Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Venerdì Santo a cura di Ermes Dovico
LA CATTIVA LITURGIA

I preti che non pagano bravi musicisti colpiscono la fede

Spesso i preti dicono che i professionisti costano troppo ma se gli stessi venissero condotti in un ambulatorio per curarsi un callo e gli venisse posta la scelta fra un professionista competente (a pagamento) e un dilettante di buona volontà (gratuito) chi sceglierebbe? Ma forse dietro a questa scusa c'è qualcosa di più.

Ecclesia 17_07_2018

Mi è capitato spesso di constatare come molti sacerdoti non vogliano musicisti professionalmente preparati per il servizio liturgico perché “li devono pagare”. Ecco, che fra un musicista competente ed un dilettante di buona volontà (gratis) il secondo l’ha sempre vinta sul primo, con ovvia e giusta frustrazione di coloro che hanno dedicato una vita a studiare la musica per la liturgia. A che scopo? 

Se lo stesso prete venisse condotto in un ambulatorio per curarsi un callo e gli venisse posta la scelta fra un professionista competente (a pagamento) e un dilettante di buona volontà (gratuito) chi sceglierebbe? Tutti lo sappiamo, perché i diritti personali passano sempre avanti quelli di Dio. 

A pensar male si fa peccato, ma a volte ci si indovina, diceva Andreotti. Ecco che mi frulla nella testa un pensiero, da un poco di tempo, e che cioè ci sia una volontà nel mantenere lo status quo in quanto questo garantisce che certi repertori spinti a più non posso da chi può, possano continuare a diffondersi. Parliamoci chiaro, se nelle chiese e cattedrali ci fosse un 90% di musicisti professionisti, un altrettanto 90% di ciò che si canta oggi nelle nostre chiese finalmente sparirebbe, a gloria di Dio e a vera edificazione dei fedeli. Questo perché coloro che sanno, sanno anche distinguere e subodorare quando una certa musica non è degna della liturgia. Raramente ho visto musicisti liturgici preparati sposare certi repertori imposti con forza.

Solitamente io rifuggo da teorie complottistiche, ma osservando da decenni la realtà italiana non posso non pensare che certi allontanamenti, certe persone isolate, certe presenze “casuali” a conferenze tenute da persone scomode, casuali non sono. Se la situazione è quella che è, io comincio a pensare che c’è chi ha interesse a mantenerla in questo modo. 

Sono andato a Messa in una parrocchia romana importante del centro storico. Io cerco sempre di evitare messe dove si canta perché so, purtroppo, come si canta. In questa Messa pomeridiana non sono riuscito ad evitare i canti (del tutto avulsi dalla celebrazione liturgica, ma questo oramai è il minimo) accompagnati da uno strumento a cui la nostra tradizione musicale europea deve molto come i...bonghi. E si tratta di una Messa in una chiesa famosa in tutto il mondo, non una chiesetta di periferia che non ha mezzi. Una chiesa che vantava una storica (in senso di secoli) cappella musicale. 

Tra qualche secolo si capirà forse che al centro c’è Dio, non le facili suggestioni dell’umano, “troppo umano”.