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dispensa

Radcliffe porporato senza porpora

Le vesti cardinalizie sono ingombranti per il futuro cardinale inglese che ha chiesto al Pontefice di continuare a indossare il saio domenicano. 

Borgo Pio 15_10_2024

Timothy Radcliffe sarà porporato sì, ma senza porpora. Per sua scelta. Intervistato dalla BBC (qui a 28:16) ha chiesto al Pontefice di essere dispensato dall'uso delle vesti cardinalizie e di continuare a indossare il saio domenicano. Cosa peraltro già vista con il cardinale Cantalamessa, cui la berretta fu imposta direttamente sul saio francescano. Naturalmente il domenicano ha trovato «piena comprensione» nel Papa (che a sua volta, sin dall'elezione, ha manifestato qualche disagio con l'abito corale proprio del Sommo Pontefice). 

Benché non sia certo questa l'intenzione di Radcliffe (e di Cantalamessa), la scelta evoca (involontariamente) una prassi preconciliare. Prima della valanga di riforme degli anni Sessanta, e in particolare dell'istruzione Ut sive sollicite del 1969, i porporati francescani, domenicani, benedettini, ecc. indossavano vesti cardinalizie quanto alla foggia, ma del colore del proprio ordine di provenienza. Perché i simboli parlano e quando li si mette a tacere (con vari pretesti, dalla funzionalità alla presunta semplicità), finiscono per riemergere sotto forma di surrogati. Vesti cardinalizie uniformate? Ed ecco spuntare l'abbinamento saio-berretta.

Naturalmente non è a quell'antica prassi che si ricollega la scelta di Radcliffe, ispirata semmai a quella allergia alle forme (oltre che all'ignoranza dei significati spirituali che esse veicolano) che nell'attuale temperie ecclesiale è divenuta una moda all'insegna (sbandierata come tale) di una semplicità artificiosamente ostentata: un paradosso, o un nuovo trionfalismo di marca pauperista. Per così dire: mi si nota di più se mi vesto da cardinale o se mi vesto da non cardinale?