Una nuova diocesi in Cina
La diocesi di Zhangjiakhou ingloba quelle di Xiwanzi e Xuanhua, quest’ultima sede di monsignor Cui, perseguitato per anni per il suo rifiuto di aderire all’Associazione patriottica

In Cina la Chiesa deve essere patriottica, cioè obbediente al regime comunista e sottoposta al suo controllo. Un nuovo passo in questa direzione è avvenuto con la soppressione di due diocesi – Xuanhua e Xiwanzi – incluse in una nuova: quella di Zhangjiakhou che conta circa 85mila cattolici, serviti da 89 sacerdoti. Suo vescovo il 10 settembre è stato ordinato monsignor Giuseppe Wang Zhengui. La nuova diocesi si trova nella provincia di Hebei, una di quelle – spiega l’agenzia di stampa AsiaNews nel dare la notizia – in cui la presenza cattolica è storicamente più significativa ma anche più fortemente segnata negli ultimi anni dalle pressioni sulle comunità ‘clandestine’, che hanno finora rifiutato l’adesione agli organismi ufficiali della Chiesa in Cina controllati dalle autorità di Pechino. L’ordinazione di monsignor Wang Zhengui – prosegue AsiaNews - “ha un significato che va al di là del semplice ridisegno delle diocesi secondo quelli che sono i confini amministrativi, cosa già avvenuta in altre diocesi cinesi e in altre aree del mondo. La soppressione delle diocesi di Xuanhua e Xiwanzi suona, infatti, inevitabilmente anche come un messaggio alle comunità ‘clandestine’ dell’Hebei, che in entrambe avevano una propria guida pastorale. Quella di Xuanhua è infatti la diocesi di monsignor Agostino Cui Tai, vescovo clandestino oggi settantacinquenne, ordinato nel 2013 come vescovo coadiutore da monsignor Tommaso Zhao Duomo, poi scomparso nel 2018. Mai riconosciuto dalle autorità ufficiali per via del suo rifiuto ad aderire all’Associazione patriottica, monsignor Cui è un presule che è stato ripetutamente sottoposto a misure restrittive per impedirgli di svolgere il suo ministero”. Il 12 settembre monsignor Cui è stato riconosciuto dalle autorità di Pechino, ma solo in qualità di vescovo emerito, ormai pensionato avendo compiuto 75 anni. Anche monsignor Giuseppe Ma Yanen, finora vescovo clandestino della diocesi di Xiwanzi, è stato riconi scuto e nominato vescovo ausiliare della nuova diocesi. “Il controllo politico sulle religioni, comunità cattoliche comprese – osserva AsiaNews – continua ad aumentare nella Cina di Xi Jinping. Ne è stata testimonianza nei giorni scorsi anche l’arruolamento delle Chiese stesse nel coro della retorica nazionalista in occasione degli 80 anni della fine della Seconda Guerra mondiale in Asia, diventata per Pechino celebrazione della propria forza. Sul sito internet della diocesi di Shanghai, quella di monsignor Giuseppe Shen Bin insediato unilateralmente nel 2023 da Pechino alla sua guida con lo strappo poi sanato da papa Francesco nonché figura oggi più in vista del cattolicesimo nella Cina continentale, campeggiano la notizia e le immagini del clero e dei laici presenti alla parata con cui il 3 settembre la Cina ha mostrato al mondo le sue nuove armi da guerra. Il messaggio appare chiaro: i cattolici di Shanghai devono essere in prima linea nella fedeltà patriottica che Xi vuole da tutte le religioni”.