Regionali, la sinistra punta sull'assistenzialismo grillino
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In Calabria il candidato del campo largo è Tridico, padre del reddito di cittadinanza, in Campania correrà il suo "gemello" Fico. Entrambi pronti a riproporre il solito "sistemone" che svuota le casse statali senza aiutare il mondo del lavoro.

La fumata bianca è arrivata, e con essa l’autodifesa di un sistema fallimentare che si traveste da riscatto territoriale: Pasquale Tridico, padre tecnico del Reddito di cittadinanza (RdC), ex presidente dell’Inps e simbolo paradigmatico del potere pentastellato che si raddoppia lo stipendio in piena pandemia, è ora il candidato di centrosinistra alla guida della Calabria.
Ufficializzato nella fumosa riunione di Lamezia Terme del cosiddetto campo largo, Tridico emerge come l’ideatore di misure assistenziali che anziché emancipare, hanno ulteriormente imbrigliato e affossato il mercato del lavoro. L’ex presidente Inps si presenta con un passato istituzionale che dovrebbe giocare a suo favore, ma che zoppica paurosamente di fronte al bilancio morale e sociale del suo operato, quello di figura centrale nella progettazione del Reddito di cittadinanza, misura simbolo del grillismo, oggi accusato di aver generato sussidi improduttivi e clientelari.
Va peraltro ricordato che nel settembre 2020 Tridico, come presidente dell’Inps, si fece aumentare lo stipendio da 62 a 150mila euro, addirittura con efficacia retroattiva. Inevitabile e provvidenziale fu la bufera politica che ne derivò. Tridico negò di aver percepito arretrati, ma tra il centrodestra che invocava le dimissioni e l’Inps costretto a smentire “solo a metà”, l’immagine di un tecnico sconfinato nell’arroganza si consolidò.
Ma è nel Reddito di cittadinanza che va cercata la vera falla: la misura che doveva abolire la povertà non ha liberato nessuno, piuttosto ha imposto l’assistenzialismo come grimaldello di consenso. Meno del 2 % dei percettori ha ottenuto un contratto di lavoro (numero irrilevante rispetto ai costi – 6 miliardi annui). Ogni nuovo contratto attivato grazie alla misura è costato ben 22 milioni di euro. Senza dimenticare che tra il 2021 e il 2022 ben 29mila persone sono state denunciate per avere percepito il Reddito di cittadinanza senza averne i requisiti. Un obbrobrio contabile ed etico che svela come il Reddito di cittadinanza sia stato soprattutto propaganda, spreco e nulla di più.
Resteranno negli archivi mediatici le immagini della prima card del Reddito di cittadinanza esibita a reti unificate dall’allora ministro del Lavoro, Luigi Di Maio e dallo stesso Tridico Le criticità strutturali di quella misura sono state ignorate: Tridico stesso ammette che il sistema italiano ha un decimo dei Centri per l’Impiego tedeschi, carenti di formazione, e che l’intero impianto delle politiche attive è inesistente. E ora, sfoggiando il paludamento dell’ex “tecnico”, ritorna con il sorriso stampato di chi propone i sussidi come rilancio, reintroducendo il corporativismo assistenzialista come politica regionale laddove aveva fallito a livello nazionale.
E se in Calabria il cavallo di Tridico è un carrozzone di sussidi, in Campania il suo “gemello” grillino Roberto Fico – dopo che il M5S ha mandato in pensione il limite dei due mandati – pare pronto a riproporre la stessa magia: il Reddito di cittadinanza regionale, i “nuovi sussidi” pensati per avvicinare il consenso urbano ai quartieri popolari, quelle periferie dove il filone popolare del movente assistenziale ha raccolto il maggior numero di voti.
Non importa se il RdC nazionale ha dimostrato di essere un moloch clientelare: Fico promette “soldi a pioggia” per chi è rimasto escluso dal nuovo assegno di inclusione, senza alcuna prospettiva di crescita o valorizzazione. Qui non c’è progetto sociale, c’è solo demagogia travestita da inclusione, e un ritorno al vecchio sistemone assistenziale che ha bloccato l’occupazione (il RdC ha fatto calare l’occupazione prima dell’avvento della Meloni).
A onor del vero, anche gli assegni di inclusione e le altre misure varate dai governi successivi, compreso quello in carica, svelano una forte impronta assistenzialistica. Non creano lavoro, né tanto meno dignità, alimentano la delega, la dipendenza, sprecano denaro pubblico ma almeno hanno contribuito a cancellare e a non far rimpiangere quell’obbrobrio inqualificabile del Reddito di cittadinanza.
Ma intanto i grillini regionali, i due cloni, Fico e Tridico, sono pronti a riproporre la stessa forma assistenziale disfunzionale sotto nuovi stendardi: il “reddito regionale” calabrese e campano, riedizioni di un frammento dell’assistenzialismo populista che ha svuotato le casse dello Stato senza aiutare il mondo del lavoro; un voto di scambio annegato nei sussidi, una politica fatta di bocche da sfamare e poca o nessuna crescita. Se il grillismo a Roma è naufragato, nei territori torna in modo camaleontico per riprendere a nutrire vecchie promesse con nuove illusioni, mentre il lavoro, quello vero, resta un miraggio in lontananza.
Tridico ha poche chance in Calabria contro l’uscente Roberto Occhiuto, di centrodestra, ma Fico ha ottime possibilità di prevalere in Campania, visto che il centrodestra non ha ancora un candidato. E allora viene da chiedersi: ma quale coerenza dimostrerebbe il governatore uscente, Vincenzo De Luca se, dopo aver deriso per anni i grillini campani e dopo aver escluso l’appoggio a un candidato pentastellato, dovesse sostenere l’assistenzialista Fico in cambio di una poltrona nel Pd per suo figlio Piero?
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