Espediente letterario o realtà? Manzoni e il manoscritto ritrovato...
L’autore de I promessi sposi aprì la sua opera più celebre accennando a un presunto manoscritto del Seicento. Una finzione letteraria? Una lettera può aiutare a gettare luce sulla vicenda.

Sulla scia di Macpherson e di Cervantes anche Manzoni, fingendo di aver ritrovato un manoscritto, aprì il romanzo I promessi sposi con poche pagine non trascritte nell’uso moderno, ma lasciate nella lingua del Seicento. Dopo aver iniziato a trascrivere il testo in quell’italiano antico Manzoni si chiedeva nell’introduzione: «Ma, quando io avrò durata l’eroica fatica di trascriver questa storia da questo dilavato e graffiato autografo, e l’avrò data, come si suol dire, alla luce, si troverà poi chi duri la fatica di leggerla?». Manzoni allora depurò il manoscritto dalle scorie linguistiche antiquate e dalle immagini ormai obsolete per renderlo fruibile ai lettori contemporanei.
Davvero il manoscritto è solo un espediente letterario? Nell’epistolario di Manzoni, pubblicato per conto della casa editrice Adelphi, compare una lettera indirizzata all’amico Tommaso Grossi in cui il romanziere afferma di aver trovato un testo di due secoli prima e di aver progettato la scrittura di un romanzo.
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