Sui totalitarismi l'Europa continua a vedere da una sola parte
Nella Giornata dedicata alle vittime di tutti i totalitarismi, si deve registrare ancora una volta l'indifferenza dei leader europei, e italiani in particolare, incapaci di fare i conti con il comunismo, malgrado la risoluzione dell'Europarlamento del 19 settembre 2019.

Anche quest’anno, a giudicare della vigilia, la Giornata europea di Commemorazione delle vittime di tutti i regimi totalitari passa bellamente ignorata da tutti. Non dalla Nuova Bussola, che già gli anni scorsi ha spiegato come la celebrazione del 23 agosto sia raccomandata a tutte le istituzioni dell’Unione, (vedi Risoluzione dell’Europarlamento del 19 settembre 2019).
Il 21 agosto si è tenuto un convegno a Berlino, promosso dalla “Fondazione federale per la memoria della Sed” (Sed era il Partito socialista unificato che ha governato la Germania orientale). Il tema: «Mentre i crimini nazisti sono saldamente radicati nella coscienza sociale, il ricordo della violenza comunista rimane ancora oggi molto meno presente. Quali sono le cause di questa asimmetria?». Relatori erano tutti studiosi della memoria e delle rappresentazioni o auto rappresentazioni del passato. Solo due dati, dei 13,5 milioni di turisti che visitano Berlino annualmente, almeno 1/3 è sulle tracce del “Muro”: 4,5 milioni ogni anno visitano il Check-point Charlie o qualche altro sito memoriale della Germania Orientale (DDR). Il che dire che una domanda di Memoria esiste. Il dibattito ovviamente è stato molto centrato sulla Germania, ma la domanda resta valida anche per noi.
Perché in Italia questa macroscopica, inossidabile asimmetria ? Sempre e solo colpa della maledetta egemonia culturale gramsciana? O non abbiamo tutti qualche responsabilità? Ad esempio si dovrebbero incalzare le istituzioni a ottemperare alla Risoluzione del Parlamento europeo del 19 settembre 2019, come il punto F il quale raccomanda che si vietino le ideologie totalitarie tutte quante: via dunque la pagliacciata dei patentini antifascisti, dove persino una bocciofila per accedere a un locale comunale deve fare professione di antifascismo!
Forse hanno ragione quei due studiosi e pubblicisti argentini N. Marquez e A. Laje, i quali sostengono esistere differenze strutturali, intime fra il tipo di sinistra e gli altri, i moderati e i liberali. Sociologicamente, dicono Marquez e Laje il tipo di sinistra è un insegnante o comunque dipendente pubblico, quindi più tempo libero e alta propensione alla rivendicazione non solo economica; l’uomo liberale e/o di destra spesso è un professionista, lavora in proprio, lavora sodo perché è la sua soddisfazione, al parlare predilige il fare, ha la vita piena di impegni di lavoro, quindi non ha che poco tempo libero e allora preferisce svagarsi. La sinistra ha sempre fatto leva sulle emozioni, le grandi ideologie del ‘900 erano pacchetti di miti, speranze di paradisi terreni. Fallaci? Però appassionavano e trascinavano.
E ancora trascinano: le ideologie non sono morte, semmai sono molte di più! Sempre Marquez e Laje invitano a osservare che proprio all’indomani della caduta del Muro, crollato il mito primigenio, quello del Manifesto del 1848 fondato sul dualismo padroni/operai, si è avuta una centuplicazione dello stesso modellino sfruttatori/sfruttati: uomo/donna, bianchi/neri, residenti/immigrati, etero/lgbtq, Occidente/Paesi in via di sviluppo, visione antropocentrica/ecologismo, crescita economica/decrescita felice, specisti/antispecisti.
E questa asimmetria continuerà fintanto che non si faranno i conti con il comunismo. La Norimberga per il comunismo non c’è mai stata: ancora in anni recenti, poco dopo la storica Risoluzione del 19 settembre 2019 (che al punto E raccomanda proprio la «urgente necessità» di una Norimberga), il Coordinamento nazionale degli Istituti storici della Resistenza si affrettò a fare un convegno per bocciarla («non si può equiparare Enrico Berlinguer a un aguzzino della Stasi»).
È ora di riprendere e rileggere quella risoluzione del Parlamento Europeo, e celebrare le giornate che ricordano le vittime del comunismo.