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Santi Maurizio e compagni

La più antica fonte scritta sul martirio di san Maurizio (†287) e dei suoi compagni della Legione Tebea, da lui guidata, è la Passio Agaunensium martyrum

Santo del giorno 22_09_2024 English Español

La più antica fonte scritta sul martirio di san Maurizio (†287) e dei suoi compagni della Legione Tebea, da lui guidata, è la Passio Agaunensium martyrum. Questa fu redatta nel V secolo da sant’Eucherio di Lione sulla base di informazioni tramandate prima da Teodoro di Sion, patrono del Canton Vallese, e poi da Isacco, vescovo di Ginevra.

Secondo il racconto di Eucherio, la Legione Tebea era composta da cristiani ed era stata chiamata dall’Oriente in soccorso di Massimiano, impegnato a difendere l’impero in Europa centrale. A un certo punto, Massimiano ordinò ai soldati di compiere sacrifici in onore degli dei pagani per chiedere il successo della campagna militare e presumibilmente lo sterminio di popolazioni divenute cristiane. Maurizio e i suoi non obbedirono (secondo alcune fonti la Legione era composta da 6600 uomini). Ciò scatenò l’ira di Massimiano, che ne dispose la decimazione, senza riuscire tuttavia a scoraggiare i sopravvissuti che alla fine furono tutti uccisi ad Agaunum, l’odierna Saint-Maurice, in Svizzera. L’edizione più recente del Martirologio Romano riporta alla data di oggi i nomi di Maurizio (patrono degli alpini, in suo onore sono stati costituiti diversi ordini religiosi cavallereschi), Essuperio, Candido e Vittore.

Gli stessi nomi sono presenti nella Passio di Eucherio, che contiene anche una lettera con cui i soldati cristiani cercarono di spiegare a Massimiano perché non potevano obbedire: «Siamo tuoi soldati, signore, ma anche servi di Dio, cosa che noi riconosciamo francamente. A te dobbiamo il servizio militare, a Lui l’innocenza. Da te riceviamo lo stipendio, da Lui abbiamo ricevuto la vita. Non possiamo dunque ubbidirvi offendendo Dio [...]. Ecco, teniamo le armi, ma non faremo resistenza […], preferiamo morire innocenti che vivere colpevoli […]. Diamo atto di essere cristiani, perciò non possiamo perseguitare i cristiani».