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ISLAM

Francia, Macron dà un giro di vite ai Fratelli Musulmani

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Adesso Macron ha deciso di mettere mano alla questione Fratelli Musulmani. Il giro di vite è appena iniziato e già ha messo in subbuglio Parigi. Dopo le inchieste giornalistiche e le analisi dei servizi segreti, stretta ai fondi esteri e stop alle associazioni che insegnano un islam estremista. 

Libertà religiosa 17_06_2023
Manifestazione islamica contro Macron, a Jakarta

Adesso Macron ha deciso di mettere mano alla questione Fratelli Musulmani. Il giro di vite è appena iniziato e già ha messo in subbuglio Parigi. Secondo l’intelligence parigina i Musulmani di Francia, precedentemente Unione delle organizzazioni islamiche (UOIF), possono contare circa 55mila aderenti, quasi 150 luoghi di culto, 18 centri culturali ed educativi e 280 tra movimenti e associazioni locali ad essi affiliati. Una rete, quella ufficiale, che non può lasciare indifferenti. 

E così la lotta all’islam radicale, ampiamente annunciata dal governo francese, ha iniziato la sua prima, vera, fase. Un’inchiesta de Le Figaro rivela che Place Beauvau sta adottando una serie di misure per fermare tutte le associazioni e organizzazioni nell’orbita dei Fratelli Musulmani. L’obiettivo è interrompere il flusso di denaro che alimenta l’islam più ortodosso e, in questo modo, sradicare la sua presenza ed influenza oltralpe. La Direzione generale della sicurezza interna (Dgsi) ha individuato venti fonti finanziarie legate all’islam politico della Fratellanza e ha già congelato 25 milioni di euro su vari fondi di islamisti: dei venti solo otto, ad oggi, sono stati sospesi. Solo la punta dell’iceberg, dunque, di un’operazione lunga quanto particolarmente sensibile. La Fratellanza, infatti, investe anche a livello europeo con il Consiglio dei musulmani in Europa.

Dall’autunno del 2021, all’indomani della Legge sul separatismo fortemente voluta da Emmanuel Macron, presentata nella personale strategia per la lotta all’islam ad ottobre 2020, il ministro dell’Interno ha suonato la carica e chiesto ai prefetti di vagliare tutti i fondi legati a moschee e associazioni islamiche varie. Inizialmente, una ventina di strutture separatiste tra scuole coraniche, associazioni culturali e sociali hanno attirato l’attenzione e sono adesso sotto osservazione. Ma il lavoro dell’intelligence è stato tale da meritarsi il plauso pubblico del ministro Darmanin che cita esplicitamente l’inchiesta de Le Figaro per raccontarne i dettagli. 

Lunghe e meticolose indagini svolte al centro di un meccanismo di finanziamento tanto opaco quanto complesso hanno permesso di documentare fascicoli e di compiere discretamente “azioni di intralcio”. Tra quelli presi di mira ci sono il Fondo europeo per le donne musulmane, il Fondo Al-Kindi e il Fondo Apogee. Cinque hanno ricevuto una diffida per finanziamenti opachi, altri stanno per esser completamente sciolti. Dai primi anni 2000, in maniera più sistematica e in diversi dipartimenti, la Fratellanza s’è dedicata a staffette politiche finanziando “campagne di islamofobia di Stato”. 

“Al di là del loro fine ultimo, che è quello di insediare una forma di Califfato, si prendono cura dei bisogni dei loro correligionari in termini di lavoro, assistenza sociale e lavorativa indirizzando la manodopera verso aziende che accettano l’uso del velo e le assenze il venerdì per la preghiera”, osserva un funzionario di polizia a Le Figaro. “Seducenti, intelligenti e manipolatori, trovano le parole giuste per fare promesse e rassicurare i politici eletti. Pretendono concessioni edilizie e vendite di terreni”. La sicurezza interna ha individuato una decina di città dove i Fratelli Musulmani hanno costruito un ecosistema che, toccando anche la Parigi orientale, va da Marsiglia a Lille.

Paradigmatico della tentacolare rete della Fratellanza è il caso della moschea di Villeneuve-d’Ascq, i cui cinque leader e il rettore, l’imam Mohamed Karrat, sono stati da poco arrestati per finanziamenti opachi. Da circa dieci anni sono in contesa con il Comune che non intende dar loro ulteriori concessioni per allargare la struttura. Quella di Villeneuve-d’Ascq è una moschea voluta dalla Fratellanza nel 1999. Un centro islamico in perfetta sintonia con la loro visione: accanto al luogo di preghiera, ai fedeli è offerta, infatti, tutta una gamma di attività. L’idea è quella di mettere a disposizione delle famiglie musulmane un’isola dove vivere in stile musulmano senza restrizioni: netta separazione dei ruoli di uomini e donne, velo integrale, negozi e poi alimentari e farmacie posti sotto il controllo dell’islam. In soli vent’anni, il numero di bambini che frequentano le lezioni della scuola coranica a Villeneuve-d’Ascq il mercoledì e nei fine settimana è passato da ottanta a quasi mille.

La maggior parte dei leader di Villeneuve-d'Ascq, tra cui l’imam Mohamed Karrat, sono anche insegnanti al liceo musulmano privato Averroès. Quello aperto nel 2003 a Lille e che nel 2016 già contava oltre 800 studenti. Nonostante sia convenzionato con il governo francese, e pertanto obbligato a seguire i programmi del ministero, è da sempre nei rapporti governativi per i legami con il fondamentalismo islamico. Ma è in Qatar Papers che Georges Malbrunot e Christian Chesnot hanno dimostrato per la prima volta come la Qatar Charity abbia finanziato il centro islamico di Villeneuve-d’Ascq e il liceo Averroès di Lille: 1,2 milioni alla moschea e più di 3 milioni al liceo. 

I servizi di intelligence di Macron stanno setacciando per intero l’organizzazione altamente strutturata dei Fratelli Musulmani, in Francia come in Europa. E sono anche in corso interventi immediati per limitarne l’influenza. I prefetti hanno vietato più di un convegno recentemente e provvedimenti di interdizione al territorio francese sono stati presi nei confronti di alcuni predicatori sorpresi in sermoni contro l’Occidente. È di cinque mesi fa, per esempio, l’espulsione in Marocco dell’imam Hassan Iquioussen, il predicatore dell’obbedienza alla Fratellanza famoso per i messaggi d’odio contro la comunità ebraica. Il ministro dell’interno Darmanin per ottenere l’espulsione, però, ha dovuto prima vincere il ricorso con il TAR di Parigi. 

C’è poi tutta la sconfinata rete di influencer islamisti, la galassia di predicatori sui nuovi social network che è diventata oggetto di particolare vigilanza di Place Beauvau. Fa da sfondo l’ultimo sondaggio Ifop disponibile, quello che è diventato l’incubo ricorrente del ministro dell’Interno: più di un terzo dei musulmani francesi (38%) e più della metà dei giovani musulmani (57%) ritengono la Shari’a più importante delle leggi della République.