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REGNO UNITO

Rishi Sunak, la prima volta di un premier non cristiano

Rishi Sunak è il nuovo premier britannico conservatore. In politica economica sarà quasi certamente il contrario della Truss: austerity e meno promesse sui tagli alle tasse. Sui principi non negoziabili si è quasi sempre astenuto, quando non era assente dai dibattiti. E d'altra parte: è induista ed è il primo premier non cristiano. 

Editoriali 25_10_2022
Rishi Sunak

Rishi Sunak è il nuovo premier britannico conservatore. Esito ormai scontato ed anche prevedibile: la partita per il controllo del partito e del governo era fra lui e Liz Truss. Ha vinto la Truss, poi ha rassegnato le dimissioni, ora tocca a Sunak. Che cosa ci si deve attendere dall’ex Cancelliere dello Scacchiere (all’incirca l’equivalente del nostro ministro dell’Economia) del governo Johnson?

I conservatori sono profondamente divisi, nell’animo. I continui cambiamenti di leader significano anche questo: non c’è accordo neppure sui valori fondamentali. Primato dello Stato o primato del mercato e della società? Difesa dei valori tradizionali (fra cui anche i principi non negoziabili) o abbraccio della modernità relativista? Opposizione all’ideologia verde o lotta al riscaldamento globale? I tentativi di sintesi, come quelli esplorati da David Cameron, fino al 2016, si sono in gran parte rivelati come un abbandono del conservatorismo su moltissimi fronti. Truss era la prima leader che ha provato ad andare in controtendenza, riscoprendo il conservatorismo classico ed è finita in men che non si dica. Proprio per questo, è molto più probabile che Sunak acceleri il percorso verso la “modernità”.

Innanzitutto, in economia, gli inglesi devono attendersi un’ondata di austerity. Il taglio delle tasse, proposto dalla Truss, viene ora considerato dalla stampa di settore come la causa principale dello shock violento nei mercati che ha portato alla sua rapida caduta. Di sicuro promettere di tagliare le tasse e, al tempo stesso, di aumentare la spesa pubblica non è stato un comportamento saggio, ma non è detto che la reazione dei mercati sia dovuta necessariamente a quella politica. Ci sarebbero crisi ogni volta che un governo aumenta la spesa a debito, in tutto il mondo, invece normalmente non succede. Non così violentemente. In ogni caso, il messaggio che è passato è solo quello: chi taglia le tasse, chi sfugge alle regole dell’austerity e chi punta tutto sulla crescita, è destinato a “subire la punizione” dei mercati. Sunak definiva la politica economica della sua rivale come una “favola”, in senso spregiativo, ora si prenderà la sua rivincita. Ma in un periodo di inflazione e caro-vita, una politica di austerity potrebbe anche mandare il Regno Unito in recessione.

Il vero punto dolente però potrebbe essere proprio sui principi non negoziabili, paradossalmente quelli su cui gli elettori conservatori sono più compatti. La stampa, così come l’associazionismo di sinistra, descrive Sunak come un reazionario: «I registri mostrano che Sunak non ha mai votato sull'uguaglianza dei diritti in relazione al matrimonio omosessuale e non ha mai votato per consentire ai malati terminali di ricevere assistenza per porre fine alla loro vita. Sunak ha votato "quasi sempre" contro le misure per prevenire il cambiamento climatico e ha "generalmente votato contro" le leggi per promuovere l'uguaglianza e i diritti umani nel Regno Unito», leggiamo per esempio sul sito dell’associazione Each Other.

Chi invece si è impegnato a registrare i voti di Sunak sui principi non negoziabili, in particolare su aborto ed eutanasia, registra una sua forte tendenza a lavarsene le mani. Quando non è del tutto assente al momento del voto, opta per l’astensione. Il registro dei voti, analizzato da Right to Life è una lunga sequenza di non-scelte. Tranne in un unico caso, quando ha votato a favore dell’aborto, per l’Irlanda del Nord, assieme a tutto il partito.

E qui c'entra la caratteristica che lo rende unico nella storia dei governi britannici. Spesso leggiamo che si tratta del primo indiano al governo, una sorta di rivalsa dopo secoli di colonialismo. (Ma stranamente la sinistra non festeggia, semmai punta il dito contro la ricchezza del “Marajah dello Yorkshire”).

Ma quasi mai leggiamo che è il primo ministro non cristiano di tutta la storia britannica. Vi sono stati quattro premier del Novecento che hanno perso la fede: David Lloyd George, Neville Chamberlain, Clement Attlee, James Callaghan. Ma erano tutti cresciuti in un ambiente cristiano. Vi è stato un unico premier nato ebreo e poi battezzato all'età di 13 anni: Benjamin Disraeli, il ministro della regina Vittoria, artefice della massima espansione dell’Impero Britannico. Nessuno prima di Rishi Sunak era mai stato, dalla nascita, estraneo al cristianesimo. Sunak è induista, ha vinto la sua competizione nel giorno di Diwali, la festa delle luci. Cosa questo significherà per il Regno Unito lo scopriremo presto, ma intanto segna la fine di un'era.