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NUOVA EVANGELIZZAZIONE

Il Vangelo in cento piazze

In queste domeniche di Pasqua, a Roma si svolge la "missione" del Cammino neocatecumenale: un centinaio di fratelli per piazza cantano i salmi e testimoniano il perché della loro fede, invitando chi passa ad unirsi. 

Ecclesia 14_04_2013
Neocatecumenali in piazza Bologna a Roma, 7 aorile

In Italia viviamo tempi di desolazione. Di disperazione anche. Di solitudine. Di abbandono. Di cupa rassegnazione. Da tempo immemorabile abbiamo smarrito la via della vita. Raccogliamo i frutti amari di quello che abbiamo seminato. Abbiamo pensato di costruire senza Dio, abbiamo messo fra parentesi tutto quello che ricorda la morte, la sofferenza, il limite, e abbiamo spalancato le porte al desiderio. Abbiamo esigito, credendoli tali, i diritti del desiderio spacciati per libertà. E siamo rimasti prigionieri del nostro io. Con le sue fantasie. I suoi incubi. E la sua miseria.

La strada della vita, del senso pieno dell’esistenza, della speranza, va dalla parte opposta a quella che abbiamo imboccato: passa per la ricerca del progetto che Dio ha su di noi e per la volontà di realizzarlo. Trova la felicità chi fa la volontà di Dio. E’ quanto Kiko Argüello e Carmen Hernandez, gli iniziatori del Cammino neocatecumenale, hanno sempre insegnato. Così, per esempio, la via della vita passa anche per l’apertura alla vita. Come Paolo VI, profeta inascoltato, aveva solennemente proclamato nell’Humanae vitae. Sembrava impossibile, sembrava troppo. Una vita matrimoniale in cui ogni atto coniugale fosse aperto alla possibilità di avere figli. Un’esagerazione!

Eppure anno dopo anno sono nati i figli, tanti, tantissimi, e poi i figli si sono sposati, presto, e sono arrivati i nipoti. Una benedizione. Certo, una vita faticosa. Ma una fatica che ha dato frutti strabordanti. Sbalorditivi. Una vita fondata sulla roccia che rende possibile ciò che umanamente è impossibile. Perché costruita sulla vittoria di Cristo sulla morte. Tutto quel brulichio di bambini, di mamme e papà che li rincorrono e li educano e li carezzano, è frutto della predicazione della verità. La verità che spalanca la porta del cielo. E la vita, “valle di lacrime” come recita la Salve Regina, si trasforma nell’anticamera del paradiso. Nella vittoria definitiva dell’amore onnipotente di Dio.

In questo tempo i fratelli del Cammino sono chiamati a testimoniare con la loro vita che Dio ci ama e che chi fa la sua volontà trova la pace. Trova la benedizione. Cento piazze. Nelle cinque domeniche di Pasqua a Roma viene annunciato il kerygma in 100 piazze (oggi è la seconda domenica). Cosa è il kerygma? È l’annuncio dell’amore di Dio, della vittoria sulla morte, della bellezza della vita vissuta mettendo Dio al primo posto. Gruppi di fratelli, un centinaio per piazza, cantano i salmi, testimoniano il perché della loro fede, annunciano il Vangelo. E’ un percorso. Domenica dopo domenica si invita chi passa e si ferma ad aprire il cuore alla speranza. Non siamo nati per caso.

Poveri canti e povere parole? Certamente. Illusi e nuovi saltimbanchi che non si capisce bene cosa stiano facendo? No di certo. Com’è il regno dei cieli, chiedono a Gesù? Il regno dei cieli “è simile a un granellino di senapa, che un uomo ha preso e gettato nell'orto; poi è cresciuto e diventato un arbusto, e gli uccelli del cielo si sono posati tra i suoi rami”. A Roma i fratelli “missionari” sono stati inviati in una San Paolo stracolma di gente dal cardinale Vallini, vicario del papa. Gli stessi invii e lo stesso annuncio sono stati fatti nelle piazze di tutto il mondo.

“Andate nelle piazze e annunciate Gesù Cristo, il Nostro Salvatore!”, ha detto il Papa al Regina Coeli di domenica 7 aprile rivolgendosi ai fratelli del Cammino.