Esentò dal vaccino 4 pazienti: giudice assolve medico
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Importantissima sentenza a Roma: un medico è stato assolto dall'accusa di falso ideologico per aver esentato dal vaccino 4 pazienti considerati a rischio. Un altro tassello che riscrive la storia della campagna vaccinale e afferma una giustizia fino ad ora negata. Ma troppi medici hanno subito processi per aver fatto il loro dovere.
Un’altra sentenza che riscrive la storia della vaccinazione anti Covid-19; un altro tassello per andare a comporre la parola giustizia sui fatti della pandemia; un altro giudice che rompe il muro di silenzio e di conformismo sui diritti negati. Un medico di base di Roma è stato assolto dall’accusa di falso ideologico nella causa che lo vedeva imputato per aver rilasciato 4 esenzioni vaccinali ad altrettanti pazienti: «Il fatto non costituisce reato». Significa che quelle esenzioni erano lecite in scienza e coscienza perché la vaccinazione avrebbe potuto aggravare il quadro clinico dei pazienti, che si sarebbero potuti ritrovare con un evento avverso.
Non sono ancora state rese note le motivazioni della sentenza che verranno pubblicate in gennaio. Ma la notizia è rilevante ed è lo stesso legale della donna, l’avvocato Andrea Perillo, vicesegretario di Danni Collaterali e uno dei segretari di Italexit, a renderla nota.
«La mia assistita rilasciò a 4 suoi pazienti altrettanti certificati medici per patologie gravi grazie ai quali ottennero l’esenzione vaccinale – spiega alla Bussola Perillo -. Il datore di lavoro della dottoressa (un ente pubblico di cui ancora non sono state rese note le generalità perché la sentenza non è ancora pubblica, ma molto probabilmente una delle Asl di Roma ndr) ritenne che i certificati fossero falsi e denunciò la donna».
Ma sulla base di che cosa li riteneva falsi? «Perché sosteneva che il medico non avesse il potere di certificare quelle patologie nè di esentare i pazienti dal vaccino, prerogativa che secondo l’ente pubblico spettava solo ai medici vaccinatori».
In realtà, come ha potuto spiegare il legale durante l’udienza, per redigere quei certificati, la dottoressa si avvalse «non solo dei riscontri diagnostici e dei certificati prodotti dagli specialisti, ma anche delle risultanze dei dati di letteratura scientifica che per quelle patologie avevano già evidenziato dei fattori di rischio nel caso si fosse proceduto alla vaccinazione».
Ma per la donna non è stato un percorso semplice. Anzi, un vero e proprio calvario. «Prima è stata denunciata per falso ideologico dal suo datore di lavoro – ha proseguito il legale -, poi, con l’apertura del procedimento penale è stato chiesto un interrogatorio davanti al Pm «per spiegare che il medico ha effettivamente la facoltà di emettere certificati quando ritiene che ve ne siano le condizioni e la necessità. E quello era il caso».
Il Pm, però, non soddisfatto, ha chiesto il rinvio a giudizio e si è andati davanti al Gip, che a sua volta ha dato il via libera per il dibattimento che si è concluso in questi giorni.
«La dottoressa è stata assolta perché il fatto (cioè l’esenzione vaccinale ndr) non costituisce reato. Non è vero, infatti, che i certificati di esenzione potevano essere emessi solo dal medico vaccinatore. In realtà possono essere emessi da qualsiasi medico e si tratta dell’affermazione di un principio fortissimo che è stato ribadito perché moltissimi medici sono finiti a processo per questo stesso motivo».
Le parole di Perillo aprono uno squarcio di verità e rendono giustizia dei tanti casi di medici che hanno pagato con una denuncia la loro coerenza scientifica e il loro coraggio.
«Possiamo immaginare che nelle motivazioni della sentenza, il giudice metterà nero su bianco il principio della libertà prescrittiva del medico – ha concluso il legale – e solo dopo le motivazioni, assieme alla dottoressa faremo le nostre valutazioni per capire come procedere nei confronti dei dirigenti della struttura sanitaria che fecero la denuncia all’epoca, dato che non è previsto un risarcimento automatico da parte dello Stato».
Al di là di come proseguirà la vicenda legale di questa dottoressa, però, la sentenza rappresenta uno spartiacque importante sul versante delle esenzioni vaccinali, vera e propria chimera durante la campagna vaccinale, concesse col contagocce dai medici che sono stati inibiti dall’esercitare pienamente la loro attività di medico perché spaventati proprio dal rischio di beccarsi una denuncia per falso ideologico e dover affrontare un calvario giudiziario.
Eppure, tantissimi pazienti, che poi si sono ritrovati con danni collaterali gravissimi e invalidanti, avrebbero già avuto i requisiti per ottenere l’esenzione vaccinale o perché già affetti da patologie, che i vaccini avrebbero aggravato come poi è successo, o perché portatori di quei fattori di rischio che il vaccino ha trasformato in detonatori per sviluppare una grave forma di malattia vaccino correlata.
Ma in quei giorni, lo ricordano bene tutti, i medici erano spaventati e minacciati da provvedimenti come questo subito dalla loro collega di Roma e pretendere che solo i medici vaccinatori fossero titolari di questo potere si rivelò fin da subito una presa in giro anche perché, giova ricordarlo, i medici vaccinatori non potevano avere una conoscenza diretta e approfondita del quadro clinico delle persone che si presentavano ai centri vaccinali.
In più, l’introduzione di un gettone per invogliarli a vaccinare e dello scudo penale di fronte ad eventuali rimostranze, li ha praticamente messi al riparo da qualunque conseguenza. Rilasciare delle esenzioni non poteva certo essere la loro principale preoccupazione, come si è visto. Anche perché, un eccesso di esenzioni avrebbe reso vana la campagna vaccinale di massa che si voleva portare avanti senza guardare in faccia la tanto strombazzata scienza.
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