UE, il messaggio cancellato di Macron inguaia la von der Leyen
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Dopo il Pfizergate, un nuovo caso (riguardante l’accordo con il Mercosur) di messaggi cancellati da parte di Ursula von der Leyen, ora indagata dall’ombudsman dell’UE. Una vicenda che conferma la mancanza di trasparenza e la ricattabilità della presidente della Commissione Europea.

Ursula von der Leyen è al centro di una nuova “indagine” per lo scambio di messaggi di testo sulla piattaforma Signal con il presidente francese Emmanuel Macron nell’ambito degli accordi con il Mercosur, organizzazione economica che ha tra i suoi membri a pieno titolo l’Argentina, la Bolivia, il Brasile, il Paraguay e l’Uruguay. Prima il caso riguardante i vaccini anti-Covid e l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, ora appunto le nuove frontiere commerciali del Mercosur: la prassi della cancellazione dei testi dei messaggi e degli accordi intercorsi con la presidente della Commissione Europea è la conferma dell’opacità di azione dei vertici di Bruxelles.
Martedì 23 settembre, l'autorità di controllo etico dell'Unione Europea, Teresa Anjinho (l’ombudsman europeo), ha avviato un'indagine sui messaggi di testo scambiati tra Ursula von der Leyen ed Emmanuel Macron in merito al controverso accordo commerciale dell'UE con i Paesi del Mercosur. C’è più di un sospetto che la von der Leyen sia stata ricattata e abbia ceduto ai personali interessi politici del presidente francese per ottenere il suo secondo mandato alla guida della Commissione, posticipando l’approvazione dell’accordo tra UE e Mercosur.
La decisione fa seguito alla denuncia di un giornalista del sito investigativo Follow The Money, la cui richiesta del 2024 di accedere a uno dei messaggi è stata ignorata per 15 mesi, prima di essere definitivamente respinta. Il 30 gennaio 2024, pochi mesi prima della conferma di von der Leyen alla guida della Commissione per il suo secondo mandato, la rivista Politico riportava come lo stesso Macron avesse richiesto e, nei fatti ottenuto, uno stop all’accordo tra UE e Mercosur, grazie alle minacce inoltrate alla stessa von der Leyen, anche tramite messaggistica telefonica.
In risposta alla richiesta del giornalista denunciante, come ricostruisce il sito ufficiale dell’ombudsman europeo, la Commissione ha candidamente affermato di «non essere in grado di identificare il messaggio di testo in questione» e che «poco dopo aver ricevuto il messaggio, non lo ha registrato perché non aveva alcun effetto amministrativo o giuridico particolare per la Commissione». Secondo la Commissione, «poiché sul telefono cellulare del presidente era stata attivata la funzione "messaggi che scompaiono" dell'applicazione di messaggistica istantanea Signal (…) ciò spiega perché il messaggio di testo non è stato trovato».
La Commissione avrebbe dovuto invece conservare il messaggio di testo e renderlo accessibile al pubblico, dato che costituiva un «documento» ai sensi del regolamento n. 1049/2001 relativo all'accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione.
L’ombudsman europeo ha preso la vicenda sul serio e ha scritto nei giorni scorsi alla Commissione per ottenere, in vista di un prossimo incontro entro il 15 ottobre, diversi documenti: il fascicolo della Commissione relativo alla richiesta di accesso del ricorrente e che dovrebbe contenere i documenti che descrivono in dettaglio tutte le misure adottate dalla Commissione per gestire la richiesta di accesso, sia nella fase iniziale che in quella di conferma, compresi gli scambi tra i servizi della Commissione e tra il Segretariato generale e il Gabinetto del presidente; i documenti che riflettono la politica della Commissione sull'uso di telefoni/dispositivi mobili aziendali, applicazioni di messaggistica istantanea e/o periodi di conservazione dei messaggi, compresi gli intervalli di tempo relativi alla funzione "messaggio a scomparsa" attivata sul telefono del presidente; le informazioni su come è stata effettuata la ricerca del messaggio di testo.
Nella lettera di Teresa Anjinho si ribadisce la necessità di avere i «documenti richiesti, preferibilmente in formato elettronico tramite posta elettronica crittografata, prima della riunione e comunque entro l’1 ottobre 2025». L’inquietante vicenda è anche stavolta tutt’altro che chiusa.
In attesa che la serietà torni di casa a Bruxelles, bisogna ricordare che non è la prima volta che la presidente von der Leyen si trova coinvolta in uno scandalo legato alla messaggistica telefonica. All'inizio di quest'anno, la Corte di Giustizia dell’UE si era pronunciata contro di lei nel cosiddetto caso Pfizergate, da noi descritto sulla Bussola, dichiarando che la Commissione aveva sbagliato a omettere gli scambi di messaggi con l'amministratore delegato di Pfizer.
L'accordo UE-Mercosur, finalizzato solo alla fine del 2024 e dopo 25 anni di negoziati, è il patto commerciale più ampio e controverso della Commissione fino ad oggi. Creerebbe un'area di libero scambio per oltre 700 milioni di persone; nonostante la forte opposizione delle organizzazioni degli agricoltori, in particolare in Francia, e dei gruppi ambientalisti, la Commissione ha proceduto con la ratifica e l’invio dei testi legali al Consiglio il 3 settembre, insieme alla promessa di garanzie per gli agricoltori dell'UE. Ben al di là del merito sull’accordo con i Paesi del Mercosur, il nuovo scandalo conferma l’assoluta mancanza di trasparenza delle informazioni da parte della Commissione, a partire dai comportamenti e dalle abitudini dei suoi vertici istituzionali, Ursula von der Leyen in testa. A questo punto è lecito ogni sospetto sulla ricattabilità continua della presidente della Commissione Europea.