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CINA

La strategia di Bruce Lee: le proteste di Hong Kong "sono acqua"

È tornato a parlare il capo dell’esecutivo di Hong Kong, Carrie Lam. Ma dai suoi discorsi, purtroppo, non si ottiene nulla di nuovo. Pare che non abbia nulla da dire. I manifestanti invece continuano le loro proteste contro le ingerenze della Cina, con una strategia alla Bruce Lee: "Non essere un’unica forma, adattala e costruiscila su te stesso e lasciala crescere: sii come l’acqua"

Esteri 22_08_2019
Hong Kong

È tornato a parlare il capo dell’esecutivo di Hong Kong, Carrie Lam. Ma dai suoi discorsi, purtroppo, non si ottiene nulla di nuovo, se non la sua assicurazione che l’emendamento alla legge sull’estradizione (che avrebbe consentito la consegna dei fuggitivi anche alla Cina continentale) è “morto” ma non ritirato e che lei e il governo sono pronti ad ascoltare tutti i settori della società. Oramai questa donna è un disco rotto ed è evidente che i suoi margini di manovra sono scarsi a dire poco.

Sui manifestanti è sempre attenta a parlare per non urtare i nervi che sono già a fior di pelle, mentre della Cina non può parlare per evidenti motivi. Le domande che toccano la Cina vengono da lei sempre affrontate, in definitiva, non rispondendo. Questo weekend di proteste per la maggior parte non violente, ha fatto un poco tirare un sospiro di sollievo a lei e anche alla polizia, di cui è interessante seguire le conferenze stampa giornaliere. Anche qui, tutte le domande sulla Cina vengono abilmente risposte non rispondendo. Si è dato conto martedì 20 dell’arresto di tre poliziotti colpevoli di aver malmenato un uomo anziano degente in ospedale (ma sembra il caso non sia collegato alle proteste) mentre non c’è stata una risposta concreta sui motivi del mancato ritorno di un addetto del consolato britannico in viaggio in Cina e che è “missing” da Hong Kong da almeno 10 giorni. Questo non fa che aggiungere tensioni alle già travagliate relazioni fra la Cina e la Gran Bretagna proprio intorno a Hong Kong. In fondo l’accordo per il ritorno di Hong Kong e la successiva legislazione sono frutto di un accordo fra Cina e Gran Bretagna quindi, se qualche nazione può dire qualcosa, è proprio Londra. Ma sembra che ancora Boris Johnson non dia segnali chiari sulla posizione del suo governo.

Tornando alla polizia, interessante un accenno di un ufficiale che ha denunciato lunedì un tentativo da parte di alcuni manifestanti di ripetere l’occupazione dell’aeroporto da sabato prossimo. Sarebbe un grave errore, perché attirerebbe su legittime ragioni di protesta l’ira di visitatori impediti nella loro libertà di viaggiare. E inoltre, come ha fatto ben capire il poliziotto, per un ordine restrittivo del giudice che tocca proprio l’aeroporto, i colpevoli di ostruzione verranno incarcerati a vita.

Ma i manifestanti sono imprevedibili, proprio perché adottano una tattica alla Bruce Lee. Una famosa frase del grande lottatore di arti marziali (nato in America ma la cui famiglia proveniva proprio da Hong Kong, come un altro astro delle arti marziali, Jackie Chan, nell’occhio del ciclone in questi giorni per un atteggiamento troppo filo cinese) dice come segue: “Non essere un’unica forma, adattala e costruiscila su te stesso e lasciala crescere: sii come l’acqua. Libera la tua mente, sii informe, senza limiti come l’acqua. Se metti l’acqua in una tazza, lei diventa una tazza. Se la metti in una bottiglia, lei diventa una bottiglia. Se la metti in una teiera, lei diventa la teiera. L’acqua può fluire, o può distruggere. Sii acqua, amico mio”. Questa strategia adattiva, fluida e quindi imprevedibile sembra il marchio di fabbrica di queste manifestazioni, senza un leader visibile, più difficili da imbrigliare. 

La situazione attuale è di stallo, tutti sembrano attendere la mossa dell’altro, sembra una partita a scacchi. E anche la Chiesa di Hong Kong, pure senza leader formale (il Cardinale John Tong è stato chiamato ad essere amministratore apostolico ma il vescovo titolare manca da 8 mesi), sembra oggetto di una partita a scacchi fra Cina e Vaticano. Tranne alcune prese di posizione del sempre battagliero Cardinale Zen (che in questi giorni ha festeggiato il 70mo della sua professione religiosa nei salesiani) e del vescovo ausiliare Ha, non molto altro filtra dagli ambienti diocesani. Certo la partenza del responsabile della missione di studio in Hong Kong, Monsignor Ante Jozic in febbraio (promosso a nunzio apostolico ma poco dopo vittima di un serio incidente automobilistico da cui penso sia ancora convalescente) ha un poco sparigliato la partita, visto che il Monsignore croato era visto come uno di quelli con un atteggiamento conciliatorio verso le aperture alla Cina popolare. Questo avrebbe potuto favorire un certo tipo di candidato, ma ora sembra che le carte sono state mischiate di nuovo. Certo sono speculazioni formulate ascoltando sussurri uditi in tiepide giornate di primavera nella città che cominciava a marciare contro la legge sull’estradizione. Ma sembra comunque che quest’altra partita a scacchi (Vaticano-Cina) ancora non abbia prodotto una mossa risolutiva.