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L'ANALISI

Ad Avvenire piace la catastrofe

Il quotidiano dei vescovi dà ampio spazio alle tesi catastrofiste del professor Maracchi, ma censura posizioni scientifiche diverse.

Attualità 30_08_2011
irene
“Irene è un uragano particolarmente anomalo e anche se è stato declassato continua ad avere moltissima energia, anche perché all'origine doveva essere potentissimo”. Così il "grande" esperto Giampiero Maracchi su Avvenire del 28 agosto 2011. In realtà energia e potenza sono due grandezze diverse: la potenza è la capacità di “esprimere” una certa energia in un certo tempo. Difficile per un esperto di fisica confonderle. Eppure spesso questo accade, come quando per impressionare sui danni prodotti da un fenomeno naturale tipo uragano o terremoto, si afferma che ha più energia di una bomba atomica, senza però aggiungere che il primo fenomeno dura alcuni giorni ed interessa migliaia di chilometri mentre la seconda agisce in frazioni di secondo ed in un punto. Dal punto di vista della potenza, che crea i danni, tutt’altra cosa.

Irene è un fenomeno anomalo, secondo l’esperto: ''Gli uragani difficilmente arrivano così a nord - spiega -. Via via che si sale di latitudine, infatti, aumenta l'accelerazione di Coriolis che è dovuta alla rotazione terrestre e man mano che aumenta, gli uragani, che sono fenomeni di tipo circolare, tendono a perdere potenza e a dissolversi”. Ed infatti è proprio quello che il ciclone ha fatto. Per quanto riguarda l’anormalità basti ricordare che dal XVII secolo ad oggi, l'area metropolitana di New York è stata investita da ben 84 uragani tropicali.

Irene ''è un segnale del forte riscaldamento dell'oceano di questi ultimi anni. L'indice di dissipazione di energia sta crescendo in modo drammatico e oggi è quattro volte di più rispetto all'inizio degli anni Novanta. E' evidente che qualcosa sta cambiando. Lo testimoniano, se si vuole una prova oggettiva, anche i risarcimenti pagati dalle assicurazioni per questo tipo di danni, cresciuti 6-7 volte dagli anni Novanta''. E’ chiaro che nella società più ricca i danni sono maggiori, da questi non si può risalire in modo diretto all’intensità degli uragani. Nel caso di Irene è facile controllare la temperatura superficiale dell’Oceano sul sito della NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration, l'ente federale americano che studia gli oceani e l'atmosfera) per verificare che non c’è alcun eccezionale riscaldamento. Sullo stesso sito si può anche trovare il grafico sul numero annuale di uragani. Inoltre tutti possono comprendere che la potenza di uragano, essendo una macchina  termica, dipende dalla differenza di temperatura tra il top e la base e non solo da quest’ultimo.

Ma mentre su Avvenire così il professor Maracchi decriveva Irene come un uragano anomalo nato dal forte riscaldamento dell’oceano, su Il Mattino il professor Franco Prodi lo stesso giorno affermava: “Il clima cambiato non c’entra”, “evento grave, non prevedibile ma normale”, “non ci sono nessi statistici tra il mutamento del clima e la consistenza dei cicloni”.

Sarebbe interessante capire le scelte editoriali che portano a pubblicare l’una o l’altra intervista E non è solo una questione di giornali: questa diversità di impostazioni fece sì che nel 2007 il professor Giampiero Maracchi fu uno dei relatori nella famigerata “Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici”, organizzata dal ministro Pecoraro Scanio, mentre il professor Franco Prodi fu tra i dieci professori ordinari di meteorologia che firmarono una lettera di protesta criticando severamente metodi e meriti della Conferenza.  All’epoca Prodi parlò di una Conferenza "impostata male perché le è stata data una impronta scientifica ma non hanno invitato nessuno scienziato". "Ci siamo rivolti a Mussi per chiedere spiegazioni sul perché non hanno ritenuto opportuno far partecipare anche noi".

Visto che la scienza è oggettiva, sarebbe compito dei quotidiani approfondire il perché tra esperti su questi argomenti ci sono tante e tali differenze; al momento sarebbe già un contributo alla verità leggere ogni tanto su Avvenire entrambe le posizioni esistenti in campo scientifico.