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Cristiani Perseguitati
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In odium fidei

Riflessioni e raccomandazioni nella giornata dedicata alle vittime di persecuzione religiosa

Ogni anno il 22 agosto ricorre la Giornata internazionale in commemorazione delle vittime di atti di violenza basati sulla religione o sul credo

Il 22 agosto ricorre la Giornata internazionale in commemorazione delle vittime di atti di violenza basati sulla religione o sul credo. È stata istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2019 e intende essere un momento di commemorazione, ma anche di riflessione, denuncia e impegno affinché sia fatto tutto il possibile per mettere fine a intolleranza, odio, discriminazioni e violenze. “In tutto il mondo, le persone continuano a subire molestie, aggressioni – e persino a essere uccise – semplicemente per ciò in cui credono. I luoghi di culto vengono profanati. Le comunità sono terrorizzate. Le piattaforme online sono inondate di odio”. Così inizia il messaggio diffuso quest'anno per l’occasione dal Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. “Questi atti non sono solo ripugnanti – prosegue il messaggio – sono una minaccia alla nostra umanità condivisa. Quando le persone vengono prese di mira per la loro fede, quando i discorsi d’odio restano impuniti, quando l’impunità prevale, tutti siamo a rischio. Dobbiamo affrontare questa minaccia con decisione”. Guterres si è quindi rivolto in particolare ai governi, che “devono adottare e applicare solide leggi contro la discriminazione e investire in una educazione che promuova rispetto, inclusione e diritti per tutti”, e ai leader politici, religiosi e comunitari, che “devono respingere le tattiche divisive e promuovere il dialogo all’interno e tra le comunità”. La giornata ricorre in un momento in cui nel mondo si registra un aumento delle violenze contro i cristiani, soprattutto in Africa e in Asia. Aiuto alla Chiesa che Soffre lo ha ricordato in un comunicato: “Continui atti di intolleranza e violenza basati sulla religione o sul credo si verificano contro individui, compresi coloro che appartengono a comunità e minoranze religiose in tutto il mondo, e il numero e l'intensità di tali episodi, spesso di natura criminale, sono in aumento. Dalla Nigeria, dove è sempre alto il clima di insicurezza e proseguono i rapimenti di religiosi da parte dei gruppi terroristici, passando per le persecuzioni dei regimi autoritari fino ad arrivare alle diffuse violenze subite dalle comunità cristiane dell’Asia. Solo pochi giorni fa i vescovi dell’India hanno denunciato un’escalation di violenza contro i cristiani nella regione orientale dell’Orissa mentre in Africa, dove la ‘piaga’ delle persecuzioni religiose vede particolarmente colpite le comunità del Sahel e della parte occidentale del continente, i fatti di sangue delle ultime settimane nell’est della Repubblica Democratica del Congo attestano come le comunità minoritarie siano vittime innocenti delle violenze anche al di fuori dei contesti di più aperta persecuzione”. Intervistata, Marta Petrosillo, responsabile della comunicazione e dei rapporti con i media per la sede italiana di Aiuto alla Chiesa che Soffre, ha richiamato i dati allarmanti dell’ultimo rapporto dell’onlus Open Doors e ha sottolineato che tutte le comunità minoritarie sono minacciate, non solo quelle cristiane e  ha ammonito: “se la libertà religiosa è negata per un gruppo, prima o poi sarà negata anche per gli altri”.