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FRANCIA

Il vescovo di Marsiglia lascia e apre alle donne prete

Al momento di lasciare Marsiglia e la presidenza della conferenza episcopale francese, Mons. Georges Pontier ha rilasciato un’intervista al giornale locale La Provence. Il succo del discorso è "Essere più in sintonia con la società che ci circonda", inclusa la fine del celibato e donne prete ("può darsi", "un giorno"). Contro dottrina e magistero.

Ecclesia 08_04_2019
Georges Pontier

Al momento di lasciare Marsiglia e la presidenza della conferenza episcopale francese, il settantacinquenne vescovo Georges Pontier ha rilasciato un’intervista al giornale locale La Provence.

E’ preoccupato per la situazione della chiesa, chiede il giornalista? Certo - risponde - il clima in cui siamo immersi è “complesso”; bisogna che la chiesa torni a Gesù Cristo “il che equivale a dire che vada verso gli altri, i poveri, facendo prova di umiltà”. La chiesa “non deve essere centrata su sé stessa”: “Il buon Dio ci sveglia con questa prova [scandali sessuali] e ci mette davanti le nostre responsabilità”; dobbiamo “essere più aperti alla società, coinvolgerla di più. Essendo più attenti ai laici e alle donne”; “Gli abusi sessuali sono conseguenza di abusi di potere e di coscienza”.

Fino a questo punto Pontier sembra limitarsi ad una litania che potremmo definire alla moda. Alla fine dell’intervista però si avventura in una considerazione sorprendente: “Può darsi che un giorno avremo donne preti o uomini sposati ordinati. Ma non è da qui che dobbiamo cominciare”, “Quello che conta è esercitare il potere in modo diverso. Essere più in sintonia con la società che ci circonda”. Il vescovo Pontier parla di abuso di potere. Ma come lo vogliamo definire un vescovo che, nel pieno esercizio delle sue funzioni, spaccia per buona una dottrina che la chiesa condanna senza appello?

Il 22 maggio 1992, giorno di Pentecoste (e non si tratta di un particolare insignificante), Giovanni Paolo II nella lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis indirizzata ai “vescovi della chiesa cattolica” si occupa della “ordinazione sacerdotale da riservarsi soltanto agli uomini”. Dopo aver ricordato come il sacerdozio sia sempre stato riservato agli uomini, papa Wojtyla cita Paolo VI ripetutamente intervenuto sul tema per le evidenti “ragioni veramente fondamentali”: il “modo di agire di Cristo” non è infatti “guidato da  motivi sociologici o culturali propri del suo tempo”.

Giovanni Paolo II prosegue citando la Lettera apostolica Mulieris dignitatem in cui scriveva: “Chiamando solo uomini come suoi apostoli, Cristo ha agito in modo del tutto libero e sovrano. Ciò ha fatto con la stessa libertà con cui, in tutto il suo comportamento, ha messo in rilievo la vocazione e la dignità della donna, senza conformarsi al costume prevalente e alla tradizione sancita anche dalla legislazione del tempo”. D’altronde, prosegue, “il fatto che Maria Santissima, Madre di Dio e della Chiesa, non abbia ricevuto la missione propria degli apostoli né il sacramento ministeriale mostra chiaramente che la non ammissione delle donne all’ordinazione sacerdotale non può significare una loro minore dignità né una discriminazione nei loro confronti, ma l’osservanza fedele di un disegno da attribuire alla sapienza del Signore dell’universo”.

Nonostante tutto ciò, nel nostro tempo, si è tornati a mettere in discussione la “dottrina circa l’ordinazione sacerdotale da riservarsi soltanto agli uomini”. Questa la perentoria conclusione di Giovanni Paolo II: “Pertanto, al fine di togliere ogni dubbio su una questione di grande importanza”, “dichiaro che la chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa”. Nonostante la chiarezza inequivocabile del pronunciamento di papa Wojtyla, il 28 ottobre 1995 il cardinal Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, è costretto a tornare sul tema con l’esplicito avallo di Giovanni Paolo II per ribadire come la lettera Apostolica Ordinatio sacerdotalis abbia un carattere perenne e definitivo perché appartiene al deposito della fede.

La necessità di riconfermare tante volte lo stesso principio fa venire in mente gli infiniti pronunciamenti antimassonici cui la chiesa è stata costretta dalle sempre reiterate pretese dei “fratelli” di non incorrere nelle condanne emesse in precedenza. Chissà se il sasso lanciato da Pontier con apparente noncuranza e leggerezza non abbia l’obiettivo di suggerire un nuovo pronunciamento pontificio che apra all’ordinazione femminile? Alla domanda di cosa Pontier pensi del proprio successore alla guida della conferenza episcopale francese il porporato risponde: “Ha le capacità di risolvere le sfide lanciate alla chiesa”. Sarebbe interessante sapere a quali sfide si riferisca.