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Attacco a Israele: dipendenti ONU tra i terroristi di Hamas

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Ben 12 uomini dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i palestinesi coinvolti nell'assalto del 7 ottobre: lo rivela l'indagine dell'intelligence israeliana. Non è un caso isolato e molte nazioni ora sospendono i finanziamenti.

Esteri 03_02_2024
AP Photo/Majdi Mohammed

Le Nazioni Unite hanno licenziato ben dodici dei propri dipendenti a Gaza e avviato un’indagine dopo che l’intelligence israeliana ha portato prove del loro contribuito da protagonisti nell’attacco terroristico di Hamas a Israele del 7 ottobre. Erano tutti dipendenti dell’agenzia delle Nazioni Unite che aiuta i palestinesi.

Tutte le informazioni che Israele ha condiviso sono state ricavate da interrogatori ad alcuni uomini di Hamas catturati dagli israeliani, dal tracciamento dei cellulari recuperati e dall’identificazione di militanti morti.
Philippe Lazzarini, commissario generale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA), ne ha annunciato pubblicamente il licenziamento, mentre il segretario generale dell'ONU Antonio Guterres si è detto «inorridito» dal collegamento di uomini dell’Agenzia con Hamas.

Ma se è vero che lo scandalo ha fatto poco rumore, è altrettanto vero che c’è poco di cui stupirsi. Sono anni che è noto come parte del metodo di Hamas consista nell’utilizzare gli aiuti per scopi terroristici.
Hamas negli ultimi decenni ha costruito tanti tunnel di cui s’è sempre servito per seminare terrore in Israele. E il fatto che in alcuni di questi siano stati trovati sacchi colorati con la scritta in caratteri arabi blu che porta il logo dell’Agenzia delle Nazioni Unite è un’immagine che racchiude così tanto di questa guerra, che non potrebbe essere più rivelatrice.

Quando nel 2018 l’ex presidente Trump tagliò i finanziamenti statunitensi all’UNRWA, fu ampiamente criticato per aver eliminato una “fonte cruciale di aiuti umanitari per i palestinesi bisognosi”. Anche i critici dell’agenzia delle Nazioni Unite definirono la decisione un errore, sostenendo che lavorare con l’UNRWA, e non contro di essa, fosse il modo migliore per facilitare una pace da tempo auspicata.
Eppure non è stata una sorpresa il fatto che il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, abbia rinnovato i finanziamenti all’UNRWA. Già nell’aprile del 2021, a soli pochi mesi dall’insediamento, vennero inviati aiuti per 318 milioni di dollari. Ed è il sito dell’Agenzia a riportare che nel 2022 gli Stati Uniti sono stati il principale sponsor per Gaza con 343 milioni di dollari, seguiti dalla Germania con 202 milioni di dollari e dall’UE con 114 milioni.

E quando pensiamo a Gaza dobbiamo ricordarci che è una striscia di terra lunga 25 miglia e che sopravvive, esclusivamente, grazie agli aiuti internazionali. Il contante straniero è l’unica cosa che tiene insieme la striscia. Lì lavorano l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Programma Alimentare Mondiale, la Croce Rossa, la Mezzaluna Rossa, Medici Senza Frontiere, per citarne solo alcuni.
Ma di tutte le agenzie umanitarie, l’UNRWA è quella più vitale per l’efficace funzionamento di Gaza. È la linfa vitale della striscia. E ciò la rende anche naturalmente vulnerabile tra le agenzie Onu all’influenza di Hamas. Anche perché, ovunque operino, queste hanno il mandato di collaborare con le autorità locali – e a Gaza le autorità locali sono, ovviamente, Hamas.

Dal 2014 al 2020, l’Onu ha speso 4,5 miliardi di dollari a Gaza, di questi, oltre l’85% è andato all’UNRWA che nel 2009, però, ha dovuto temporaneamente interrompere gli aiuti a Gaza dopo che venne scoperto Hamas sequestrare tutto il cibo inviato nel territorio. Ma le cose negli anni non sono cambiate molto.
Nel 2019 l’Autorità Palestinese accusò Hamas di aver dirottato gli aiuti – in particolare 250.000 chilogrammi di carne bovina – inviati dall’Arabia Saudita per il Ramadan. L’agenzia di stampa palestinese Wafa fu inequivocabile: «Hamas sta rubando il sostentamento dei poveri. Tutto quel che viene inviato a Gaza viene sequestrato da Hamas e venduto al mercato nero a beneficio dei signori della divisione palestinese e delle loro famiglie».

Secondo quanto dichiara la stessa UNRWA dei suoi 30.000 dipendenti in tutto il mondo, 10.000 sono sul campo a Gaza, e di questi solo ventisette sono personale internazionale, in resto sono palestinesi.
E stando all’intelligence israeliana, sarebbero 1000 gli impiegati dell’UNRWA a Gaza legati ad Hamas e al Jihad islamico palestinese, di questi, almeno 190 operatori sarebbero regolarmente coinvolti nelle attività terroristiche delle due organizzazioni. Ma anche qui, niente di nuovo. Era il 2004, quando Peter Hansen, ex commissario generale dell’UNRWA, dichiarò alla Canadian Broadcasting Corporation (CBC): «Oh, sono sicuro che ci sono membri di Hamas sul libro paga dell’UNRWA e non lo considero un crimine».

L’Onu è coinvolta a Gaza anche per tutto quel che concerne il mondo dell’istruzione: dai programmi scolastici, alla formazione degli insegnanti fino alla costruzione di edifici scolastici. Si conta che ben il 58% delle donazioni venga speso per le scuole palestinesi. Secondo un rapporto rivelato dal Daily Mail, dopo l’attentato del 7 ottobre sono stati tanti i maestri che hanno esultato e festeggiato per i rapimenti, la morte e la distruzione d’Israele.

L’UNRWA gestisce cinquantotto campi profughi e settecentoquindici scuole per più di mezzo milione di ragazzi tra Gaza, Cisgiordania, Gerusalemme Est, Siria, Libano e Giordania. Dei 500.000 studenti che frequentano le scuole di Gaza, oltre la metà frequenta le scuole gestite dall’UNRWA e utilizza libri di testo che dipingono regolarmente gli ebrei come nemici dell’islam, glorificano i terroristi e promuovono il jihad per la liberazione della Palestina.

Nel settembre 2021, la commissione per il controllo dei bilanci del Parlamento europeo richiese, ed ottenne, la sospensione di 20 milioni di euro in aiuti all’UNRWA fino a quando non fossero state apportate modifiche immediate ai programmi scolastici. L’Onu, infatti, aveva riconosciuto il preoccupante incitamento all’odio indottrinato ai più piccoli con la matematica insegnata contando i  «terroristi martiri”, e le lezioni di grammatica araba con frasi come “il Jihad è una delle porte del paradiso” e Israele è “ il nemico”. O, ancora, lezioni di educazione islamica pensate per bambini di 10 e 11 anni in cui si chiede di discutere dei “ripetuti tentativi da parte degli ebrei di uccidere il Profeta” e, poi, ancora di pensare ad “altri nemici dell’islam”.

Tra il 2003 e il 2004, tredici palestinesi impiegati dall’UNRWA sono stati arrestati per presunto coinvolgimento in attacchi terroristici per conto di una serie di gruppi terroristici, tra cui Hamas.
Dall’inizio dell’attuale guerra tra Israele e Hamas, le truppe israeliane hanno rinvenuto dozzine di ordigni esplosivi nelle borse dell’UNRWA, oltre a fucili d’assalto e quindici cinture esplosive.

Durante l’inchiesta del 2021 condotta da Foreign Policy sul rinnovo dei finanziamenti USA alla giornalista Yardena Schwartz un tassista confidò, «gli Stati Uniti stanno donando milioni di dollari all’UNRWA, e dove vanno? L’UNRWA non aiuta nessuno. Guardati intorno e puoi vederlo. Le strade sono piene di droga e criminalità e nient’altro».

Dopo lo scandalo di pochi giorni fa, gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Canada, l’Australia, l’Italia, la Germania, la Francia, i Paesi Bassi, la Svizzera e la Finlandia hanno sospeso i finanziamenti.



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