Ricorso alla Cedu contro la censura
ProVita si è vista togliere i propri manifesti dalle vie di Roma. Ha fatto inutilmente ricorso al Tar e al Consiglio di Stato. Ora prova il ricorso alla Cedu.
ProVita & Famiglia è da sempre un’associazione che si batte coraggiosamente sul campo a tutela della vita e della famiglia naturale. Un soggetto così dinamico e combattivo si è fatto molti nemici negli anni.
Sul loro sito possiamo leggere: «Entro Natale Pro Vita & Famiglia onlus dovrà presentare ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, per difendere la libertà di espressione e quella di tutti i prolife. Ma… come siamo arrivati fino a questo punto? Molti pensano che in Italia, tutto sommato, ci sia libertà di esprimersi. Questo, però, non sembra essere vero per i pro-vita. Noi l’abbiamo sperimentato in prima persona.
La censura delle pubbliche amministrazioni nei nostri confronti e nei confronti dei messaggi prolife è arrivata a livelli estremi. Siamo arrivati al punto che non possiamo mostrare l’immagine di una bimba nel grembo o criticare il “gender”... Quando le nostre campagne escono dai social e arrivano in strada - manifesti, affissioni, comunicazione visibile a tutti - incontrano spesso un muro.
L’amministrazione di Roma Capitale è quella che ci ha più spesso tappato la bocca. Abbiamo fatto affiggere manifesti che protestavano contro l’introduzione del gender nelle scuole e Roma Capitale li ha rimossi. […] Abbiamo fatto ricorso al Tribunale amministrativo del Lazio. Il TAR ha purtroppo dato ragione a Roma Capitale. […] Le nostre affissioni contro il gender, invece, sono state giudicate - in sostanza - lesive della libertà dei transgender. Abbiamo così fatto ricorso al Consiglio di Stato, il più alto giudice amministrativo in Italia. E cos’è successo? Il Consiglio di Stato ha rigettato i nostri ricorsi e giustificato completamente la censura.
[…] C’è un’ultima opportunità che Pro Vita & Famiglia onlus può percorrere. Un ultimo ricorso. L’ultima chance per difendere la libertà di espressione di tutti coloro che credono nella vita e nella famiglia. Abbiamo infatti deciso di ricorrere alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU). Abbiamo esaurito tutti i ricorsi interni a giudici italiani e la Corte di Strasburgo è l’unica che può, in questo caso, far trionfare la giustizia e la libertà».


