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LA MORTE DEL CARDINALE

Tettamanzi, un vescovo a più facce

Da teologo "conservatore" esperto di morale e bioetica, collaboratore di Giovanni Paolo II, al ministero episcopale vissuto da "progressista", sostenitore dei no global al G8 di Genova e della costruzione di moschee a Milano. È morto ieri a 83 anni. 

Ecclesia 06_08_2017
Cardinale Tettamanzi

Qualcuno ricorderà le cinque “R” che il cardinale Dionigi Tettamanzi, allora arcivescovo di Milano, indicava in una inusuale lettera scritta ai bambini nel Natale del 2009. «Una sorta di fiaba moderna in tono no global», scriveva Repubblica nella sua cronaca milanese del tempo. Una lettera dove il cardinale indicava che bisogna «ridurre le cose che si comprano, badando solo a quelle essenziali. Riciclare gli oggetti finché si possono usare e anche attraverso la raccolta differenziata dei rifiuti. Riparare gli oggetti anziché buttarli al primo danno. Rispettare, trattare bene le cose, gli ambienti e soprattutto le persone che li hanno realizzati con il loro lavoro. Regalare qualcosa dei nostri risparmi a chi è nel bisogno». Nell'enciclica di Papa Francesco Laudato sii sembra di sentire qualche eco di questa lettera natalizia.

Brianzolo, nato a Renate nel 1934, il cardinale Tettamanzi è morto ieri all'età di 83 anni, per il riacutizzarsi di una grave malattia che lo aveva colpito qualche anno fa. Spesso considerato nelle cronache giornalistiche come un prelato “progressista”, bisogna riconoscere che Tettamanzi ha avuto un percorso culturale ed ecclesiale a più facce. 

Una prima lunga parte della sua esistenza è stata dedicata allo studio e poi all'insegnamento delle materia teologiche e di quelle attinenti all'ambito morale e bioetico in particolare. E' proprio di Tettamanzi uno dei primi e più importanti manuali di bioetica, ambito di studi che lo portò ad essere uno dei più stretti collaboratori di Giovanni Paolo II sui temi della morale sessuale e della famiglia (del papa polacco è stato anche ghost writer per molti discorsi e documenti su questi temi). Questa sua «peculiare attenzione ai temi della famiglia, del matrimonio e della bioetica» è stata rilevata anche nel messaggio di cordoglio redatto da Papa Francesco.

Fu nominato arcivescovo di Ancona-Osimo nel 1989, ma la permanenza nelle Marche durò ben poco. Nel 1991, infatti, lasciò la diocesi marchigiana per assumere l'incarico di segretario generale della Conferenza episcopale italiana in epoca ruiniana, cioè sotto la guida del cardinale Camillo Ruini. Nel 1995 Giovanni Paolo II lo nominò arcivescovo di Genova e nel 1998 lo fece cardinale.

Del periodo genovese molti ricordano la battuta sapida con cui l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, aveva bollato l'arcivescovo Tettamanzi: “tuta di porpora”, per assimilarlo alle “tute bianche” del no global Luca Casarini, particolarmente attive durante il famoso G8 che si tenne proprio a Genova nel 2001. Infatti, durante il G8 l'arcivescovo mostrò tutta la sua adesione alla “scelta preferenziale della Chiesa per i poveri”, arrivando a dire, tra l'altro, che c'è un «soldo mostruoso che spacca il mondo e genera ogni giorno nuove apartheid». 

Nel 2002 fu nominato arcivescovo di Milano, succedendo al cardinale Carlo Maria Martini. Nella diocesi “più grande del mondo” è ricordato per il suo stile semplice e popolare, e per molti costituiva l'ideale successore di Giovanni Paolo II, soprattutto come candidato gradito ai liberal, ma non troppo avversato dai cosiddetti conservatori. In realtà nel conclave del 2005, quello che elesse il cardinale Joseph Ratzinger sul soglio di Pietro, il cardinale Tettamanzi non fu mai nei giochi.

Durante il periodo milanese ci fu anche la polemica politica innescata dalla richiesta ripetuta che il cardinale fece per costruire moschee in città. Nel 2008 fu sempre Cossiga a rispondere con una lettera piena di provocazioni, indicando sul finale che con queste prese di posizioni per il cardinale «ci potrebbe anche scappare il titolo di Grande imam onorario d'Italia».

Apprezzato da Papa Francesco, il cardinale è stato nominato padre sinodale all'assemblea ordinaria dei vescovi sulla famiglia del 2015, quello che poi ha condotto alla discussa esortazione Amoris Laetitia. Il cardinale Tettamanzi nella questione controversa della comunione ai divorziati risposati già nel 2014 si diceva “aperturista”, sebbene con «precise condizioni».

Monsignor Mario Delpini, recentemente nominato arcivescovo di Milano, successore del cardinale Angelo Scola, ha sottolineato come il cardinale Tettamanzi sia stato un punto di riferimento per tutti grazie alla «sua disponibilità infaticabile al lavoro, la sua capacità di empatia con la gente, la sua armonia nella personalità e per il suo magistero».