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RELIGIONE IN RITIRATA

Sempre meno cristiani nel mondo, trionfa il relativismo

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Secondo uno studio del Pew Research Center, gli adulti di oltre una dozzina di Paesi occidentali affermano che non è necessario credere in Dio per condurre una vita morale. Benedetto XVI avvertiva: “con il venir meno dell’idea di Dio viene meno anche quella di un mondo vero". 

Editoriali 02_05_2023
Chiesa vuota

Secondo un recente studio condotto da Janell Fetterolf e Sarah Austin, entrambe ricercatrici al Pew Research Center, gli adulti di oltre una dozzina di Paesi occidentali affermano che non è necessario credere in Dio per condurre una vita morale o avere buoni valori. La ricerca, basata sulle risposte alla indagine Pew Research Center's Global Attitudes Survey condotto nella primavera del 2022, è stata pubblicata il 20 aprile. Nei Paesi europei e nordamericani, almeno sei intervistati su dieci ritengono che non sia necessario credere in Dio per essere morali. Tra questi, nove svedesi su dieci, la percentuale più alta di tutti i Paesi presi in esame. Al contrario, gli israeliani sono quasi equamente divisi sulla necessità di credere in Dio per essere morali: il 47% afferma che tale credenza è necessaria, mentre il 50% sostiene il contrario.

Alla domanda se fosse "necessario o meno credere in Dio per essere morali e avere buoni valori", la maggioranza degli intervistati nei Paesi dell'Europa occidentale: Svezia (90%), Francia (77%), Regno Unito (76%), Paesi Bassi (76%), Spagna (74%), Belgio (69%), Italia (68%), Germania (62%) e Grecia (60%), ha risposto che non era per nulla necessario credere in Dio per esser brave persone. Il dato viene confermato anche dalla maggior parte degli intervistati in altri Paesi, extra-europei ma comunque parte della civiltà occidentale, tra cui l'Australia (85%), il Canada (73%) e gli Stati Uniti (65%).

La maggior parte dei cittadini, anche in questi Paesi, dichiara che la fede in Dio non è necessaria per "essere morali e avere buoni valori", un dato viene oltremodo confermato anche da Paesi tradizionalmente considerati roccaforti di religiosità e fede: la maggioranza degli intervistati nelle nazioni dell'Europa orientale come la Polonia (67%) e l'Ungheria (63%), che hanno anche governi favorevoli ai valori tradizionali e alla religione cristiana, confermano l’opinione dominante: vivere come se Dio non esistesse o come se Dio esista, non cambia nulla.

In Italia una media del 68% degli intervistati dichiara che non è necessario credere in Dio per esser brave persone con buoni valori morali, tra essi il 61% si dichiarano appartenenti ad una chiesa (‘presumibilmente’ la Cattolica Apostolica Romana) e gli altri invece si dichiarano non credenti o credenti, ma non appartenenti a chiese. Un dato preoccupante per un Paese che ancora si ritiene ‘cattolico’ e ricco di ‘fedeli’. Tuttavia dai dati raccolti in questi anni dalle due ricercatrici, si deve rilevare come in Italia, dal 2019 al 2022, siano stabilmente al 30% le persone che dichiarano indispensabile la fede in Dio per aver forti valori morali, così come quelle che non riconoscono l’importanza di Dio, dopo un periodo (2002-2013) in cui si erano registrati aumenti tra i diffidenti sull’importanza di Dio e corrispondenti riduzioni tra i credenti. In ogni caso, l’invito pressante che Joseph Ratzinger / Papa Benedetto lanciava prima nel 2005 a Subiaco, poi nel  2010 a Roma, poi ribadito al ‘Cortile dei gentilì’ in Portogallo nel 2012, quella urgente necessità di “vivere come se Dio esistesse”.

Un Dio che ha il volto di Gesù Cristo, che ci evita di perdere la dignità e d’esser fagocitati  da  un “nuovo moralismo le cui parole-chiave sono giustizia, pace, conservazione del creato, parole che richiamano dei valori morali essenziali di cui abbiamo davvero bisogno. Ma questo moralismo rimane vago e scivola così, quasi inevitabilmente, nella sfera politico-partitica…un tentativo, portato all’estremo, di plasmare le cose umane facendo completamente a meno di Dio che ci conduce sempre di più sull’orlo dell’abisso, verso l’accantonamento totale dell’uomo”. Da qui l’urgenza di ribaltare la situazione o come diceva Ratzinger, cercare di vivere e indirizzare la sua vita veluti si Deus daretur, come se Dio ci fosse…[perché] così tutte le nostre cose trovano un sostegno e un criterio di cui hanno urgentemente bisogno”.  A quanto pare, solo i cittadini di Israele e Singapore sono stati invece più equamente divisi sulla questione, con il 50% e il 54% degli intervistati, rispettivamente, che hanno affermato che la fede in Dio è un prerequisito per la moralità e i buoni valori. La Malesia è stato l'unico Paese in cui la stragrande maggioranza dei partecipanti (78%) ha ritenuto che la fede in Dio sia necessaria per condurre una vita morale con buoni valori.  

La differenza di opinioni tra i religiosi affiliati e quelli non affiliati riguardo alla necessità di credere in Dio per vivere una vita morale con buoni valori si è estesa a tutti i Paesi esaminati, anche se le maggioranze appartenenti a entrambi i gruppi non ritenevano che la fede in Dio fosse un requisito per ottenere una vita di questo tipo. Nella maggior parte dei Paesi presi in esame, anche la metà o più delle persone che dicono di appartenere a una religione afferma che non è necessario credere in Dio per essere morali, tra cui l'86% degli svedesi affiliati ad una religione e il 75% degli australiani. I dati che emergono da questa indagine non fanno altro che confermarci le preoccupanti evidenze che mostrano le cronache che raccontiamo e giudichiamo su questo giornale quotidianamente: il venir meno dell’idea di Dio ed il consolidarsi della folle pretesa illuminista della ‘vita buona senza Dio’, già sperimentata e che sta provocando milioni di vittime.

Negli ultimi anni il teologo Ratzinger ed il filosofo Spaeman hanno denunciato, “il tentativo, portato all’estremo, di plasmare le cose umane facendo completamente a meno di Dio ci conduce sempre di più sull’orlo dell’abisso, verso l’accantonamento totale dell’uomo” ed inoltre, come la barbarie woke e LGBTI ci dimostra tutti i giorni, “con il venir meno dell’idea di Dio viene meno anche quella di un mondo vero". A tale denuncia e pressante invito alla riscoperta della ragione e alla testimonianza reale della fede, tutti siamo chiamati a dare una risposta ed una testimonianza. Una sfida al relativismo a cui le  chiese cristiane, i dati dimostrano, hanno rinunciato.