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DIOINCIDENZE

La Madonna della Catena ci dice cos’è la libertà

Sabato 9 ottobre il cielo sopra Riesi ci ha regalato un’immagine che da quattro angolature diverse sembra la Madonna della Catena. Un culto che ci ricorda che Dio, attraverso Maria, ci libera dalla schiavitù del peccato. Come poche volte prima, la Regina della Pace ha messo a tema, il 25 ottobre, la libertà, ricordando che le «catene» non vengono da Dio. Mentre il mondo…

Editoriali 05_11_2021
Madonna_cielo_Riesi_4 angolature

Qualcuno le chiama «dioincidenze», aiutano a leggere il quotidiano nel disegno di Dio. Ho appena studiato il «Prodigio palermitano della Madonna della Catena», quando su WhatsApp mi arriva una notifica. Il mittente è Giuseppe Cartella, un amico di Canicattì che è stato ispirato dalla realtà di Medjugorje, il promotore dei gruppi siciliani della Regina della Pace. Apro il messaggio e vedo quattro immagini, prese da luoghi e angolature differenti, in cui in un’alchimia di nuvole compare nitida la materna figura di Maria. Giuseppe ha accompagnato l’invio con la seguente precisazione: «Guardare sulla nuvola. Foto fatte sabato 9 ottobre al tramonto a Riesi da quattro persone diverse. Ingrandendo l’immagine sembra la Madonna della Catena».

A Riesi, in provincia di Caltanissetta, si trova uno dei quasi 30 santuari dedicati al culto di Nostra Signora della Catena che ha avuto inizio intorno al IX secolo nel cosentino.

In genere non do peso a foto prodigiose o ad altri segni «accessori» perché, nell’accostarmi a un santuario, alla sua storia, punto al cuore dell’evento straordinario e del messaggio che ne sta all’origine. Nello specifico sono rimasto, tuttavia, colpito: sia per la suggestione delle immagini e l’attendibilità della fonte sia, come dicevo, per la concomitanza con il mio lavoro. Inoltre, ho scoperto che il sindaco di Riesi, il 12 settembre, un mese prima del fenomeno celeste, ha consacrato la città a Nostra Signora della Catena. Dioincidenze. Così è finita che ho raccolto altro materiale, passando alcune serate a leggere sul tema qua e là…

In questo modo sono arrivato al 25 ottobre. Appena ho letto il messaggio consegnato dalla Madonna di Medjugorje alla veggente Marija Pavlovic non ho potuto non stabilire una relazione con il contesto che ho descritto, a cui si accompagna il contesto generale… perché è a me, alla famiglia umana, alla Chiesa e al Mondo che la Vergine si rivolge quando appare. Ora, nel messaggio del 25 ottobre si fa riferimento esplicito alle «catene» che affliggono gli uomini del nostro tempo.

Dice la Madonna: «Cari figli! Ritornate alla preghiera perché chi prega non ha paura del futuro. Chi prega è aperto alla vita e rispetta la vita degli altri. Chi prega, figlioli, sente la libertà dei figli di Dio e con cuore gioioso serve per il bene dell’uomo fratello. Perché Dio è amore e libertà. Perciò, figlioli, quando vogliono mettervi delle catene e usarvi questo non viene da Dio perché Dio è amore e dona la Sua pace a ogni creatura. Perciò mi ha mandato per aiutarvi a crescere sulla via della santità. Grazie per aver risposto alla mia chiamata».

Così si legge sul sito ufficiale del santuario http://www.medjugorje.hr/it/. Padre Livio Fanzaga ha precisato che la Madonna in croato ha utilizzato il termine «legami»; Marija mi ha spiegato che nella traduzione italiana si è ricorsi a «catene» perché è termine biblico e la Madonna le ha dato l’impressione di stigmatizzare tutti quei legami in senso di legacci, costrizioni, catene appunto, che vengono imposte all’uomo dalle ideologie atee che, puntando a ridefinire l’esistenza e il bene delle persone al di fuori del piano creaturale, finiscono per soffocarne la libertà. Può sembrare curioso, ma una denuncia simile l’ha fatta qualche giorno fa anche uno statista dalle «solide radici liberali» come Vladimir Putin: intervenendo al Valdai Discussione Club ha detto che vede germogliare in Occidente i semi di un nuovo bolscevismo. Questo mentre l’Ue affronta, dopo la Brexit, la crisi con la Polonia, il cui governo denuncia un deficit democratico nell’Unione, e i popoli del Vecchio Continente portano in piazza un disagio che non riescono più a contenere.

La Madonna della Catena è rappresentata con ai piedi uno schiavo incatenato che invoca la liberazione; oppure la Vergine compare da sola e mostra le catene spezzate. Al livello più alto questa figura simboleggia la schiavitù del peccato di cui parlano le Scritture. E dà testimonianza della pietà della Madre che, se lo chiediamo, può ottenerci il perdono da Dio e mediante esso sciogliere - coi peccati - le angosce, i pericoli, i sensi di colpa, le difficoltà che attanagliano l’esistenza. Ma è pur vero che la devozione è sorta per un problema molto reale e pratico, quando le coste della Penisola erano sotto l’attacco dei saraceni e numerosi innocenti finivano rapiti. Le popolazioni presero a mettersi sotto al Manto di Maria – sub tuum praesidium – perché li proteggesse o riottenesse la libertà di quanti erano stati tradotti in schiavitù. E non solo: il «Prodigio di Palermo» consiste nella liberazione reale e miracolosa di tre giovani in attesa dell’esecuzione che, durante la notte del 23 agosto 1392, rinchiusi nella chiesa di Santa Maria al Porto, chiedendo soccorso alla Madonna, han visto spezzarsi le catene e spalancarsi il portone serrato del tempio nella trascuratezza dei soldati di guardia. Prigionieri senza speranza, furono liberati da morte certa. Dei fatti fu giudice re Martino I di Sicilia che diede solennità al culto.

L’eco del messaggio che arriva dai Balcani ci dice che Dio può spezzare anche oggi ogni costrizione spirituale e materiale che affligge l’uomo. Moltissima gente sta soffrendo, se chiedi dicono che sembra loro mancare l’aria da respirare. L’Occidente e la cristianità sono malati gravi, ma la Madonna della Catena invita a sperare ancora oltre ogni speranza. Non Lei soltanto. Nel messaggio di Medjugorje c’è tutta la famiglia divina che si fa incontro. La Madre rincuora mostrando il Dio trinitario che «è amore e libertà». E ci offre un criterio per discernere la «libertà dei figli di Dio» da ogni retorica di libertà: «Quando vogliono mettervi delle catene e usarvi questo non viene da Dio perché Dio è amore e dona la Sua pace a ogni creatura». Marija ha osservato che gli uomini cercano soluzioni con le migliori intenzioni, ma se si affronta il Male che è nel mondo senza Dio, che è pienezza di Bene, ogni soluzione umana finisce con l’essere un surrogato ideologico. Ha fatto un esempio concreto: «Rispetto al male che è il virus, ti viene detto: “Se vuoi essere libero, c’è il green pass”. Ma la libertà di Dio è un’altra cosa».

Dal 1981 pochissime volte i messaggi di Medjugorje mettono a tema la «libertà» e mai, per come li ho recepiti, parlano con la forza di quest’ultimo di «libertà a rischio». In ogni caso, nel messaggio del 25 novembre 1987 si dice con solennità che la libertà è la condizione con cui Dio stesso sancisce la dignità dell’uomo, ragione per cui le creature possono perfino misconoscerlo e voltargli le spalle: «Dio ha dato a tutti la libertà che io [la Madonna] rispetto con tutto l’amore; e io mi sottometto, nella mia umiltà, alla vostra libertà». Di fronte a una concezione di libertà così intesa, così totale e rispettosa, per forza «quando vogliono mettervi delle catene e usarvi questo non viene da Dio». La libertà di Dio la si acquisisce, dice l’ultimo messaggio, nella preghiera che nutre l’anima, nel dialogo con Dio nel silenzio interiore, nella Confessione e nella Comunione eucaristica cuore a cuore con Cristo; nell’adorazione dell’Ostia santa, faccia a faccia con Lui.

«Chi prega non ha paura del futuro», proprio come Bruna, la mamma ultranovantenne della mia amica Rita. Dopo la sua morte, il 22 ottobre, i figli hanno trovato il suo commiato in un biglietto scritto a mano: «La fede è una cosa meravigliosa, perché riesce a illuminare anche la morte. So che vado a vedere Gesù e quest’uomo è il sogno e l’attesa della mia vita. Vi saluto, “vado in Cielo”… Non piangete!». «Chi crede non ha paura del futuro», perché il nostro futuro è il destino eterno nella Casa del Padre, è la plenitudine nel Dio infinito. E come si può avere paura di un Dio che è amore e libertà? La Vita vera. Per questo, di necessità «chi prega è aperto alla vita» e, nonostante il biasimo e le violenze che in questi tempi inquieti possono venirti perfino dagli amici più cari e dai fratelli, «chi prega rispetta la vita degli altri». Perché chi prega fa esperienza che il Signore così si comporta con noi e «dona la Sua pace a ogni creatura».