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ELEZIONI USA

Vince Joe Biden, chi ha dubbi sul voto è un "eversivo"

Elezioni Usa, secondo giorno. Non c'è ancora un presidente eletto ufficialmente, Biden proclama la sua vittoria "certa" alla mezzanotte (ora italiana), ma Trump non concede la sconfitta. La campagna repubblicana sospetta che vi siano stati brogli elettorali negli Stati chiave, ma chiunque ne parli viene censurato da Twitter per diffusione di fake news.

Esteri 05_11_2020
Joe Biden annuncia la sua vittoria

Alla mezzanotte (ora italiana) del 4 novembre, appare ancora abbastanza confuso il risultato delle elezioni americane: una vittoria di Biden, ma già dimezzata in partenza. Il presidente in carica, Donald Trump, non intende concedere la sconfitta, perché denuncia presunti brogli elettorali, soprattutto negli Stati-chiave di Pennsylvania, Michigan, Wisconsin. E intanto i Repubblicani stanno ottenendo altri successi che azzoppano la nuova (ancora eventuale) amministrazione democratica: si avviano alla conferma della maggioranza in Senato e riducono le distanze alla Camera, oltre a conquistare uno Stato in più, il Montana.

La campagna di Trump e il suo avvocato Rudy Giuliani denunciano sospetti di brogli elettorali “massicci” in Pennsylvania, dove un gran numero di schede votate e spedite per posta “arrivano da Marte”, per usare le parole dell’ex sindaco di New York. Sempre in Pennsylvania, la campagna di Trump ha denunciato l’espulsione di rappresentanti di lista repubblicani dai seggi nel corso dell’Election Day, la presenza di attivisti democratici che volantinavano sin dentro le cabine elettorali e l’inspiegabile chiusura dei seggi elettorali prima dell’orario di lavoro… ma solo quelli nelle aree già note come filo-repubblicane. Lo stesso Giuliani si appresterebbe a far causa anche ad un altro Stato, probabilmente il Michigan, dove la conta dei voti ha registrato delle stranezze di ogni genere. Se fino alla mezzanotte del 3 novembre appariva ormai certa la vittoria di Trump, la maggioranza si è invertita di colpo, dando la maggioranza a Biden, per un pugno di voti. Secondo una proiezione del 4 novembre Biden avrebbe conquistato gli ultimi 138mila voti in un blocco unico. In pratica, dopo una certa ora, gli scrutatori hanno trovato solo schede con il voto a Biden? Su sollecitazione della Corte Suprema, è risultato trattarsi di un errore delle autorità di una contea che avrebbe sbagliato a riportare il dato elettorale, aggiungendo uno zero. Ma intanto la maggioranza si è ribaltata di colpo. Normale che i team di avvocati di Trump ora voglia andare a fondo.

Il problema è che questa legittima voglia di trasparenza, in una tornata elettorale unica nel suo genere (100 milioni di voti postali e anticipati, 2 mesi di votazioni) passa per essere un “tentativo di colpo di Stato” di Donald Trump. Media, social media e manifestanti si comportano di conseguenza. Le televisioni che hanno seguito in diretta il voto (tutte, inclusa Fox News) hanno seguito la regola di non attribuire la vittoria a Trump negli Stati che di volta in volta si aggiudicava, a meno che lo scrutinio non fosse completo al 100% (al contrario, anche gli Stati con meno della metà dei voti contati, venivano assegnati ai Democratici se questi erano in testa). I social media, in particolar modo Twitter, avevano già annunciato di voler cancellare tutti gli eventuali messaggi prematuri di vittoria di Donald Trump, proprio per limitarne l’eventuale carica eversiva. Siccome la realtà è ricca di imprevisti, è stato Joe Biden, a seggi appena chiusi, a tenere un piccolo discorso a Wilmington nel “suo” Delaware, che era praticamente un discorso di vittoria: dopo aver invitato gli elettori già in coda a votare anche dopo la chiusura dei seggi, ha chiesto la fiducia dei suoi, si è detto certo dell’esito positivo del voto in un momento in cui (altra stranezza) lo spoglio veniva interrotto per una lunga pausa in molti Stati ancora in bilico in cui il presidente era in vantaggio, fra cui la Pennsylvania. La risposta di Trump non si è fatta attendere su Twitter e il social, come promesso, ha censurato il messaggio. Il testo recitava: “Siamo avanti, ALLA GRANDE, ma stanno cercando di rubarci le elezioni. Non glielo dobbiamo permettere. Non si deve poter votare dopo la chiusura dei seggi”. Dopo pochi minuti era invisibile e non più condivisibile. Sarebbe stato il primo di una lunga serie di messaggi, anche del presidente, cancellati deliberatamente da Twitter. E nel corso della giornata anche fonti di informazione legati al partito repubblicano, giornalisti indipendenti conservatori e osservatori di parte del Gop sono stati sospesi. Vietato dalle regole del social anche condividere notizie sugli strani casi dello spoglio nel Wisconsin (sospetto che vi fossero più voti che elettori) e del Michigan (l’incredibile 100% registrato da Biden nelle ultime 138mila schede di cui sopra): tutte “fake news”, cancellate dal social e poi smentite pubblicamente dai fact checkers.

Eppure era Trump ad aver rubato la vittoria nel 2016, grazie agli hacker russi… su quel sospetto si è svolta un’indagine durata quasi tre anni. Indagare sul sospetto di brogli democratici, al contrario, è considerato un atto di eversione a favore di Trump. Ad avere i media e i social media dalla propria parte, si può questo ed altro.