Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Teresa d’Avila a cura di Ermes Dovico
retroscena

Rubtsov-González, la spia russa difesa dai progressisti

Ascolta la versione audio dell'articolo

Uno caso politico emerso in occasione dello scambio di prigionieri tra Russia e Occidente. Il sedicente "giornalista spagnolo" che accusava la Polonia di omofobia in realtà agiva per conto di Putin.

Esteri 10_08_2024

Quando gli agenti polacchi hanno fermato il sedicente “giornalista spagnolo” Pablo González al confine tra Polonia e Ucraina nel 2022 il governo conservatore polacco è stato sommerso dalle critiche: non soltanto dagli ambienti liberal di sinistra polacchi allora all’opposizione e dai loro media ma anche dalle organizzazioni internazionali dei giornalisti, dai media mondiali e, purtroppo, dalla Commissione Europea per cui il “caso González” era la prova della violazione dello stato di diritto in Polonia. E adesso, in occasione dello scambio dei prigionieri tra la Russia e l’Occidente, tutti questi difensori del “giornalista” González, che in realtà si chiama Pavel Rubtsov, hanno dovuto ammettere che difendevano una spia russa che Putin stesso voleva nell’elenco dei prigionieri da scambiare.

Il 2 agosto ad Ankara si è realizzato il più grande scambio di prigionieri tra Russia e Paesi occidentali dai tempi della Guerra Fredda. L'operazione ha coinvolto 26 persone provenienti dalle carceri di sette Paesi, inclusa la Polonia. Per l'opinione pubblica mondiale i nomi delle persone rilasciate e le loro storie sono quasi sconosciuti. Ma in Polonia una grande eco ha avuto la notizia che tra le persone richieste da Mosca per lo scambio c’era anche Pavel Rubtsov, un agente dell'intelligence militare russa (GRU) fermato al confine polacco-ucraino il 27 febbraio 2022. Si è finto giornalista spagnolo usando il nome Pablo González. Sfruttava il suo status di giornalista per raccogliere informazioni in Ucraina e in tutta l’Europa per i servizi segreti russi.  Rubtsov era in contatto con l'attivista LGBT+ Bartosz Staszewski, che più volte ha difeso il presunto giornalista spagnolo “represso” dal governo del partito Diritto e Giustizia (PiS). La spia russa presentava la Polonia come il Paese più omofobo dell’UE, compiendo, per conto della Russia, una grande azione di disinformazione. Le menzogne del “giornalista spagnolo” sono diventate uno dei pretesti degli attacchi, delle accuse, delle sanzioni dell’UE contro la Polonia da parte di Bruxelles per il non rispetto del cosiddetto stato di diritto.

Lo spione "González-Rubtsov" è stato difeso, tra gli altri, dalla Federazione europea dei giornalisti, da Reporter Senza Frontiere, dal Ministero degli Affari Esteri spagnolo, nonché da Amnesty International. La stessa notizia è stata accolta con grande “preoccupazione” dai "media liberi" e dall'"opposizione democratica" in Polonia. Chi erano tutti coloro che difendevano a spada tratta González con il pretesto di difendere i diritti umani? Nella migliore delle ipotesi, erano solo degli “utili idioti” ingenui. La spia russa è stata difesa solo perché si presentava come "giornalista". Ma adesso bisognerebbe ricordare i nomi delle persone, delle testate e delle organizzazioni dei suoi difensori.

Purtroppo, queste menzogne riguardanti la Polonia e legate al caso González sono state successivamente utilizzate dagli autori di un rapporto pubblicato dalla Commissione Europea e servivano da pretesto per le continue critiche alla Polonia sulla scena internazionale, nonché per bloccare il pagamento dei soldi europei destinati al Paese. L'arresto e la detenzione di una spia russa sono diventati per la Commissione europea la prova della violazione dello stato di diritto, pretesto che, di fatto, ha contribuito al cambio del governo in Polonia. Ovviamente questa massiccia operazione di disinformazione mirata a creare l'immagine della Polonia come un Paese antidemocratico è stata effettuata dalla Russia che voleva allora screditare e colpire il più stretto alleato dell’Ucraina durante la guerra scatenata da Putin. E purtroppo ci è riuscita.

Intervistato dai media polacchi, Mariusz Kamiński, ex capo dell’Agenzia per la Sicurezza Interna, ha raccontato i retroscena del “caso Rubtsov” svelando che «un anno e mezzo fa, durante il governo del partito Diritto e Giustizia, gli americani ci contattarono informandoci che stavano avviando trattative con i russi sullo scambio di prigionieri. Il punto di partenza sono sempre gli agenti dei servizi segreti. Sin dai tempi della Guerra Fredda esiste la tradizione che anche i prigionieri politici imprigionati sotto il regime sovietico e ora sotto il regime di Putin siano soggetti a tale scambio. Ho reagito positivamente, ero sinceramente felice che avvenisse uno scambio del genere. Gli americani ci hanno chiesto se avevamo qualcuno di particolarmente prezioso per la Russia. Ho sottolineato che l'agente russo più prezioso che era detenuto in una prigione polacca era Pavel Rubtsov, o "Pablo Gonzalez", sotto le mentite spoglie di un "giornalista spagnolo". I materiali della sua collaborazione con l'intelligence russa, raccolti dal nostro controspionaggio, erano molto forti, perciò doveva affrontare molti anni di prigione». «Era una spia molto pericolosa – spiega il ministro – che operava non solo in Polonia, ma anche in tutta Europa. Le prove erano schiaccianti. Gli americani erano ansiosi di includerlo in questo scambio».

Kaminski ha svelato anche un altro fatto importante riguardante i prigionieri che dovevano essere scambiati. «In qualità di coordinatore dei servizi speciali, ho posto loro una condizione. Dato che doveva essere uno scambio di pacchetti di prigionieri, con una portata più ampia, ho proposto Andrzej Poczobut [giornalista bielorusso, d’origine polacca, oppositore del regime di Lukashenko , ndr]. Naturalmente non si tratta di un agente dei servizi polacchi ma di un oppositore condannato a 8 anni di carcere». Ovviamente Lukashenko, da burattino russo, avrebbe consentito a consegnare Poczobut, come parte di uno scambio. La seconda persona che i polacchi hanno indicato agli americani era un cittadino russo di origine polacca, condannato a 12 anni di campo di lavoro con l'accusa di collaborazione con i servizi segreti polacchi. È ancora nel gulag. «Per noi – ha detto Kaminski – era ovvio che un agente come Pavel Rubtsov/Pablo González era la persona giusta da scambiare. Gli americani ne hanno preso atto. Hanno avviato le trattative con i russi e più tardi sono avvenuti ulteriori contatti con i servizi americani».

Poi in Polonia ci sono state le elezioni (a settembre) e il cambio di governo (a dicembre) e la situazione è cambiata. I nuovi governanti polacchi apparentemente non si interessavano più alla sorte dei due prigionieri politici legati alla Polonia: gli uomini del premier Tusk hanno dato ai russi il loro agente più prezioso senza ottenere nulla. «Rubtsov è libero, Poczobut è in prigione», ha sentenziato l'eurodeputato di Diritto e Giustizia Maciej Wąsik. Un altro fallimento del governo “europeista” di Tusk! Ma non soltanto suo: è in certo senso anche un fallimento dell’Occidente che ha liberato pericolose spie russe in cambio di oppositori, dissidenti e altri innocenti perseguitati dal regime russo.



Come ai tempi del comunismo

Le torture a padre Olszewski, prigioniero politico nella Polonia di Tusk

Arrestato da agenti con passamontagna, lasciato per 60 ore senza mangiare, privato della possibilità di andare in bagno e svegliato a ogni ora della notte. Una procedura riservata ai peggiori criminali e disposta dalla Procura nazionale. Il racconto delle torture subite da padre Michal Olszewski, prigioniero politico nella Polonia dell’europeista Tusk.

IL QUADRO

Polonia: le purghe del governo Tusk, con l’avallo di Bruxelles

Il ministro della Giustizia, Adam Bodnar, ha cominciato le purghe sostituendo illegalmente il procuratore nazionale e cercando di irrompere con la forza nei suoi uffici. Nel mirino c’è anche il presidente Andrzej Duda. E l’UE approva.