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UCRAINA

C'è del marcio a Kiev: il generale Zaluzhny spedito a Londra

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In Ucraina, annuncio sorprendente della nomina del generale Zaluzhny ad ambasciatore a Londra. L'ex comandante in capo avrebbe potuto essere un rivale del presidente. 

Esteri 14_03_2024
Kiev, un graffito del generale Zaluzhny (La Presse)

Stando ai sondaggi, sarebbe stato eletto presidente con un’ampia maggioranza di voti se il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non avesse annullato le elezioni di quest’anno “perché c’è la guerra”.  Misura che ha fatto seguito alla messa fuori legge, già nel 2022, di ben 11 partiti di opposizione con la chiusura di diversi media, tutti accusati di essere “filorussi”.

In ogni caso Zelensky sembra aver creato il contesto perfetto per sbarazzarsi, sul piano politico s’intende, del generale Valery Zaluzhny l’ex capo delle forze armate congedato l’8 febbraio scorso e sostituito dal generale Aleksander Syrsky dopo mesi di polemiche e critiche rivolte anche al presidente circa la conduzione della guerra e il sacrificio inutile di tante decine di migliaia di militari in battaglie senza speranza. Come anticipato a inizio febbraio dallo stesso Zelensky, il generale più popolare d’Ucraina è stato nominato “ambasciatore straordinario e plenipotenziario dell’Ucraina presso il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord”.

 «L’Ucraina – si legge nella nota del ministero degli Esteri di Kiev – ha inviato una richiesta alla controparte britannica per l’accettazione del gradimento». Kiev da diversi mesi non ha un ambasciatore nel Regno Unito, da quando nel luglio 2023 è stato rimosso con un decreto presidenziale l’ambasciatore Vadym Prystaiko, già ministro degli esteri tra il 2019 e il 2020, ufficialmente senza spiegazioni ma a quanto è emerso per aver criticato pubblicamente il presidente e la gestione della guerra.

La nomina ad ambasciatore a Londra era già trapelata all’epoca delle polemiche che hanno preceduto la rimozione di Zaluzhny, la cui uscita dal vertice delle forze armate ucraine non ha portato fortuna al suo successore che ha dovuto gestire una serie di rovesci militari, a partire dalla caduta della roccaforte di Avdiivka, nel Donbass, conquistata dai russi dopo dieci anni di scontri.

Da settimane le truppe ucraine sono costrette a ripiegare su quasi tutti i fronti mentre aumentano le perdite tra le truppe ma anche tra i sempre più limitati mezzi e armamenti occidentali. Distrutta una delle tre batterie di missili antiaerei Patriot fornite a Kiev, tre o forse 4 dei 31 carri Abrams e un lanciarazzi HIMARS forniti dagli americani che ieri hanno annunciato nuovi aiuti di emergenza per 300 milioni di dollari in munizioni prelevate direttamente dagli stock delle forze armate statunitensi.

La pessima situazione militare, coincidente con l’estromissione di Zaluzhny, lascia ampi margini a interpretazioni e speculazioni: la pubblicazione statunitense Politico ha attribuito la rimozione di Zaluzhny al suo rifiuto di seguire le raccomandazioni del Pentagono nella controffensiva del giugno-novembre 2023, conclusasi con un fallimento e altissime perdite in truppe, armi e mezzi. Diversi media anglo-americani hanno messo in relazione la rimozione di Zaluzhny con la necessità di Zelensky di trovare un capro espiatorio per la fallita controffensiva del 2023 a cui hanno fatto seguito diverse sconfitte e perdite territoriali, ma soprattutto per liberarsi di uno scomodo avversario politico.

Un rivale che secondo indiscrezioni è stato “liquidato” non solo con lo stipendio di ambasciatore, ma anche con una “buonuscita” di oltre 50 milioni di dollari. Tesoro che si aggiunge alle fortune che, secondo maliziose indiscrezioni fatte filtrare dalla Russia, il generale avrebbe messo da parte e investito in immobili all’estero, inclusa la Gran Bretagna.

Benché Zelensky abbia annullato le elezioni previste per 31 marzo adducendo come motivazione il perdurare del conflitto e nonostante Zaluzhny abbia sempre negato di volersi candidare come presidente dell’Ucraina, i sondaggi hanno evidenziato nel secondo semestre del 2023 come il generale godesse di una popolarità e credibilità nettamente superiori al presidente in carica.

Valutazione confermata anche il 6 marzo dalla stampa ucraina che ha reso noto i risultati di un sondaggio effettuato il giorno precedente dal Centro ucraino per le ricerche sociali e di marketing (SOCIS). Se si votasse oggi Valery Zaluzhny vincerebbe le elezioni presidenziali in due turni incassando al primo turno il 41% dei consensi contro il 23,7% di Zelensky, il 6,4% dell’ex presidente Petro Poroshenko e il 5,6% dell’ex presidente del parlamento Dmitry Razumkov. Al secondo turno Zaluzhny vincerebbe di nuovo, sconfiggendo Zelensky con il 67,5% contro 32,5%. Numeri che sembrerebbero indicare come i voti assegnati al primo turno agli altri candidati, nel secondo confluirebbero principalmente su Zaluzhny.

Lo stesso sondaggio ha registrato come il 65,4% degli intervistati ritenga che non sia necessario tenere le elezioni prima della fine della guerra contro il 33,3% che ha l’opinione opposta. Il 15 febbraio scorso erano stati pubblicati i risultati di un sondaggio dell’Istituto internazionale di sociologia di Kyiv (KMIS), secondo il quale la fiducia nel presidente ucraino è diminuita del 13% subito dopo le dimissioni del generale Zaluzhny.

Rimuovere il generale è stato quindi un autogol per Zelensky? In termini di consenso e prestigio si, ma sul piano politico di fatto il presidente oggi non ha rivali credibili che possano impensierirlo quando deciderà di indire nuovamente le elezioni. Del resto le norme in vigore in Ucraina sembra vietino la candidatura a chi risiede da più di sei mesi all’estero: misura che renderà presto Zaluzhny non candidabile.