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Ora di dottrina / 129 – Il supplemento

Il Filioque nei Padri orientali

Tra i maestri della fede orientali, particolarmente cari ai Greci, spiccano i tre Padri cappadoci. In loro non si riscontra una posizione esplicitamente filioquista, ma nemmeno c’è incompatibilità tra i loro scritti e la dottrina del Filioque.

Catechismo 15_09_2024

Nel precedente articolo si è cercato di mostrare come diversi Padri latini, accettati universalmente come Dottori di sicura dottrina, abbiano sostenuto che il Figlio entra pienamente nella processione dello Spirito Santo dal Padre. Questa causalità del Figlio è stata particolarmente affrontata e precisata da sant'Agostino: il Figlio ha ricevuto dal Padre di essere con Lui principio della processione dello Spirito Santo. Ma nella lista dei maestri della fede, il cui insegnamento i padri del Secondo Concilio di Costantinopoli (553) si sono impegnati ad accogliere, troviamo anche i tre Padri cappadoci, particolarmente cari ai Greci: Basilio di Cesarea, detto “il Grande”, Gregorio di Nissa, fratello di Basilio e soprannominato “colonna dell'ortodossia” e Gregorio Nazianzeno, detto “il Teologo”. Vediamo di riassumere la posizione di ciascuno in relazione ala rapporto tra lo Spirito Santo e il Figlio.

Il problema teologico che san Basilio si trovò ad affrontare fu quello dell'affermazione della divinità dello Spirito Santo contro gli pneumatomachi, affermazione che richiedeva nel contempo di distinguere quest'ultimo dal Figlio, individuando in tal modo la peculiarità di ciascuna Persona. Basilio si riferisce alla terza Persona come allo Spirito che procede dal Padre, dando una connotazione teologica al termine “procedere” che si ritrova in Gv 15, 26, senza però determinare in cosa consista questa processione. Ad assumere particolare interesse è il passaggio della Lettera 38, 4, nella quale Basilio sottolinea che il Figlio ha dichiarato che lo Spirito «procede dal Padre tramite Lui e con Lui, splendendo da solo e dall'Unigenito dalla luce ingenerata». Nella prospettiva di Basilio, emerge la volontà di indicare la perfetta unione del Padre e del Figlio, per cui quest'ultimo non può non essere “presente” con il Padre nella spirazione.

Non v'è dubbio che non si tratti di una dichiarazione esplicitamente filioquista e sarebbe anacronistico pensarlo; tuttavia, l'affermazione della processione dello Spirito attraverso il Figlio è notevole perché il concilio delle Blachernae del 1285, riunito dai Greci per condannare il patriarca Giovanni XI Bekkos, che sostenne la legittimità del Filioque latino e la sua compatibilità con i Padri greci, riprovò chiunque insegnasse che lo Spirito procede dal Padre attraverso il Figlio.

San Gregorio di Nissa, sempre nel contesto della confutazione degli pneumatomachi, ha ripreso la riflessione del fratello, sottolineando non solo l'unione del Padre e del Figlio, ma anche quella di quest'ultimo con lo Spirito Santo, tant'è che lo Spirito è sempre caratterizzato dall'essere Spirito del Figlio. Resta però sempre il problema di distinguere il Figlio dallo Spirito e questa distinzione non può che avvenire sul piano delle relazioni tra le Persone in rapporto alla causalità eterna, ossia della differenza tra l'ipostasi che causa e quella che è causata eternamente. Non v'è dubbio che l'ipostasi causante sia il Padre e che il Figlio e lo Spirito siano causati dal Padre, ma tra esse c'è una differenza importante, messa in luce da Gregorio: il Figlio, nel rapporto di generazione, è causato immediatamente dal Padre, mentre lo Spirito, nella processione, è causato mediatamente dal Padre, ossia dal Padre mediante il Figlio. Gregorio mette così in rilievo che il ruolo di mediatore del Verbo incarnato si radica in una originaria mediazione intratrinitaria, confermando ancora una volta quella coerenza tra la Trinità immanente ed economica, descritta nell'articolo della scorsa domenica. È chiaro che nemmeno il Nisseno esplicita la dottrina del Filioque, ossia il ruolo causale del Figlio nella spirazione; e tuttavia, anche in questo caso, la causalità del Figlio non è affatto esclusa, ma compresa come “mediazione”, salvaguardando il Padre come causa prima.

San Gregorio Nazianzeno può essere considerato come il Dottore dello Spirito Santo, per la maggiore penetrazione ed esposizione del mistero della terza Persona, non senza una certa polemica con l'amico Basilio, al quale egli rimproverava una non sufficiente chiarezza e decisione nell'affermazione della divinità dello Spirito Santo nella polemica con gli pneumatomachi. Nel precisare la peculiarità della terza Persona, egli sottolinea la sua distinzione dal Figlio perché proviene dal Padre per modo di processione e non per via di generazione, di modo che l'affermazione della divinità dello Spirito non comprometta affatto la sua distinzione dal Figlio. Una delle obiezioni contro la divinità dello Spirito era infatti questa: se lo Spirito Santo fosse Dio, sarebbe impossibile distinguerlo dal Figlio, perché entrambi verrebbero generati dal Padre. Ma che cosa sia questa processione non è chiaro, se non come contrapposizione alla generazione (del Figlio).

In sintesi, la posizione dei Padri cappadoci non contiene espressioni esplicite come quelle incontrate nei Padri latini. E tuttavia, nemmeno si incontrano affermazioni che intendano affermare la processione dello Spirito dal solo Padre, con esclusione dunque esplicita della causalità del Figlio. In sostanza, come sarebbe arduo sostenere una posizione propriamente filioquista nei Padri cappadoci, sarebbe altrettanto difficile sostenere un’incompatibilità tra la loro posizione e la dottrina del Filioque, dal momento che quest'ultima non afferma che il Padre e il Figlio siano causa dello Spirito allo stesso modo, ma il Padre è causa incausata, mentre il Figlio causa causata (per la generazione dal Padre). La posizione di Gregorio di Nissa, che richiama una necessaria mediazione del Figlio nella processione dello Spirito per marcare la distinzione tra la seconda e la terza Persona, appare come quella meglio predisposta ad una interpretazione filioquista e difficilmente compatibile con la posizione di Gregorio di Cipro, grande oppositore del Filioque e dell'unione all'epoca del Secondo Concilio di Lione (1274).

Abbiamo posto le basi fondamentali per comprendere le basi della dottrina della processione dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio, mediante le Sacre Scritture e i Padri latini e greci. Ora ci resta da capire che cosa è accaduto storicamente, fino a giungere alla disputa all'interno del Concilio di Ferrara-Firenze.



Ora di dottrina / 128 – Il supplemento

Da Atanasio ad Agostino, il Filioque nei Padri

08_09_2024 Luisella Scrosati

Diversi Padri della Chiesa, venerati sia dai Latini che dai Greci, insistono sul parallelo tra la “derivazione” del Figlio dal Padre e quella dello Spirito dal Figlio. Un’argomentazione decisiva per il Filioque. Sant’Agostino, il più esplicito filioquista.