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Islam sciita

Tre cristiani condannati in Iran per offese all’Islam

La loro colpa è professare la fede cristiana, peraltro in ambito domestico, e, nel caso di due condannati, di essersi convertiti dall’Islam al Cristianesimo

 

In Iran il regime degli ayatollah perseguita i cristiani, nonostante le assicurazioni che godono della libertà religiosa e possono praticare liberamente il culto. Migliaia di fedeli appartenenti a chiese domestiche sono stati arrestati negli ultimi anni, accusati di “agire contro la sicurezza nazionale” e centinaia sono stati condannati al carcere. Ad aprile a Teheran un cristiano è stato condannato a 10 anni di carcere Anooshavan Avedian per “propaganda contraria e offensiva nei confronti della santa religione islamica” per aver professato la sua fede e averla condivisa con altri fedeli a casa propria. Una volta scarcerato, resterà privo dei diritti sociali per dieci anni. Con lui davanti ai giudici si sono presentati Abbas Soori e Maryam Mohammadi accusati di aver abiurato l’Islam ed essersi convertiti al Cristianesimo. Evitano il carcere, ma anche loro sono privati dei diritti sociali, devono pagare una sanzione pari a oltre 1.900 euro e hanno l’obbligo di firma presso gli uffici del Ministero dell’Intelligence. Inoltre, trascorsi i dieci anni, per altri due non potranno lasciare il paese, far parte di gruppi politici e sociali e risiedere nella capitale e nella provincia confinante. L’arresto dei tre cristiani risale all’agosto del 2020 quando, come riporta l’agenzia AsiaNews, “almeno 30 agenti dell’intelligence hanno fatto irruzione nella casa a Narmak, nord-est della capitale. Al momento dell’assalto vi erano circa 18 fedeli intenti a pregare e leggere le letture. Durante il raid sono state sequestrate copie della Bibbia, effetti personali, telefoni cellulari e altri apparecchi informatici, oltre a dover fornire la password degli smartphone e dei social. Nel tempo intercorso fra l’arresto e la condanna hanno trascorso alcuni periodi nella famigerata di prigione di Evin, alla periferia di Teheran, dove hanno subito interrogatori, torture psicologiche e abusi”.