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I nuovi gnostici / 1

Abusi e "porno-mistica": lo scandalo francese spiega Rupnik

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Settant'anni di scandali occultati tra le mura della comunità L’Arche che hanno coinvolto il fondatore Jean Vanier e il suo padre spirituale p. Thomas Philippe. Una sinistra mescolanza di violenze psicologiche e sessuali ammantate da "giustificazioni" spirituali e un senso di impunità che si ritrovano anche in fenomeni più recenti.

Ecclesia 10_03_2023 English Español

Settant’anni di abusi su donne, tra cui molte religiose, giustificati “misticamente”. E tutta una rete di coperture, di complicità e di discepoli che hanno imparato lo stile. È la triste vicenda, che sta sconvolgendo la Francia cattolica, dei due fratelli domenicani Thomas e Marie-Dominique Philippe e Jean Vanier. Due pubblicazioni ricostruiscono l’incredibile storia del fondatore de L’Arche, Jean Vanier (+2019), un’associazione internazionale non-profit, presente in 38 Paesi, per il sostegno delle persone con gravi disabilità mentali, del suo “padre spirituale”, P. Thomas Philippe (+1993) e del fondatore della Communauté Saint-Jean, P. Dominique-Marie Philippe (+2006).

A gennaio esce per primo Emprise et abus, enquête sut Thomas Philippe, Jean Vanier et l’Arche (1950-2019), 900 pagine, frutto di un lavoro iniziato nell’autunno del 2020 da parte di una Commissione di studi commissionata dall’Arche, per fare chiarezza sul fondatore e sui suoi rapporti con P. Thomas (scaricabile qui). A febbraio, lo storico Tangi Cavalin pubblica per l’editore francese Du Cerf la sua inchiesta di oltre 700 pagine (L’affaire. Les dominicains face au scandale des frères Philippe) sulla posizione dell’ordine domenicano di fronte agli scandali provocati da Thomas e Marie–Dominique, richiesta dal superiore della provincia domenicana francese, P. Nicolas Tixier.

P. Thomas Philippe, domenicano del convento di Saulchoir, aveva fondato nel 1945 il centro di formazione internazionale Eau Vive, che fu il centro della cultura cattolica francese di quegli anni. Il frate domenicano, secondo la sua stessa testimonianza, aveva sperimentato, sette anni prima, una non meglio precisata «grazia molto oscura», una presunta unione con Maria SS., che avrebbe coinvolto anche i suoi «organi sessuali». Da questa esperienza, nasce in P. Thomas il proposito di permettere alle sue future figlie spirituali di poter rivivere, per suo mezzo, la stessa “grazia”. Questo “privilegio” ha in seguito coinvolto diverse religiose di due monasteri domenicani contemplativi (in quello di Bouvines, la superiore era la sorella di P. Thomas), tre carmelitani e, infine la comunità religiosa e alcuni membri de l’Eau Vive.

Nel settembre del 1950 inizia un intenso rapporto di filiazione spirituale tra P. Thomas e Jean Vanier. L’anno successivo due donne avvisano i superiori dell’Ordine domenicano di aver avuto rapporti di tipo sessuale con P. Thomas, denuncia che apre subito una procedura all’allora Sant’Uffizio. Jean Vanier viene iniziato a quella che l’Emprise definisce la «pratica mistico-spirituale», con una figlia spirituale di P. Thomas, Jacqueline d’Halluin. Dal 1952 il Sant’Uffizio decide di intervenire, dapprima imponendo a P. Thomas di non aver più alcuna relazione con i membri de l’Eau Vive e interdicendogli quattro anni dopo l’esercizio del ministero sacerdotale, sia in pubblico che in privato. Le motivazioni che mano a mano emergono sono estremamente gravi: abusi sessuali su donne adulte, falso misticismo per giustificarli e un aborto provocato.

Quella dell’aborto è una pagina tristissima, ma estremamente significativa della folle e falsa mistica di Thomas Philippe. Il bambino abortito era il frutto della relazione tra il domenicano e Anne de Rosanbo, ex novizia del Carmelo di Nogent-sur-Marne e poi membro dell’Eau Vive, che ella raggiunse nel 1947, mentre era incinta, precisamente per evitare che la sua gravidanza generasse scandalo. Il rapporto tra i due era noto sia alla superiora, che allo zio di P. Thomas, P. Pierre-Thomas Dehau; la giovane suora venne spinta ad abortire, e il bambino morto venne battezzato e venerato come una reliquia fino al 1952, quale segno della particolare missione che la Madonna avrebbe affidato a P. Thomas e agli iniziati.

Il Sant’Uffizio decide di colpire alcuni complici illustri di P. Thomas: suo fratello, Marie- Dominique, che riceve l’interdizione di confessare, dirigere spiritualmente, soggiornare e predicare nei monasteri femminili per due anni; la sorella, Madre Cécile Philippe, che viene deposta dalla carica di Priora del Monastero; P. Dehau viene invece graziato a motivo dell’età.

Non si comprende tuttavia per quale ragione il Sant’Uffizio non abbia proceduto a dimettere il frate domenicano dallo stato clericale, viste la gravità dei fatti commessi e la mostruosità delle giustificazioni “mistiche”. Un errore che costerà carissimo. Nel frattempo, sia Jean Vanier che gli altri membri de l’Eau Vive continuano i loro contatti con P. Thomas, nonostante il Sant’Uffizio avesse proibito ogni relazione tra P. Thomas e i membri dell’Eau Vive. Vanier, in particolare, si appoggerà a Thomas ed al fratello, Marie-Dominique, per il suo dottorato in filosofia morale, ma senza che nulla traspaia dei suoi continui contatti. L’influenza del domenicano era però piuttosto marcata nella tesi, sostenuta da Vanier, della possibilità di una morale cristiana che si appoggi sulla sola mistica, senza alcun riferimento alla ragione e alle virtù morali.

In un suo scritto mai pubblicato, Les limites de la morale d’Aristote par rapport à la morale de l’Évangile, Vanier sosteneva ancor più chiaramente «due moralità distinte, specificamente differenti», ossia quella delle virtù e quella dell’uomo spirituale, mosso dallo Spirito; la moralità comune e la moralità dei mistici. Questa estremizzazione costituisce la giustificazione razionale della “via mistica” di P. Thomas, a cui egli stesso fu iniziato, ed alla quale venivano iniziate tutte quelle persone ritenute chiamate a qualcosa di speciale. Siamo di fronte ad uno dei grandi errori gnostici: gli pneumatici, gli spirituali non sono tenuti alla vita morale comune, ma la possono infrangere in quanto la oltrepassano nella loro libertà spirituale, travisando così totalmente il famoso passo paolino: «L’uomo spirituale giudica ogni cosa, senza poter esser giudicato da nessuno» (1Cor 2, 15). Un passo citato proprio da Vanier.

Si tratta di un punto centrale per capire perché personaggi come i due domenicani, J. Vanier o, più di recente, P. Rupnik non si sentano minimamente colpevoli e raggirino con senso di superiorità i provvedimenti presi nei loro confronti dalle autorità ecclesiastiche.

È altresì una mentalità rivelatrice dell’approccio persuasivo verso le vittime, che vengono così circuite con la motivazione di essere delle elette, un’elezione che dev’essere custodita nel segreto e nell’intimità, perché gli altri, i non eletti, non capirebbero. Il quarto capitolo del Rapport getta così una luce imprescindibile per valutare casi del genere: non ci troviamo di fronte a scappatelle, e nemmeno a forme di follia, ma a vere e proprie deviazioni teologiche, che la Chiesa ha già incontrato e combattuto nei secoli. E’ per questa ragione che questi nuovi gnostici non possono semplicemente subire restrizioni al loro ministero, ma devono essere dimessi dallo stato clericale, e processati per verificare il delitto di eresia.

In una testimonianza di una ex-suora al Sant’Uffizio, emerge chiaramente la totale alterazione della coscienza verso cui P. Thomas portava le proprie vittime: «Ci credevamo confermate in grazia. Non potevamo più peccare nella sfera della purezza grazie ad una elezione speciale della SS. Vergine che ci aveva rivelato il segreto della sua vita e della sua intimità con Nostro Signore. Noi viviamo con il padre [Thomas, n.d.a] e tra di noi quanto vivremo nella città celeste: l’unione carnale di Gesù e di Maria sarà al centro della città celeste, al posto della Croce».

L’incomprensione della portata della “via mistica” inaugurata da P. Thomas, e portata avanti dal fratello e da Jean Vanier, la valutazione dei loro atti nei termini di una mera trasgressione morale sono all’origine di un grosso errore che ha permesso, come vedremo, a questi deliri, riconosciuto già negli anni Cinquanta, di potersi perpetrare per altri settant’anni, mietere vittime, deviare persone, seminare scandalo e sconcerto..

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