Medio Oriente, il monito del Papa contro la minaccia nucleare
L'escalation tra Israele e Iran preoccupa Leone XIV che ha rivolto un «appello alla responsabilità e alla ragione». Parole chiare e misurate, che denotano la volontà di fidarsi di più della Segreteria di Stato e di non ripetere le passate tensioni con il governo israeliano provocate dalle esternazioni di Francesco.
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La nuova escalation militare in Medio Oriente preoccupa Leone XIV. Sabato, al termine dell'udienza giubilare tenuta nella Basilica di San Pietro, Prevost ha rivolto un appello contro la minaccia nucleare che incombe dopo il precipitare della situazione tra Israele ed Iran. Quello del Papa è stato un «appello alla responsabilità e alla ragione».
Leone ha detto che «l’impegno per costruire un mondo più sicuro e libero dalla minaccia nucleare va perseguito attraverso un incontro rispettoso e un dialogo sincero, per edificare una pace duratura, fondata sulla giustizia, sulla fraternità e sul bene comune». Parole molto prudenti e che non provocheranno di certo reazioni di protesta da una parte o dall'altra, così come accaduto in passato per gli appelli di Francesco.
«Nessuno dovrebbe mai minacciare l’esistenza dell’altro», ha affermato Leone XIV in un passaggio molto importante del breve appello. Non è difficile capire a chi sono rivolte queste parole: l'Iran, infatti, continua a non riconoscere il diritto all'esistenza di Israele. Dopo le tensioni con il governo israeliano provocate dalle esternazioni di Bergoglio dopo la crisi israelo-palestinese successiva agli attacchi terroristici del 7 ottobre 2023, è evidente che lo statunitense Prevost abbia scelto di cambiare registro e probabilmente anche di fidarsi di più del lavoro della Segreteria di Stato che centellina i discorsi.
«È dovere di tutti i Paesi - ha concluso il Papa - sostenere la causa della pace, avviando cammini di riconciliazione e favorendo soluzioni che garantiscano sicurezza e dignità per tutti». Un finale che ribadisce la tradizionale visione della Santa Sede che guarda con favore al multilateralismo per la risoluzione delle crisi geopolitiche. Anche ieri, in occasione della recita dell'Angelus a San Pietro, Leone XIV ha ricordato la situazione limitandosi a rinnovare le preghiere per il Medio Oriente, così come per l'Ucraina e il mondo intero.
Tra studiosi ed appassionati di geopolitica c'è grande attesa per scoprire quali posizioni sosterrà il nuovo Papa sui conflitti in Medio Oriente. Prima dell'elezione, Prevost ha dato prova di prudenza non rilasciando dichiarazioni pubbliche sulla guerra a Gaza. Si è smarcato in questo modo dalla linea di Francesco che, dalla definizione di «genocidio» al presepe con la kefiah, aveva indispettito Israele e allo stesso tempo provocato contraccolpi nel dialogo ebraico-cattolico.
L'assenza di dichiarazioni precedenti all'elezione non deve essere interpretata come una forma di disinteresse perché, al contrario, l'agostiniano di Chicago conosce benissimo la delicatezza del tema e quindi la necessità di muoversi in punta di piedi. Non a caso, negli anni del seminario l'attuale Leone XIV è stato allievo del teologo John T. Pawlikowski, direttore del programma per gli studi ebraico-cattolici e che ha ricoperto il ruolo di presidente del Consiglio internazionale di cristiani ed ebrei. Nei suoi insegnamenti don Pawlikowski ha incluso l'impegno contro l'antisemitismo tra i compiti della dottrina sociale della Chiesa, così cara a papa Leone.
Il Pontefice regnante si rende conto che non compromettere i rapporti con Israele aiuterà la ripresa del dialogo ebraico-cattolico. Quindi, al di là degli appelli per la situazione umanitaria, è lecito prevedere che non ci saranno «incursioni» equivocabili sul piano geopolitico. Sia Teheran che Hamas avevano omaggiato Francesco lodando le sue posizioni definite «coraggiose».
L'eccessiva disinvoltura di Bergoglio nei colloqui su temi così delicati aveva portato lo scorso gennaio alla notizia diffusa dall'agenzia stampa iraniana secondo cui, in un incontro col rettore dell'Università delle religioni Abolhassan Navab, il Papa defunto avrebbe detto che «il problema è con Netanyahu che ignora i diritti umani». Lo stile e il contenuto dell'appello per il Medio Oriente fatto sabato da Leone XIV fa capire che difficilmente si ripeteranno episodi simili. La Segreteria di Stato, dopo dodici anni al cardiopalma, può rifiatare.
La guerra fra Israele e Iran entra nel vivo. Gli Usa appoggiano Netanyahu
L'attacco di Israele al programma nucleare di Teheran è avvenuto dopo una lunga fase di preparazione e di infiltrazione del territorio iraniano. Il primo attacco è avvenuto dall'interno. Gli Usa partecipi? Così accusa l'Iran. Anche se non hanno partecipato danno appoggio ad Israele, come gran parte dell'Ue. E questo apre la strada a ulteriori escalation.