Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Pascasio Radberto a cura di Ermes Dovico

Polonia

Tre regioni polacche obbediscono all'UE

Le regioni di Cracovia, Rzeszow e Lublino hanno revocato le loro dichiarazioni a favore della famiglia, dopo che  l'Unione europea ha avviato un'azione legale contro la Polonia e sospeso i finanziamenti.

Gender Watch 09_10_2021

Gira da tempo una leggenda nera sulla Polonia: 100, tra regioni, città e paesi, sarebbero zone “Lgbt free”, ossia luoghi inospitali per persone omosessuali e transessuali.

Roberto Marchesini sulla Nuova Bussola Quotidiana spiega invece come stiano realmente le cose: “Le zone Lgbt free polacche, semplicemente, non esistono. Proprio così: si tratta di una mostruosa montatura finalizzata a dare un’ulteriore stretta di vite alla libertà di pensiero in Europa e nel mondo a proposito dell’omosessualismo. Mi spiego: prima delle ultime elezioni presidenziali polacche, il presidente di Varsavia Trzaskowski, concorrente di Duda, ha approvato una «dichiarazione Lgbt+»; in risposta a questa iniziativa, diversi Comuni polacchi hanno approvato una «carta dei diritti della famiglia» a sostegno della famiglia naturale. Bene: l’attivista omosesssualista polacco Bartosz Staszewski [nella foto] ha cominciato a girare per questi Comuni attaccando, al loro ingresso, un cartello giallo con scritto, in varie lingue, «Lgbt free zone», zona libera da LGBT. Ripeto, nel caso non fosse chiaro: nessun comune polacco ha mai dichiarato il suo territorio «Lgbt free zone»: è stato un attivista gay polacco ad attaccare quei cartelli e a fotografarli. Quei cartelli esistono, le zone «Lgbt free zone» non esistono, nessun Comune polacco vieta nulla a nessun cittadino polacco o di qualsiasi altra nazione”.

Chiarito ciò, è accaduto che l’Unione europea abbia minacciato sanzioni contro la Polonia e la volontà di sospendere i finanziamenti comunitari se la Polonia non si fosse sbarazzata di queste carte dei diritti della famiglia che, massmediaticamente, sono diventate “zone LGBT free”. Ed infatti nel luglio scorso la Commissione europea ha avviato un’azione legale contro il governo polacco.

Tre regioni polacche hanno obbedito a Bruxelles e così hanno ritirato le loro carte: sono le regioni di Cracovia, Rzeszow e Lublino. La regione di Rzeszow ha votato una dichiarazione contro “l'odio e la discriminazione sulla base del sesso, dell'età, della razza, dell'handicap, dell'origine etnica, della religione o dell'orientamento sessuale”. Però la stessa dichiarazione ha sottolineato l’importanza della famiglia e ha affermato che il cristianesimo è “il fondamento dello stato polacco e della nostra appartenenza alla comunità europea”.