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L'EVENTO

"Cari fratelli massoni": è il turno dell'arcivescovo di Milano

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Domani 16 febbraio, i Gran Maestri delle tre logge massoniche italiane parteciperanno a un seminario con monsignor Delpini, il cardinale Coccopalmerio e il vescovo Staglianò, organizzato dal GRIS. Si alza di livello questo dialogo ambiguo, e Delpini vieta la presenza dei giornalisti.

Cultura 15_02_2024 English
Stefano Bisi (GOI) e monsignor Mario Delpini

L’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, vuole dialogare con la Massoneria, ma con un pubblico ristretto e con il divieto di accesso alla stampa. Segno che lo spirito massonico della segretezza ha già contagiato il vertice della Chiesa ambrosiana. È quello che emerge indagando sul seminario che si svolgerà domani pomeriggio – 16 febbraio - a Milano, nei locali della Fondazione culturale Ambrosianeum, dedicato appunto a “Chiesa cattolica e Massoneria”. Un incontro che il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia (GOI), Stefano Bisi, definisce «storico». E ne ha ben motivo: è infatti la prima volta che si trovano insieme i tre Grandi Maestri delle tre logge italiane – oltre al GOI, la Gran Loggia d’Italia degli ALAM e la Gran Loggia Regolare d’Italia – insieme a eminenti rappresentanti della Chiesa: oltre a Delpini il vescovo Antonio Staglianò, presidente della Pontifica Accademia di Teologia, il cardinale Francesco Coccopalmerio e padre Zbigniew Suchecki, teologo francescano esperto di Massoneria.

Ed è ovvio che un incontro del genere accenda la curiosità del pubblico e della stampa, soprattutto perché da qualche anno esponenti della Massoneria trovano puntuale spazio in ambienti cattolici, soprattutto da quando, esattamente otto anni fa, il 14 febbraio 2016, il cardinale Gianfranco Ravasi pubblicò sul Sole 24 Ore un articolo dal titolo eloquente: Cari fratelli massoni. Da allora le occasioni di incontro, promosse dalla Massoneria o da alcune diocesi, si sono moltiplicate, e crescono sempre di livello, come testimonia l’iniziativa di Milano, anche se questa è organizzata da un terzo attore, l’associazione GRIS. Nato a Bologna nel 1987 come Gruppo di Ricerca e Informazione sulle Sette, nel 2001 il GRIS ha allargato il proprio orizzonte cambiando la denominazione in Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-religiosa. Come si spiega nel loro sito, il GRIS è un’associazione privata di cattolici, il cui statuto però è approvato dalla Conferenza Episcopale Italiana. Da tempo il GRIS si occupa di Massoneria, fin da quando il suo interesse era limitato alle sette, ha già organizzato diversi incontri in varie parti d’Italia con l’obiettivo dichiarato di una mutua conoscenza, ben prima dell’intervento del cardinale Ravasi.

Per questo suona ancora più strano che un incontro di tale livello sia sbarrato alla stampa. «È l’arcivescovo Delpini che non vuole la presenza di giornalisti» mi risponde una voce femminile al telefono del GRIS quando chiedo la possibilità di un accredito per la Bussola, dopo aver ricevuto un volantino (vedi in fondo all'articolo) in cui si pubblicizza questo “seminario a invito” con l’indicazione di e-mail e telefono per prenotazioni. Mi rivolgo allora al responsabile dell’Ufficio Comunicazioni Sociali dell’arcidiocesi di Milano, il dottor Stefano Femminis, il quale cerca di correggere il tiro: «L’arcivescovo è ospite, non l’organizzatore, e all’inizio gli è stato presentato come un incontro a porte chiuse; ora, anche se qualcuno ha fatto girare la notizia ed è uscita sui giornali, l’arcivescovo ha chiesto che si rispettasse la decisione originale». Che monsignor Delpini sia un semplice ospite è però un po’ difficile da credere anche se, secondo il programma a lui spetta solo una introduzione. Non per niente il luogo dell’evento, la  Fondazione Ambrosianeum, è un’istituzione culturale strettamente legata all’arcidiocesi.

Ritorniamo allora al GRIS, e stavolta parliamo con Giuseppe Ferrari, segretario nazionale e relatore al Seminario: «Confermo che le porte chiuse sono volontà dell’arcivescovo Delpini. Abbiamo pensato di organizzare questo incontro di alto livello a Milano ma la condizione era l’assenso e il coinvolgimento dell’arcivescovo. Lui l’ha dato ma a questa precisa condizione, che fosse un momento di studio e approfondimento con una presenza limitata di pubblico e senza la stampa. Io avrei invitato la stampa, ma volevamo l’arcivescovo e questa era la condizione, quindi mi sono adeguato». E il Gran Maestro Bisi conferma indirettamente: «Non so nulla di questi aspetti organizzativi», dice interpellato dalla Bussola. Del resto, prosegue Ferrari, è stata messa a disposizione una sala da 100 posti e gli inviti sono stati “lottizzati”: «Venti ciascuno per ogni obbedienza massonica e 40 per il GRIS».

La condizione posta da Delpini non è cambiata neanche dopo che la notizia del seminario è diventata di dominio pubblico, grazie al fatto che il volantino di presentazione sta circolando liberamente da giorni ed è bene in evidenza anche sul sito del GRIS.

Resta la domanda sul senso di questi incontri se è vero che la condanna della Massoneria da parte della Chiesa è ben nota (dal XVIII secolo sono quasi 600 i documenti magisteriali che vanno in questo senso), e riaffermata anche lo scorso novembre con una risposta della Congregazione per la Dottrina della Fede che conferma il divieto per i cattolici di iscriversi a logge massoniche. E lo stesso Ferrari ci conferma che emergerà ancora una volta «che c’è un impedimento oggettivo a che la Chiesa abbia un rapporto più morbido con la Massoneria, ovvero riti e rituali che non possono essere accettati dalla Chiesa. O la Massoneria elimina questi riti e rituali oppure nulla cambia. Però almeno ce lo diciamo».

Ma quante volte bisogna dirselo perché sia chiaro? Sarà pure vero che c’è una sostanziale ignoranza sul tema Massoneria, come è scritto anche in un libro che un altro esponente del GRIS, Tullio Di Fiore, ha dedicato nel 2013 a “Massoneria e chiesa cattolica” (c minuscola nel titolo), ma si fatica a comprendere perché ci sia bisogno di moltiplicare gli incontri in cui dirsi quanto siamo incompatibili.

La verità è che i gesti valgono molto più delle parole, ed è per questo che le logge massoniche, GOI in testa, sono molto interessate a questo dialogo: hanno tutto da guadagnare perché l’impressione che si dà all’opinione pubblica è che dopo secoli di condanne, ci sia non solo la possibilità di un confronto ma anche quella di condividere alcuni valori (pensiamo agli equivoci attorno al tema della “fraternità universale”). E oltretutto, invitata con il proprio volto in pubblici eventi  si “ripulisce” l’immagine di una Massoneria setta segreta.

E la Chiesa? Dà la classica idea del “vorrei, ma non posso”,  l’inseguimento di una collaborazione aperta ma ancora impossibile viste le regole d’ingresso nelle logge massoniche. Posizione che però dimentica una questione di fondo: la Chiesa è sempre stata aperta al confronto, con chiunque, è «il rendere ragione della speranza che è in voi», come spiegava San Pietro. Al contrario, è la Massoneria che ha sempre considerato la Chiesa con ostilità e intende ogni forma di dialogo come tentativo di neutralizzare quella pretesa di Verità che la Chiesa annuncia. Non stupisce perciò che queste possibilità di confronto si moltiplichino in questo periodo in cui il relativismo ha messo radici anche tra molti pastori della Chiesa.

E non basterà lasciare i giornalisti fuori dalla porta per nascondere questa realtà.