stato Mohamed. Stessa musica a Bruxelles; a Londra, invece, è accaduto già quattro anni fa, mentre a Parigi il nome islamico per eccellenza risulta nella top ten dei nomi dei neonati già da anni.

Almeno simbolicamente, insomma, l’islamizzazione dell’Europa avanza. Eccome. Lo possono confermare gli abitanti di Siviglia, la capitale della regione dell'Andalusia, nel sud della Spagna. E’ infatti proprio in questa città – di fama conservatrice e che le stesse guide turistiche indicano come centro dove resiste ancora la cattolicissima Spagna ormai «quasi totalmente scomparsa altrove» - che a breve potrebbe essere aperta una moschea. Il che non è un fatterello marginale, dato che a Siviglia sarebbe la prima moschea 700 anni dopo la Reconquista, ossia le guerre combattute e vinte dai regni cristiani per liberare la penisola iberica dal dominio arabo.

La cosa curiosa è che non la prima volta che nella città spagnola – il cui centro storico è tutt’ora disseminato d’immagini della Madonna e dove le processioni della Semana Santa sono ancora assai partecipate – si tenta di aprire un luogo di culto islamico. Ci si provò infatti già nove anni va, immaginando tale iniziativa nel quartiere sivigliano di san Jerónimo. Un tentativo che naufragò per un motivo molto semplice: gli abitanti della zona insorsero, scendendo in piazza a centinaia con cartelli e striscioni.

Com’era prevedibile, la manifestazione fu etichettata da alcuni come «islamofoba» ma, se non altro, riuscì a fermare l’apertura della moschea. Moschea che invece stavolta potrebbe aprire veramente grazie all’attivismo di un vip: l’ex calciatore Frédéric Oumar Kanouté, già asso della squadra cittadina tanto tutt’ora detiene il primato di primatista di reti – 28 - con la maglia del Siviglia nelle competizioni europee. Ebbene, Kanouté, che nella città spagnola arrivò nel 2005, si è messo in testa, inaugurando un’apposita campagna di raccolta fondi, di raccogliere 300.000 euro e più per l’apertura di una moschea. Ad oggi non è chiaro quando ciò avverrà, ma la campagna pare stia dando i suoi frutti. Finora sono infatti state quasi 7.000 le donazioni, con più di metà del denaro necessario allo scopo già raccolto.

«Lo faccio per salvare il culto islamico della città», spiega l’ex calciatore a chi gli domanda il motivo di questo suo attivismo. Un attivismo non nuovo per Kanouté che, da pio islamico, già nel 2007 aiutò la comunità mussulmana locale acquistando una muṣallā, sostanzialmente un oratorio islamico, e che per la sua campagna ha già raccolto appoggi economici importanti anche da altri calciatori, Abdoulaye Doucouré, centrocampista del Watford, e Benjamin Mendy,  difensore del Manchester City.

Tutto ciò sta finendo con l’impensierire molti, che vedono nell’apertura di una moschea il principio di un invasione di una città, lo si ripete, simbolo della Reconquista e tutt’ora di granitiche tradizioni cattoliche. Paure infondate? Chissà.

Quel che è certo che, dei 2 milioni di mussulmani oggi presenti nella penisola iberica, quasi il 60% risulta essere composto da stranieri, la maggior parte dei quali immigrati recenti provenienti dal Nord Africa, dal Medio oriente e dall'Asia del Sud – e senza la cittadinanza spagnola. Non solo: la percentuale dei fedeli islamici presenti in Spagna, se da un lato non arriva oggi al 5% della popolazione, dal 2007 al 2017 risulta comunque raddoppiata. Non occorre dunque essere disfattisti né «islamofobi» per vedere nell’apertura di una moschea in quel di Siviglia il principio di un ritorno che, agli occhi di molti, sa di incubo.