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Il Ddl

Educazione sessuale, la destra cade nel gioco della sinistra

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Il centrodestra, dopo le critiche giunte da sinistra, cancella dal Ddl Valditara il divieto dell’“educazione sessuale” alle medie. Servirà sempre il consenso informato, che però da solo non basta. Perché l’educazione sessuale aggraverà i problemi. E la visione da recuperare.

Educazione 13_11_2025

All’inizio di questa settimana è cominciata nell’aula della Camera la discussione sul disegno di legge in materia di consenso informato a scuola, noto anche come Ddl Valditara. E subito è giunta una cattiva notizia: la Lega ha presentato un emendamento con il quale ha cancellato, per le medie, il divieto alla cosiddetta “educazione sessuale”. In pratica, si tratta di una marcia indietro rispetto a una precedente proposta dello stesso partito che era passata in Commissione Cultura. Il divieto resta per la scuola dell’infanzia e la primaria. Dalla scuola secondaria di primo grado in su, per eventuali attività extracurricolari o anche curricolari attinenti alla sessualità, sarà necessario appunto il consenso informato preventivo dei genitori o, se maggiorenni, degli studenti. Questo significa che le scuole, se passerà la misura, dovranno sempre informare preventivamente sul materiale didattico, i contenuti, gli obiettivi educativi, le modalità di svolgimento delle lezioni legate alla sessualità e l’eventuale presenza di esperti esterni.

Nel frattempo il centrodestra ha respinto le pregiudiziali di costituzionalità avanzate dalla sinistra, ricevendo il plauso di Pro Vita & Famiglia, che da anni si batte per l’introduzione del consenso informato preventivo come misura per tutelare la libertà educativa dei genitori.

Ma rimane appunto il grave passo indietro sulle medie che rischia, nell’attuale contesto culturale, di peggiorare la situazione degli studenti che le frequentano. Il deputato Rossano Sasso (Lega), relatore del Ddl, ha dichiarato che «la modifica ci consente di sottrarre il dibattito da accuse prive di fondamento», precisando che «non siamo quelli che vogliono vietare che in classe si parli di affetto e rispetto, ai quali i nuovi programmi scolastici danno ampio spazio». Le accuse, neanche a dirlo, sono quelle della sinistra, che in sostanza vorrebbe l’educazione sessuale in tutte le scuole e senza necessità di consenso.

In un messaggio alla Bussola, l’onorevole Sasso ha commentato ulteriormente l’emendamento e in generale il Ddl spiegando che «noi vietiamo tutto quello che non è previsto nelle Indicazioni nazionali, che prevedono la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, gravidanze indesiderate, educazione al rispetto verso tutti». Il venir meno del divieto all’educazione sessuale alle medie, secondo il deputato della Lega, è controbilanciato dal consenso informato obbligatorio, grazie al quale «le scuole avranno forti restrizioni e, se le famiglie non vorranno, non si farà nulla. Le famiglie avranno in mano adesso uno strumento legale potentissimo». Questo significa, aggiunge Sasso, che «anche i docenti più politicizzati si guarderanno bene dall’introdurre concetti e principi pericolosi, alla fine è quello che noi volevamo: bloccare le distorsioni dell’ideologia gender».

Qualche riflessione è doverosa. L’introduzione del consenso informato preventivo obbligatorio è certamente un buon passo avanti. È oggi necessario, ma non è sufficiente. Questo strumento, se il Ddl sarà approvato, sarà utile per le famiglie più informate e con una visione della sessualità sana. In tutti gli altri casi, che oggi sono la stragrande maggioranza, rimarrà il problema, ossia il rischio che alunni poco più che bambini e adolescenti ricevano – con il “sigillo” della scuola – lezioni su modelli distorti di sessualità. Se si guarda con realismo al contesto odierno, si deve constatare che esistono pochissime associazioni che educano a una sessualità secondo legge morale naturale, di contro a un numero enorme di associazioni o singoli “esperti” che di fatto diseducano.

Deve essere chiaro che l’ideologia gender è solo la punta dell’iceberg, in quanto – anche al di fuori delle istanze più specificamente Lgbt – gli errori non mancano. Basti ricordare che l’“educazione sessuale” che da sempre va per la maggiore implica l’uso di contraccettivi, la presentazione del sesso come atto di mero piacere e che richiede semplicemente il consenso per essere buono, una visione positiva della masturbazione, l’aborto come diritto e come soluzione a una gravidanza indesiderata, eccetera: in breve, una visione fortemente diseducativa. Non per nulla, questo tipo di educazione sessuale si è storicamente accompagnato a un maggior numero di aborti tra le ragazze, e questo proprio nei Paesi considerati più evoluti e pionieri in tema di educazione sessuale a scuola.

Ora, è chiaro che trasmettendo insegnamenti sbagliati, i danni a livello di come si guarda l’altro o l’altra, a livello di relazioni, non potranno che aumentare. È un’illusione, ad esempio, credere che l’etichetta dell’“educazione sessuale” di cui sopra risolverà il problema dei cosiddetti femminicidi, una realtà tragica, sempre esistita e da tempo presa a pretesto proprio perché questa etichetta si diffonda a scuola.

Lo strumento del consenso informato, come detto, servirà alle famiglie più informate e salde nei principi, ma allo stesso tempo è sintomo della gravità della nostra epoca: i genitori, anziché essere tranquilli di mandare i propri figli a scuola a ricevervi l’istruzione necessaria, devono stare costantemente in guardia per difendersi da uno Stato che – invece di concentrarsi a insegnare a leggere, scrivere e far di conto – si preoccupa di trasmettere le varie ideologie del momento. Siamo cioè di fronte a una prospettiva che ribalta il buonsenso. Bene perciò il consenso informato, ma ribadiamo che il centrodestra dovrebbe trovare il coraggio di stoppare del tutto l’“educazione sessuale” comunemente intesa, una leva che la sinistra ha sempre usato a fini rivoluzionari, legati all’avversione a matrimonio e famiglia naturale.

L’unica vera educazione che potrebbe fare la differenza, in meglio, è quella centrata sul disegno di Dio sull’uomo e sulla donna, sulla riscoperta del significato e del valore della castità prematrimoniale, sulla dimensione della sessualità come dono, che è tutt’altro dalla visione egoistica e dalla logica del possesso oggi dominante.



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